di Padre Giovanni Calcara o.p.
L’esperienza di vita e di fede, la condivisione di problemi e di speranze dei potenti della terra come della gente comune, la consapevolezza dei veri problemi della Chiesa e della Società civile, il coraggio di mostrarsi in tutta la sua umanità: peccatore e fragile, la responsabilità di portare avanti una missione come ogni buon genitore.
Grazie a papa Francesco che in quasi un’ora di intervista, ci ha fatto respirare a pieni polmoni aria nuova e pulita, che ci ha permesso di aprire le finestre della nostra esistenza a una fonte, l’ossigeno, senza il quale non potremmo vivere. E poi il linguaggio semplice, impregnato dalla Parola di Dio e dalla saggezza dell’uomo che: crede, perché ragione; ama perché soffre; spera perché tocca e conosce la realtà di cui sta parlando.
E quasi, prevedendo le critiche dei perbenisti che vorrebbero un papa come icona di una spiritualità così alta e disincarnata che affascina, perché incute timore e devozione ha tracciato una Teologia dell’Incarnazione, senza la quale, il cristianesimo non avrebbe motivo di esistere. Infatti, Cristo “facendosi uomo, ha condiviso in tutto, tranne che nel peccato, la nostra natura umana”, inoltre “avendo provato prima di noi la debolezza, può venire in aiuto a ciascuno di noi”. La fede che porta non all’autocelebrazione della propria identità o del proprio ruolo, ma alla responsabilità dei propri comportamenti che diventa servizio gratuito da rendere all’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio.
Mi sembra, quindi riduttivo proporre anche una sintesi dei temi trattati da papa Francesco, sollecitato da un emozionato Fabio Fazio e poi basta vedere i social che già da ieri sera ci inondano di sintesi di quanto condiviso da un uomo, anche lui “venuto da lontano” che come buon padre ha spezzato la sua vita e la Parola di Dio per tutti: credenti e non credenti, uomini e donne che sono alla ricerca di quel senso da dare alla propria esistenza e che sicuramente da ieri sera, guarderanno ancora con più attenzione, a questo papa che incarna la tenerezza e l’amore di Dio verso ogni creatura.
Forse potrebbe interessare il metodo, la maniera, non solo di approccio ai problemi, ma la capacità di rendere tutti partecipi di un fine da condividere al di là della propria fede, in nome di quell’umanità che deve stare alla base del nostro modo di pensare e agire. E tutto ciò in piena libertà, senza essere condizionati o costretti da nessuno, ma coscienti delle consequenze delle nostre scelte, non solo per il futuro, ma del giorno stesso della nostra vita.
E poi quel continuo richiamo al “toccare, vedere, agire” non con i social ma attraverso la propria vita. E quel coraggio di dire chiaramente: “guardate ci conviene… essere più umani, giusti, solidali” nell’accogliere tutti, nel salvaguardare l’ambiente e la nostra “madre” terra.
Il dono ci è stato fatto, ora spetta a ciascuno di noi, nessuno escluso, di assumersi la responsabilità di accogliere e trasmettere, come una “cinghia di trasmissione” i contenuti, lo stile, le premure di papa Francesco per farne esperienza nella realtà in cui ci troviamo a vivere, coscienti come siamo, che siamo fratelli “tutti” e quindi o ci salviamo “tutti” o non ci sarà futuro per “nessuno”.