di Filadelfio Grasso
Nella Chiesa Madre di Biancavilla, mons. Salvatore Genchi, Vicario Generale della Diocesi di Catania, ha celebrato i funerali di don Francesco Furnari, deceduto ad Alcamo il 3 agosto u.s.
Nato a Biancavilla il 27 dicembre del 1947, docente di Psicologia religiosa all’Istituto Teologico “San Paolo” di Catania, negli anni bui del cosiddetto “triangolo della morte” che caratterizzava diversi paesi etnei, Ciccio Furnari, assieme a don Giosuè Calaciura, fonda la Comunità “Sentiero Speranza” per il recupero dei tossicodipendenti, annettendo anche un consultorio per le problematiche familiari e una cooperativa sociale, creando un “cerchio di vita” con al centro l’uomo e la sua dignità.
Il cuore è inquieto finché non riposa in Dio
L’uomo per sua natura avverte il bisogno di conoscenza, sente la necessità della ricerca, pone nuovi obiettivi alla sua esistenza. Il carattere di Francesco Furnari rispecchia in pieno queste caratteristiche. Egli è inquieto, il suo cuore è perennemente bisognoso di “Altro”. I suoi piedi non riescono a fermarsi poiché il suo sguardo è attratto sempre da nuovi orizzonti e nuove strade.
Nell’altro, nel bisognoso, nell’ultimo, trova sé stesso e ha modo di servire Colui che lo attrae da sempre: Cristo, povero tra i poveri.
Mettendosi perennemente in cammino, il mondo diventa la sua terra, e la ricerca di nuove esperienze è espressione della sua inquietudine che trova pace solo in Dio.
Nel settembre del 1995 viene ordinato diacono, mentre continua a svolgere la professione di psicoterapeuta nella Comunità a Biancavilla, alla quale affianca un apostolato intenso negli ambienti culturali e accademici catanesi.
Si reca a El Salvador, nell’America centrale, e qui il 24 settembre 2004 viene ordinato sacerdote.
Dopo un po’ di anni dedicati al servizio degli ultimi di quella terra, caratterizzata dal narcotraffico e dalle maras, torna a Catania e gli viene affidata la parrocchia San Pio X.
Entra nei salesiani nel 2011, e a Palermo gli viene affidata la parrocchia San Nicolò di Bari. Il 24 maggio del 2019, ad Alcamo, compie la professione perpetua nei Salesiani di don Bosco.
Il saluto nella città natale
Mons. Genchi, nell’omelia ha sottolineato come Ciccio Furnari nel corso della sua esistenza si sia speso tantissimo per coloro che hanno avuto esperienze dolorose, principalmente giovani con problemi di devianza. “La morte non è l’ultima parola sulla vita, poiché non può interrompere l’amore coltivato e vissuto. – Dice il vicario – Il bene continua, ben oltre la vita terrena.”
Il prevosto, don Agrippino Salerno, al termine della celebrazione ha sottolineato il forte desiderio di conoscenza insito nell’animo di don Francesco, che non si ritenne mai arrivato ma sempre in continuo viaggio. La sua vita poliedrica, è stata un mosaico che adesso possiamo contemplare nella sua interezza e bellezza.
“Uomo della relazione – lo ha definito l’Ispettore generale dei Salesiani di Sicilia, don Giovanni D’Andrea – che seppe coltivare le doti della semplicità e dell’empatia.” Nei cinque anni che trascorse all’Albergheria, quartiere difficile di Palermo, fu chiamato “u parrinu missionariu”, perché volle sempre essere un prete della strada per incontrare l’uomo, l’emarginato, il sofferente…
Un amore che continua
Nei volti dei tanti amici, conoscenti e estimatori provenienti da tutta la Sicilia, nelle espressioni dei ragazzi e degli operatori della Comunità “Sentiero Speranza”, nelle parole dei sacerdoti diocesani e salesiani, traspare la tristezza di aver perso un importante figura di riferimento umano e spirituale. Sul sagrato della Chiesa, attorno al feretro diversi commenti fanno emergere l’alto spessore culturale, la profonda spiritualità e l’immensa bontà di questo figlio della nostra diocesi definito da qualcuno come “uomo del si”.
Il suo fare ironico e gentile, la sua preparazione, la discrezione e l’attenzione verso la persona, l’uomo, l’altro, si potranno dimenticare con difficoltà tra tutti quelli che lo hanno incontrato e conosciuto. I suoi pensieri, l’insegnamento che ci arriva dal ricordo delle sue parole e soprattutto da quello dei suoi gesti di amore compiuti con una modestia non comune, saranno la più grossa eredità che don Ciccio Furnari lascia a ciascuno di noi.