di Don Antonino De Maria
Il titolo dice già qualcosa di un vezzo: quello di ridurre tutto alle categorie della politica (Tutto è politico del ’68). Un vezzo che riduce la vita della Chiesa ad un mondo di intrighi (ve ne sono pure), agli equilibri degli schieramenti (sia italiani che internazionali) e che impedisce una visione serena dei fatti. Per non parlare di chi crede di essere il Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede per farsi giudice della ortodossia di questo o di quel Papa o di quel Concilio o, addirittura, si presenta come profeta escatologico mandato da Dio a svelare i progetti del Demonio che ha massonizzato la Chiesa, la falsa Chiesa.
Per chi ha un po’ di dimestichezza con queste cose e non ha la memoria indebolita dal troppo bere, questo modo di leggere ogni singolo fatto, ogni singola scelta e, Dio ce ne scampi, ogni singola parola non è cosa nuova. Anzi è cospicua letteratura.
Capita così di leggere un articolo recente di Massimo Borghesi, studioso attento alle cose ecclesiastiche e conoscitore fine di almeno quattro Papi. Tra le banalità di chi pensa di trovarsi in assenza di contesti canonici adeguati tanto da voler delegittimare il Papa regnante, così da non chiamarlo neanche con il suo nome ma come l’argentino di Santa Marta, negando la validità stessa delle dimissioni di papa Benedetto, eterno fulgore della loro ideologia ecclesiastica, senza rendersi conto che così delegittimano anche lui, Massimo Borghesi rimembra un quadro di lettura che si ripete con diversi protagonisti nella storia di San Paolo VI, San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e papa Francesco.
Paolo VI, papa del dopo Concilio era beffeggiato da una “destra politica: “I conservatori di oggi lo ricordano solo per il discorso sul fumo di Satana nella Chiesa postconciliare e per la Humanae vitae dedicata alla critica dell’aborto e della contraccezione. Non una volta vengono ricordati i suoi documenti sociali, a cominciare dalla Populorum progressio.”
Per quanto riguarda Giovanni Paolo II, dopo lo shock della mia vecchia zia che legge sulla copertina di un noto periodico italiano “la moglie del Papa” con tanto di foto, fu osannato per la sua lotta al comunismo ( di cui scrisse che pure qualcosa di buono portava come esigenza) e a certa Teologia della liberazione (sottolineo certa) fu abbandonato quando espresse critiche a certo capitalismo, aggressivo e relativista e alla politica battagliera di Bush, epigono dell’America liberatrice da ogni male: “Come scrivevamo in un articolo del 2003, Il “Dio degli eserciti” e il “Papa soldato”: “Quel mondo, oltremodo solerte nel richiamare i diritti della vita e della famiglia, si trova oggi a difendere Bush, considerato il miglior interprete del Regno del Bene, contro il Papa; a sfumare la posizione di quest’ultimo considerato al fondo non un “pacifista” ma un “Papa soldato”; a segnare i confini che contrassegnano la “giusta” autonomia del regno di Cesare rispetto a quello di Dio. L’ultramontanismo diviene così la sostanza di una laicità formale per la quale la coscienza cristiana rappresenta la legittimazione morale del potere mondiale”. I cattolici conservatori, che avevano fatto di Giovanni Paolo II il loro paladino per la critica al marxismo e per la lotta all’aborto e la difesa della famiglia, nell’ora decisiva gli voltarono le spalle preferendo l’America. L’ideologia politica, in questo caso dei teocon statunitensi, segna ogni volta o una presa di distanza o, al contrario, la vicinanza verso il Papa.”
Che dire del Pastore tedesco, così lo presentò il Messaggero di Roma, quel terribile Benedetto XVI, tuttavia omaggiato da certa stampa italiana e poi osteggiato per non aver fatto quello che gli stessi si aspettavano da lui.
“A partire dal 1979, anno della morte di Paolo VI, una parte cospicua del mondo cattolico, delusa ed impaurita dagli esiti problematici del post-Concilio e dalla china filo-marxista di tanta teologia impegnata, ha giudicato i Pontefici a partire dalla loro vicinanza o meno al potere occidentale incarnato dagli Usa a guida repubblicana. È l’orientamento, oggi particolarmente diffuso, che ha trovato espressione nella recente National Conservative Conference tenutasi a Roma il 3 e 4 febbraio, dedicata a Dio, Onore, Nazione: Presidente Ronald Reagan, Papa Giovanni Paolo II e la libertà delle nazioni. Per i relatori del Convegno, Viktor Orbán, Giorgia Meloni, Rod Dreher, l’autore di The Benedict Option: A Strategy for Christians in a post-Christian Nation, il Giovanni Paolo II che merita di essere ricordato è quello alleato degli Usa contro il comunismo mondiale. Da Reagan si passa a Bush, senior e junior, e poi a Trump, saltando Clinton ed Obama. Il potere mondiale viene prima del Papa; è il modello in base al quale il successore di Pietro viene giudicato.
Al cesaropismo della Chiesa orientale si contrappone così un nuovo cesaropapismo di marca occidentale. I cattolici “occidentalisti” giudicano oggi Francesco un “obamiano”, una pedina fuori gioco, una figura ondivaga e destabilizzante. Il punto che marca le distanze è l’apertura verso i poveri ed ai migranti, un tema sociale che chiama in causa valutazioni politiche. È a partire da una valutazione politica, modulata da un orientamento fortemente conservatore, che matura anche l’opposizione “religiosa” al Papa. La critica politica precede e fonda la critica religiosa. Per chi ha una visione politica orientata a destra questo Papa non piace.
Allo stesso modo non piacevano Giovanni Paolo II e Benedetto XVI a coloro che erano orientati a sinistra. Ogni volta il fossato tra una parte del mondo cattolico e i Pontefici viene scavato dalla priorità accordata al giudizio politico su quello religioso. Questa priorità ha un nome: si chiama teologia politica, una formula per indicare l’avvenuta secolarizzazione della fede.” Viviamo, dice Borghesi, in un nuovo cesaropapismo che si sviluppa all’Est come all’Ovest e coloro che sbandierano il vessillo di un nuovo sanfedismo non si rendono conto di essere il miglior giocattolo nelle mani di chi detiene il potere mondiale e vuole delegittimare lo scomodo Vangelo. Che sia questo il nuovo metodo della Massoneria? Grazie Massimo Borghesi per la lucidità del tuo pensiero.