È stato il libro di Tobia a intessere le giornate e le meditazioni offerte a un gruppo di 30 sacerdoti della nostra Arcidiocesi da mons. Francesco Cacucci, arcivescovo emerito di Bari. Nelle giornate scandite dalla liturgia delle ore e dalla liturgia dell’amicizia sacerdotale, la storia di Tobia e della sua famiglia ci ha introdotto nella nostra storia, mostrando la presenza di un personaggio discreto ma realmente presente: Dio. Alle vite di ciascuno di noi si intrecciano le storie delle nostre comunità, delle fatiche del nostro tempo, dei problemi che viviamo nell’annunciare il Vangelo, cercando di essere umili discepoli di Dio, che si è fatto compagno di viaggio. Dio ci insegna a consegnare tutto a un amore più grande, che sa condurre là dove tutto sembra oscuro e incomprensibile, verso una luce che rischiara ogni cosa, mostrandone il senso e la prospettiva. Non si cammina senza una direzione, anche quando ci sembra di non capire a fondo dove stiamo andando e ci viene voglia di fermarci, stanchi. La presenza di Dio, che ascolta il grido della sofferenza, ci fa ritrovare la gioia e ci permette di rendere lode a qualcuno che ci ama infinitamente.
Italo Calvino scriveva nel suo diario, dopo aver ricevuto il premio Strega: “Oggi apoteosi: ma chi ringraziare per tutto questo?”. Per noi, che in tempi e modi diversi ci siamo incamminati nella gioia della dedizione della nostra vita, fare memoria della Sua presenza ci permette di trasformare ogni cosa in lode.
Mons. Cacucci ci ha offerto, quasi come una consegna, una traditio, la sua storia e la sua capacità di attraversare i tempi della Chiesa, aiutandoci a leggere i segni dei tempi, l’hic et nunc che viviamo, sapendo che tutto è di Cristo e nostro come conseguenza.
Sono stati giorni di riposo, ma anche occasioni di comunione, di incontri tra volti che spesso non si incrociano e che ora hanno potuto ritrovarsi. È stato veramente bello.