di Giuseppe Adernò
“Autonomia, lotta alla povertà educativa e alla dispersione scolastica, la persona al centro dello sviluppo” sono queste le parole del nuovo Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, tratte dal libro “Nello specchio della scuola”, edito da ‘Il Mulino ‘ e pubblicato nei mesi scorsi, quasi “manifesto” dell’innovazione scolastica che il nuovo Governo, presieduto da Mario Draghi intende mettere in atto realizzando una nuova politica scolastica.
Correlare politica e educazione significa porre al centro la questione generazionale di responsabilità verso il futuro. Educare, infatti, è sempre un accompagnare, guidare, prendersi cura degli studenti e orientarli al futuro e alla realizzazione del progetto di vita, unico e originale per ciascuno.
E’ da rilevare che l’emergenza educativa, da qualche tempo evidenziata nei diversi settori e ambiti, si presenta oggi come una vera “catastrofe educativa”, che Papa Francesco definisce come “uno dei mali più drammatici del tempo che viviamo “e “davanti alla quale non si può rimanere inerti, per il bene delle future generazioni e dell’intera società”. Nel discorso ai membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, il Papa ha dichiarato: «La pandemia, che ci ha costretto a lunghi mesi d’isolamento e spesso di solitudine, ha fatto emergere la necessità che ogni persona ha di avere rapporti umani. Penso anzitutto agli studenti, che non sono potuti andare regolarmente a scuola o all’università».
Ha poi proseguito affermando che “si è cercata di attivare una rapida risposta attraverso le piattaforme educative informatiche, le quali hanno mostrato non solo una marcata disparità delle opportunità educative e tecnologiche, ma anche che, a causa del confinamento e di tante altre carenze già esistenti, molti bambini e adolescenti sono rimasti indietro nel naturale processo di sviluppo pedagogico”.
La diffusa pratica della didattica a distanza ha anche comportato una maggiore dipendenza dei bambini e degli adolescenti da internet e in genere da forme di comunicazione virtuali, rendendoli peraltro più vulnerabili e sovraesposti alle attività criminali.
Il non consumare tutto il presente e il non calcolare solo sulle prospettive a breve termine, costituisce la nuova direzione di marcia che diventa garanzia del “saper guardare oltre” per “progettare il futuro”.
La raccomandazione del Ministro Bianchi è chiara e ben definita: “Dobbiamo evitare la triste sorte di un Paese che deve sempre ricorrere all’ultima emergenza per realizzare interventi da tempo unanimemente ritenuti necessari e lavorare per ricostruire un’effettiva comunità nazionale, ricucendo le fratture che si sono create negli anni della bassa crescita e che oggi si presentano come vincoli per una ripresa sostenibile nel tempo”.
Ora è il tempo di superare “il fossato della catastrofe” e di ricostruire, raccogliendone i cocci, l’impalcatura educativa, spesso trascurata e, a volte, soffocata dalle molteplici incombenze didattiche e dagli assillanti adempimenti burocratici.
Mettere al centro l’alunno che cresce nella Comunità, diventa uomo, apre i suoi occhi al vero e scopre la dimensione dei valori, significa svolgere una puntuale azione educativa .
I sociologi scrivono che “nella società oggi manca la figura del “padre”, inteso come colui che indica la strada della libertà nella responsabilità”. Nella frenesia del vivere quotidiano sembra molto più comodo avere accanto qualcuno che si limita ad una presenza di “ compagnia”, esercitando un semplice “stare accanto” e alla luce della libertà e del relativismo, senza voler indicare nulla, senza dare regole e norme scaturite dai valori umani.
La scuola, invece, pur definendosi “neutra” dovrebbe tendere a uno “stare insieme” significativo e costruttivo, ad una produttiva socializzazione, ad un camminare verso i comuni traguardi del “successo formativo” di tutti e di ciascuno, tenendosi anche per mano e senza avere la paura di “contagio” che, in questo caso, sarebbe solo di costruttiva condivisione!
Il vuoto educativo che si percepisce nella società, dovrebbe essere “riempito” dalla scuola che educa e forma la persona e il cittadino. Questa formazione che tende ad essere “integrale” e coinvolge tutte le dimensioni della persona, guida e accompagna lo studente sul cammino della cittadinanza attiva e responsabile, di una “cittadinanza” che oggi si connota come “digitale” e lo rende capace di adoperare e governare la tecnologia per i fini di una migliore qualità di vita.
L’espressione di Giorgio La Pira, “I giovani sono come le rondini, annunciano la primavera” segna un positivo auspicio per avviare il cammino dell’esodo dal deserto verso i nuovi orizzonti d’innovazione e di sviluppo.
Quando l’atmosfera positiva che la scuola offre ai ragazzi si diffonde nell’ambiente, arriva alle famiglie, porta serenità e diffonde benessere a vantaggio dell’intera società.
L’obiettivo dello “star bene con se stessi, con gli altri, con le istituzioni” è la risposta alla catastrofe educativa e traccia il sentiero della risalita.