La dispersione scolastica in Italia è scesa sotto il 10% nel 2024, ma resta forte il divario fra Sud e resto del Paese. La Sicilia, per fare un esempio, registra un tasso di dispersione (17,1%) tre volte superiore a quelli di Lazio e Umbria, e questo fatto frena lo sviluppo e alimenta la devianza minorile.

I dati aggiornati sulla povertà educativa in Italia sono stati annunciati durante il convegno nazionale dal titolo “Dispersione scolastica: dai dati alle buone pratiche”, organizzato dal Tavolo delle associazioni contro la dispersione scolastica e le povertà educative che si è tenuto il 3 ottobre scorso nella Sala degli Atti Parlamentari della Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”. L’incontro ha visto la partecipazione di esponenti del mondo scolastico e della società civile, uniti nella ricerca di soluzioni concrete. Promotore dell’iniziativa è stato il Movimento Politico per l’Unità in collaborazione con Città Nuova. Ad essere coinvolte oltre dieci associazioni professionali, che da anni sensibilizzano la politica sulla necessità di affrontare le povertà educative attraverso un dialogo costante. Questa mobilitazione ha portato alla nascita del primo Intergruppo parlamentare sulle povertà educative, un risultato di collaborazione tra società civile e politica.

Paola Frassinetti, sottosegretaria al Ministero dell’Istruzione e del Merito, ha presentato i dati aggiornati e gli interventi attuati dal governo per contrastare la dispersione. La situazione in Sicilia è stata un punto centrale del dibattito: la regione continua a detenere i tassi più alti di abbandono scolastico, con conseguenze pesanti sul tessuto sociale ed economico.

«In Sicilia abbiamo esempi concreti di povertà educativa – racconta Giuseppe Di Fazio, giornalista e direttore di Prospettive – ma anche buone pratiche che stanno facendo la differenza. L’Associazione Cappuccini a Catania, ad esempio, opera da oltre 25 anni nel centro storico, offrendo supporto educativo ai giovani dei quartieri più a rischio. Un’altra esperienza significativa è quella di Librino-Zia Lisa, dove insegnanti, genitori e la comunità ecclesiale sono riusciti a ottenere corsi di scuola media superiore, riducendo così l’impatto della dispersione scolastica. Anche l’Asilo Mammola di San Giovanni Galermo è un caso virtuoso: gestito dalla Fondazione Ventorino, offre un’educazione innovativa e gratuita per le famiglie». Ma, per restare a Catania, bisogna segnalare anche l’esperienza degli “Amici di Rosso Malpelo”, l’Osservatorio prefettizio contro la Dispersione scolastica e l’analogo Osservatorio attivato nella Diocesi.

Il convegno ha visto la partecipazione di esponenti di spicco del mondo scolastico e sociale, come Marco Rossi-Doria, presidente dell’impresa sociale Con i Bambini, e Raffaella Milano di Save the Children. Nei loro interventi, è stata ribadita l’importanza di una presa di coscienza collettiva e di politiche integrate per contrastare la dispersione scolastica.

«Oggi la dispersione scolastica resta in Sicilia e al Sud a livelli alti e problematici – ha concluso Di Fazio – ma registriamo due elementi che fanno ben sperare: il moltiplicarsi delle buone pratiche e i primi segnali di una consapevolezza che ormai il problema vada messo in cima all’agenda di ogni progetto socio-politico che abbia a cuore lo sviluppo dei territori meridionali».

L’incontro ha offerto anche uno spazio di riflessione politica, con gli interventi di Irene Manzi (Pd) e Paola Frassinetti (FdI), che hanno discusso sull’importanza di una riforma scolastica inclusiva e partecipata. Le conclusioni, affidate a Michele De Beni dell’Università Sophia e a Argia Albanese, presidente del Movimento Politico per l’Unità, hanno guardato al futuro con la speranza che le buone pratiche messe in atto possano continuare a moltiplicarsi.

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