di Don Antonino De Maria  

Vorrei condividere con voi, cari lettori, alcuni pensieri che, spero, vi aiutino a comprendere la reazione di certi ambienti, soprattutto occidentali, al pontificato di Papa Francesco.

Questi ambienti, caratterizzati da una base fortemente capitalista e occidentalista (poiché identifica il cristianesimo con la civiltà occidentale, dimenticando che il cristianesimo venuto da Oriente non si identifica con nessuna civiltà ma si identifica con Cristo che incontra l’uomo nella sua realtà culturale permeandola e conducendola per attrazione alla bellezza dell’uomo nuovo), si oppongono al Papa definendolo comunista ed eretico e raccolgono quella realtà che mette insieme espressioni del protestantesimo americano e cattolico che viene chiamata dei cultural warriors e che riducono tutto alla battaglia per i valori, per alcuni valori, riconosciuti appunto come cristiani e occidentali. R. Brague li chiama cristianisti: “ Nell’ambito religioso, la fede non produce effetti che là dove essa resta fede, e non calcolo. La civiltà dell’Europa cristiana è stata costituita da gente il cui scopo non era affatto quello di costruire una “civiltà cristiana”, ma di spingere al massimo le conseguenze della loro fede in Cristo. La dobbiamo a persone che credevano in Cristo, non a persone che credevano nel cristianesimo. Queste persone erano dei Cristiani, e non, come potremmo definirli, dei “cristianisti”.[1] Questi cristianisti si pongono come difensori dei valori occidentali.

Già precedentemente avevo citato in uno dei due articoli sulla Chiesa  malata o ospedale di campo Ratzinger il quale metteva in guardia da una visione della Chiesa che emergeva nell’entusiasmo per la teologia politica di Metz. Cioè ad una Chiesa che si riduce a spazio politico che si contrappone al mondo, anch’esso ridotto a spazio politico. Un altro testo interessante di Ratzinger è citato da Massimo Borghesi in un suo testo Critica della teologia politica. Da Agostino a Peterson.

La fine dell’era costantiniana, Marietti 2013. Ratzinger si oppone a Carl Schmitt, la cui teologia politica ha sostenuto il nazismo e molta ideologia di destra fino agli anni 70 ( e su questo vi rinvio all’ottimo studio di Borghesi). Ratzinger in Chiesa, ecumenismo e politica. Nuovi saggi di ecclesiologia, Ed. Paoline, Cinisello Balsamo (MI) 1987, p. 201 scrive: “ Il cristianesimo, in contrasto con le sue deformazioni, non ha fissato il messianismo nel politico. Si è sempre invece impegnato, fin dall’inizio, a lasciare il politico nella sfera della razionalità e dell’etica. (…) In altri termini il Nuovo Testamento conosce un ethos politico, ma nessuna teologia politica.” L’affermazione di Ratzinger coglie il contrasto tra la visione messianica del politico che ritroviamo in Eusebio e la distinzione che emerge in Ambrogio e Agostino, fino alla riforma gregoriana, tra ambito politico e salvezza. Per questo Borghesi riconosce nell’affermazione ratzingeriana: un’opposizione al messianismo della sinistra come alla teologia teocon e alla posizione cristianista. Questi messianismi caratterizzano la politica come luogo delle tensioni, delle contrapposizioni etiche e manichee, dove ognuno definisce se stesso a partire dall’idea etica del buono, del valore e si presenta come unico detentore di questa visione buona e valoriale. Questa contrapposizione caratterizza non solo la realtà americana ma anche quel mondo occidentale, populista e sovranista (o di una certa sinistra che ha spostato il suo interesse dall’ambito dell’ingiustizia sociale all’ambito del diritto al benessere dell’individuo alla ricerca del godimento dei propri desideri) che vede nel fallimento globalista e nella ricerca del nemico lo scopo della politica, il suo movimento.

Papa Francesco si muove in una dimensione diversa che prende le mosse dall’insegnamento di Guardini e proprio da questa fonte trova la lettura del mondo e della Chiesa che lo rende così vicino a Paolo VI ma anche al suo più prossimo predecessore Benedetto. Insieme al Guardini de Il Signore (che era una delle letture preferite del prof Ratzinger) bisogna aggiungere Newman de La grammatica dell’assenso e di Lo sviluppo della dottrina cristiana ( e anche in questo caso nel cuore della formazione di Ratzinger). In entrambi i casi ci troviamo di fronte ad un modo di pensare non chiuso ma disponibile a crescere, a svilupparsi, aperto. Un pensiero complesso e non semplicemente assertivo, capace di “attraversare i conflitti senza restarne intrappolato”[2] ma anche senza riduzionismi, mantenendo la certezza nell’oggettività della verità e nella saldezza della sua essenza ma mai riducendola agli asserti, usati come spade contro l’altro-nemico, qualunque e chiunque esso sia. Così anche l’assenso è dinamico permettendo che la verità-in-sé diventi verità-per-me e cresca con me, sia sempre nuova per me. Questo non significa che lo sviluppo costituisca un cambiamento fine a se stesso ma come è accaduto per la tradizione della Chiesa, esso è un ampliamento e un consolidamento dell’avvenimento cristiano, come d’altra parte è affermato nel celebre testo di Vincenzo di Lérins o in una pagina famosissima dell’ Introduzione alla fede di Ratzinger.

Allo stesso modo l’esperienza del crollo del comunismo e il rifiuto del marxismo hanno richiesto una nuova ricerca, una nuova via che parta dall’evangelizzazione e dall’unità con la promozione umana, proposta da San Paolo VI nell’Evangelii Nuntiandi. Una vera alternativa alla Teologia della Liberazione che per il Card. Bergoglio consiste nella Teologia del Popolo e che non si appiattisce nel nuovo messianismo americano, il quale svorrebbe sostituire il protestantesimo calvinista alla Weber con il cattolicesimo etico e militante, accompagnato dal neoliberalismo capitalista: progetto propugnato da quel movimento che negli States addita il magistero di Papa Francesco come comunista ed eretico.

Questi sono alcuni degli spunti che rendono allettante e direi necessaria – anche per uscire da certa frammentazione e disinformazione – la lettura di quest’opera di Massimo Borghesi, Francesco. La Chiesa tra ideologia teocon e << ospedale di campo>>, Jaca Book, Milano 2021. Buona lettura.


[1] R. Brague, La voie romaine, Criterion Paris 1992, tr. It. Il futuro dell’Occidente, Rusconi, Milano !998, pp. 148s

[2] Papa Francesco, Ritorniamo a sognare. La strada verso un futuro migliore, Piemme Roma 2020, p. 64

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