Le Benedettine del SS. Sacramento di Catania

La comunità monastica etnea delle Benedettine del SS. Sacramento ha ultimamente vissuto, insieme a quella di Modica, un tempo di particolare grazia che, in un certo senso, ha ripercorso un significativo tratto congiunto della storia delle Chiese di Catania e Noto culminato lo scorso 24 settembre nella bella città barocca del ragusano. È stato infatti celebrato il centenario dell’aggregazione della comunità delle Benedettine, presente a Modica dal 1500, all’Istituto dell’adorazione perpetua fondato a Parigi nel 1653 da madre Mectilde de Bar e approdato in Italia nel 1880. Con le consorelle di Modica abbiamo tante pagine di storia in comune: da quelle più generali, come ad esempio il terremoto del 1693 e la soppressione del 1866, a quelle vissute insieme, l’aggregazione appunto con l’invio della prima Priora, madre Margherita Alacoque Santagati, e alcune nostre sorelle in aiuto. E, a seguire negli anni, vicendevoli rapporti di vicinanza spirituale, scambi di visite, iniziative condivise e sempre costante, cordiale interesse. A distanza di 100 anni siamo state chiamate a rivivere nuovamente l’intensa comunione, l’entusiasmo, le speranze delle nostre consorelle di allora e che rievocano oggi in noi l’identico spirito che ci fa sentire davvero un’unica famiglia.

Il monastero “San Benedetto” di Modica, languente a seguito della soppressione post-unitaria, come già tante altre comunità religiose, compresa la nostra di Catania, ha ripreso vita abbracciando nel 1924 il carisma benedettino-eucaristico mediato proprio dalla nostra comunità che, a sua volta, era stata aggregata al monastero di Ghiffa (VB) il 25 maggio 1910, grazie alla generosa risposta della priora madre Caterina Lavizzari, oggi venerabile, e così salvata da definitivo declino.

Mons. Giuseppe Vizzini, che tanto teneva alla ripresa del monastero modicano, tramite il cardinale Giuseppe Francica Nava, arcivescovo di Catania, aveva chiesto aiuto all’allora priora madre Domenica Terruzzi. Per la rifioritura del monastero della città etnea era stato il cardinale Francica Nava a rivolgersi nel 1909 a mons. Vizzini, a quel tempo Visitatore apostolico in alcune comunità monastiche femminili; per Modica è poi stato mons. Vizzini, divenuto nel frattempo vescovo della diocesi di Noto, cui appartiene Modica, a rivolgersi al cardinale Francica Nava.

Ecco che celebrare è prima di tutto fare memoria, è ricordare le meraviglie compiute dal Signore lungo il percorso della nostra vita per ringraziarlo e per chiedere di continuare a benedire il nostro cammino. La memoria diviene allora la luce che “accende” il significato di un centenario e che orienta lo sguardo a focalizzare le orme di quei passi che, paralleli ai nostri, ci hanno fatto compagnia accrescendo in tutta la comunità lo spirito di fede, l’ardore della speranza, la fecondità della carità.

All’omelia, durante la solenne Eucaristia celebrata nel monastero di Modica, presente anche una rappresentanza della nostra comunità, S. E. mons. Salvatore Rumeo, vescovo di Noto, dopo un breve excursus storico, ha invitato i presenti a ringraziare il Signore per il carisma di san Benedetto e a rivolgere il cuore ai giorni a venire. «Dobbiamo rileggere la storia della nostra Chiesa per poter pensare il nostro domani animati dalla logica della comunione e della sinodalità». Inoltre, accennando alla figura del cardinale Giuseppe Francica Nava, ha richiamato alla memoria anche lo zio, mons. Giovanni Battista Guttadauro che è stato generoso e zelante vescovo della Chiesa di Caltanissetta, entrambi grandi figli della città di Catania.

Ed è stato significativo che il nostro Arcivescovo, S. E. mons. Luigi Renna, ringraziando per il dono del libretto realizzato da un nostra sorella a riguardo della storia e del carisma delle Benedettine di Modica, ci abbia scritto: «Ho letto “tutto d’un fiato” questa storia di amore al Signore Gesù e alla Chiesa, di donazione silenziosa di tante donne che avete “rimesso in luce”. Ancora una volta emerge la lungimiranza del cardinale Francica Nava!».

Mons. Rumeo aveva concluso la sua omelia affermando che noi monache siamo sulla terra segno della presenza orante di Cristo, mentre l’abate di San Martino delle Scale (PA) dom Vittorio Rizzone, modicano cresciuto all’ombra del monastero dove ha maturato la vocazione benedettina, presente alla concelebrazione e richiesto alla fine di un suo intervento, ha sottolineato il carisma di preghiera e di custodia che caratterizza la comunità monastica.

Nuovamente ringraziamo il Signore perché raccontare è esaltare le vie della Provvidenza che di continuo aggiunge pagine alla storia della salvezza.    

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