di Don Antonio De Maria
Abbiamo da poco celebrato il martirio di san Giovanni Battista, precursore nella nascita e nella morte del Cristo Redentore, Colui che ha mostrato nella sua umanità la Bellezza di Dio. Quando ci scandalizza la nostra umanità, pensiamo che Lui non si è scandalizzato ma l’ha assunta, perché anche noi ci amassimo nel suo amore per noi.
Per questo ogni iconoclastia nasce da un velato disprezzo per l’umano, dallo scandalo della nostra povertà, delle nostre miserie. Se non riusciamo a cogliere la bellezza della nostra umanità come può essa esprimere la Bellezza di Dio? e così rinchiudiamo Dio in un mondo estraneo al mondo umano e la nostra adorazione di Dio ci sembra più pura quanto più disincarnata, vuota di immagine, lontana dal nostro fango. Il Verbo si è fatto carne, si è rivestito di quel fango che è a sua immagine e somiglianza perché l’uomo tornasse ad amarsi, a stimarsi, a cercare il bene per cui è fatto, a ritrovare se stesso in Colui che è la Bellezza e l’ha fatto bello. Così anche la bellezza del creato ritorna a risplendere attraverso colui che ne è la coscienza, che gli dà parola e attraverso il quale riconosce che tutto è fatto ed esiste dall’Amore.
Anche nel nostro guardare alla realtà, ai fatti che ci rattristano e che spesso invochiamo come un grido di umanità, alle guerre, alle dolorose migrazioni, ai morti che affondano nelle acque del mare, allo stupro di umanità, piccole o adulte, all’autodistruzione dell’uomo che si aliena nella droga o tratta se stesso come un oggetto che si può buttare nel water con una pillola, in tutto questo il nostro sguardo è più sfocato dalle lacrime dello scandalo che dall’umiltà della Carità.
Non c’è bellezza dove regna tutto questo ma lo scandalo genera solo odio e distruzione, condanna e non edifica, non spera più e il mistero della Croce, di quell’amore che resta silenzioso di fronte ai suoi nemici e parla solo con il grido di tutti, il dolore di tutti al Padre, sembra assente, lontano, quasi facessimo un rimprovero a Dio: che sei sceso a fare, che sei morto a fare se non sei stato capace di cambiare il mondo, se non sei stato capace di cambiare l’uomo?
Restiamo ancora scandalizzati di fronte ad un Amore che parla senza parlare, sulla Croce. La Croce continua a scandalizzarci. La Croce è la carità di Dio. Forse così dovremmo rileggere quelle parole di Paolo ai Romani che sembrano giudicarci, esortandoci a non gridare slogan di carità ma a vivere una carità vera, quella che benedice il nemico e non lo vuole giustiziare.
Dalla Lettera ai Romani, capitolo 12
“1 Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. 2Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.
3Per la grazia che mi è stata data, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. 4Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, 5così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri. 6Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi: chi ha il dono della profezia la eserciti secondo ciò che detta la fede; 7chi ha un ministero attenda al ministero; chi insegna si dedichi all’insegnamento; 8chi esorta si dedichi all’esortazione. Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia.9La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; 10amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. 11Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. 12Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. 13Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità.
14Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. 15Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. 16Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi.
17Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. 18Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti. 19Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all’ira divina. Sta scritto infatti: Spetta a me fare giustizia, io darò a ciascuno il suo, dice il Signore. 20Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, accumulerai carboni ardenti sopra il suo capo. 21Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene.”