L’Arcivescovo Luigi Renna ha voluto condividere un messaggio in ricordo di Papa Francesco, sottolineando la sua dedizione e il suo insegnamento.

«La nostra arcidiocesi, come tutte le chiese del mondo, guarda a San Pietro in questi giorni per ringraziare il Signore per il dono di Papa Francesco», ha esordito l’Arcivescovo Renna. « Il Santo Padre ha guidato la Chiesa in un periodo particolare, nel quale egli si è rivelato davvero all’altezza del suo ministero. L’altezza che è quella di chi si china sulle piaghe dell’umanità come il buon samaritano».

L’Arcivescovo ha proseguito il suo ricordo evocando gesti concreti di carità: «quelli di chi come Gesù nell’Ultima Cena si china a lavare i piedi dei suoi discepoli, e lui l’ha fatto concretamente ogni Giovedì Santo e in ogni situazione di vita». Pur esprimendo il sentimento di perdita, Monsignor Renna ha manifestato fiducia nel futuro: «Abbiamo il cuore velato dalla tristezza perché sentiremo il distacco, anche se siamo fiduciosi perché lo Spirito Santo non farà mancare una guida degna come successore di Pietro».

Il cuore del messaggio dell’Arcivescovo si è poi concentrato sull’eredità spirituale lasciata da Papa Francesco. A tal proposito, ha invitato a riscoprire la profondità del suo magistero.

Rivolgendosi in particolare alla comunità catanese, Renna ha voluto consegnare tre parole chiave del pontificato di Francesco: «La parola “primerear“: il cristiano deve essere capace di prendere l’iniziativa di fronte ai problemi del mondo come Gesù stesso ha fatto”.

La seconda espressione chiave evidenziata è stata quella di “periferie esistenziali“: «Papa Francesco ha abituato il nostro sguardo ad andare oltre noi stessi e a guardare a periferie che non sono solo geografiche, ma sono del cuore; e hanno bisogno di inclusione, quindi di un’espressione grande di carità».

Infine, l’Arcivescovo ha ricordato l’importanza della “casa comune“, sottolineando come questa espressione «ci fa guardare all’ambiente non come a un luogo da saccheggiare, ma come al luogo delle connessioni fra la vita delle generazioni che verranno, quella di popoli che abitano in altre parti del pianeta, il lavoro e l’ambiente. La sua ultima preoccupazione è quella è stata quella per la pace nel mondo».

In conclusione, Monsignor Renna ha espresso un sentimento di profonda gratitudine e responsabilità: «Papa Francesco ci lascia una grande eredità e noi non possiamo non pensare a lui con gratitudine, anche con la tristezza del rimpianto, senza cogliere il suo testimone e continuare ad essere testimoni di speranza».

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