Jean Houel , pittore ed incisore francese, percorse instancabilmente le vie dell’Isola dal 1776 al 1780, lasciando una monumentale opera in cui il racconto di viaggio si alterna alle opere d’arte ed al loro commento. Adottò l’abbigliamento dei siciliani e imparò ben presto la lingua parlata dal popolo. Il suo talento artistico fu molto apprezzato: i frati Cappuccini gli chiesero il ritratto del loro decano, un notaio quello della sua amata sposa, un prete lo cercò perché disegnasse il tabernacolo della chiesa. Constatò l’importanza delle feste patronali , grande evento nella vita dei siciliani.
L’ Artista decise di soggiornare a Catania e di assistere alla festa invernale di Sant’Agata. Annota anzitutto che il primo giorno di febbraio, in Cattedrale, si celebra l’Eucaristia e in piazza Duomo si svolge una fiera molto affollata. Lo attira anche un corteo: il patrizio, il sindaco e altri dignitari, tutti sfarzosamente vestiti, portano in municipio i palii, gonfaloni di stoffa pregiata. Questi costituiscono il premio per coloro che vinceranno le corse dei cavalli . Il due febbraio, dopo la benedizione delle candele, si celebra l’Eucaristia in forma solenne. Il pennello del Viaggiatore francese raffigura l’interno della Cattedrale adornata con drappi ricamati con fili d’oro e d’argento e l’intenso luccichio delle numerosissime candele dei lampadari. Jean Houel non segue la festa dall’alto di un balcone ma si mescola volentieri alla folla. Descrive anche le gare ippiche e la premiazione dei fantini più meritevoli. Il giorno successivo lo incuriosisce un particolare segno di venerazione nei confronti della Vergine: la Città offre le candele per illuminare l’altare della Patrona. Descrive anche un dono delle corporazioni: trenta ceri votivi (gigli) inseriti in giganteschi candelabri di cartapesta alti fino a sessanta piedi. Costruiti con una spiccata sensibilità artistica, presentano più ordini architettonici ricchi di simboli religiosi, angeli e cariatidi. Giorno quattro i festeggiamenti raggiungono l’apoteosi : è prevista la processione con il busto reliquario della Santa. Houel precisa che “Allo spuntar del sole le porte della Cattedrale si aprono all’improvviso. La folla lancia grida di gioia: prende il busto di sant’Agata e lo pone sotto un arco di trionfo chiamato la bara. Essa è portata a spalla da cento uomini. La processione è aperta da un gran numero di torce, grandi e piccole. Molta gente partecipa gridando continuamente: ‘viva Sant’Agata’! I nobili, i senatori e il vescovo la seguono, tutti a cavallo. Una quantità di uomini trascina servendosi di una robusta corda la bara di Sant’Agata, benché questa sia portata da cento uomini, cinquanta per ogni lato.”
Pregevole l’acquarello Veduta di piazza porta d’Aci a Catania e processione in onore di Sant’Agata. Il pennello di Houel raffigura – tra l’altro- in primo piano molte donne completamente coperte con un grande mantello nero. Poi, da cronista, precisa che esse qualunque fosse la condizione sociale, percorrevano la città da sole o in gruppo, esigendo attenzioni e dolciumi da tutti gli uomini, compresi gli sconosciuti. Giovanni Verga nella novella La coda del diavolo, le chiamerà ntuppatedde, descrivendo la singolare usanza con dovizia di particolari. Infine il cinque ed il dodici febbraio il Viaggiatore registra la presenza in Cattedrale del busto e delle reliquie affinché sia possibile la preghiera silenziosa.