di Don Antonio De Maria
Mentre guardiamo al mistero della Vergine Maria, Madre di Dio e Salvatore degli uomini, il 1 gennaio da tempo è segnato dall’ansia della Chiesa per la pace e il messaggio del Santo Padre per questa Giornata della Pace “La cultura della cura come percorso di pace”, sottolinea, in questo tempo del quale si rischia di perdere la fecondità, come opportunità di cambiare vita e di costruire stili di fraternità, il bisogno di cercare, nel nostro testimoniare Cristo, quell’attenzione all’umano che, nascendo dalla fede, diventa cultura, atteggiamento, linguaggio, stile del pensiero e dell’agire.
Non si può costruire un mondo pacificato senza quel dono di sé che riconosce e sviluppa una fraternità che non nasce dai medesimi interessi bensì dalla comune provenienza dall’unico Creatore e dall’esperienza di salvezza dell’unico Mediatore tra Dio e l’uomo, l’uomo Cristo Gesù.
Nelle assemblee della Consulta per le aggregazioni laicali che raccoglie tantissime realtà associative, movimenti e comunità, presenti nella nostra Chiesa diocesana, ci si è dato come compito di vivere unitariamente, come segno pubblico del nostro laicato, questa giornata. Ma le contingenze legate al tentativo di limitare il diffondersi della pandemia (anche questo è prendersi cura dell’altro), ci impediscono di esprimere gesti pubblici.
In accordo con il nostro Pastore, allora, celebreremo la Giornata attorno all’altare del Signore: nelle nostre comunità e, come segno, in Cattedrale con la sola presenza del Direttivo della Consulta, alle ore 18, con la messa presieduta dall’Arcivescovo. Il Direttivo sarà voce di tutti e nessuno si senta escluso dal gridare all’Altissimo la preghiera per la Pace e la fine della pandemia nella solitudine della propria casa, nella propria famiglia o nella comunità di appartenenza. Comunque chi vuole può partecipare a titolo personale alla celebrazione in Cattedrale, tenendo conto delle disposizioni vigenti. Sia il Signore Re della nostra pace e ciascuno di noi, costruttore di questo regno.