di Gessica Scollo e Gloria Scollo

Cornice di dibattiti e controversie, Mineo dopo la chiusura del Cara ha continuato a coltivare uno spirito di accoglienza e ospitalità. Il Progetto SAI Vizzini “MSNA” di Mineo destinato ad accogliere “Minori Stranieri Non Accompagnati” di sesso maschile, rappresenta uno degli anelli di congiunzione tra passato e futuro per chi fugge da guerre, persecuzioni o povertà estrema.

Il Cara – acronimo di “Centro di accoglienza per richiedenti asilo” – venne aperto a Mineo, sulla scia dell’emergenza Nord-Africa del 2011, e fu all’epoca una delle strutture più grandi d’Italia e d’Europa. Nel 2013 il Cara di Mineo arrivò ad ospitare fino a 4000 persone. Voluto dal governo di centro-destra e dall’allora Ministro dell’Interno leghista Maroni, è stato chiuso nel luglio 2019 dal Ministro Salvini a seguito del fallimento di questa politica di accoglienza. La struttura, infatti, non era in grado di assicurare un’adeguata ospitalità e una integrazione dei migranti.

A Mineo, come detto, è attivo oggi solo un servizio per i minori stranieri non accompagnati. «Il ruolo dell’educatore all’interno di un progetto SAI – dice Martina Caruso, che opera nell’ambito del progetto -non si limita alla gestione di alcune pratiche amministrative, ma si estende ben oltre, ponendosi come figura chiave nel guidare il minore in un percorso di crescita educativa e personale. Insieme ad altri professionisti, l’educatore ha l’obiettivo di supportare il minore nell’acquisizione di competenze necessarie al superamento delle difficoltà che si presentano quotidianamente, grazie alla creazione di un ambiente che rispetti le peculiarità di ciascun ragazzo».  Martina Caruso spiega come gli interventi educativi siano orientati a far sperimentare una situazione abitativa, organizzativa e relazionale di semi-autonomia, al fine di facilitare il recupero dell’indipendenza passando da un intervento assistenziale a un sostegno verso l’emancipazione.

In particolare, per rafforzare il legame con la comunità menenina, è importante sottolineare come i ragazzi ospiti del centro siano stati coinvolti in molteplici attività. Tra queste: passeggiate letterarie, mostre fotografiche e attività di volontariato, quali il servizio di accompagnamento per la terza età o l’aiuto al centro estivo dedicato ai bambini tra i 5 e gli 11 anni, nel quale hanno contribuito a creare un luogo di incontro tra culture diverse e divertimento grazie a laboratori musicali, di pittura, giochi da tavolo e gite alla scoperta di Mineo.

Sebbene la loro permanenza sia limitata ai tempi necessari per espletare procedure amministrative, «lavorare con i ragazzi – incalza Martina – è davvero gratificante, soprattutto quando riescono a comprendere pienamente il senso e il valore di un’attività pensata per far emergere il loro potenziale in una realtà sociale diversa da quella di appartenenza».

Accogliere e includere minori stranieri è una grande sfida, spesso l’attenzione si concentra sulle difficoltà che potrebbe incontrare la comunità ospitante e non su quelle che ha già incontrato o incontrerà il migrante. Dunque, la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato diviene anche occasione per ricordare le ferite profonde con le quali i ragazzi convivono, dovute in alcuni casi a traumi per raggiungere le coste italiane sognando un futuro migliore.

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