di Mariella Chiantello
Si è tenuta lo scorso sabato 6 maggio presso il Salone dei Vescovi dell’Arcivescovado di Catania la presentazione del libro di Mons. Giovanni Lanzafame “La Madre SS. del Lume – Tre secoli di devozione siciliana per il mondo”, opera editoriale che ricostruisce con abbondanza di particolari storici e iconografici la nascita e la diffusione oltre i confini regionali ed europei del culto alla Madre SS. del Lume, voluti dal Padre gesuita missionario Giovanni Antonio Genovesi nella Palermo del 1722.
L’Arcivescovo Mons. Luigi Renna, autore della presentazione all’opera, ha ricordato l’influenza significativa che la plurisecolare devozione mariana in Sicilia ha esercitato sulla nascita di luoghi e immagini di culto a testimonianza delle parole di Maria “Tutte le generazioni mi chiameranno beata!” (Lc 1,48). L’azione evangelizzatrice del padre gesuita si dipana dalla predicazione al popolo di Sicilia, gente semplice e devota, attraverso la pietà e la spiritualità popolare locale, che “richiama al Cristo Luce del mondo, di cui Maria, pulchra et luna, è riflesso”, alle missioni dell’America Latina, come la città di Leòn in Messico, dove era stata destinata l’immagine sacra per essere venerata con il titolo di Madre SS. del Lume.
Una devozione – prosegue Mons. Luigi Renna – che si esprime attraverso la produzione di opere pittoriche, immediate nella loro interpretazione per l’evangelizzazione di nuovi popoli, perché “come ai tempi del padre Genovesi, il suo dolce volto e la sua intercessione sono per chi evangelizza quasi una ‘garanzia’ che la Parola di salvezza toccherà il cuore dei fedeli”. Anche Papa Francesco, nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium (124), sottolinea come la pietà popolare sia una forma di “mistica” densa di significati anche teologici da non sottovalutare.
A partire dall’analisi delle opere pittoriche e delle numerose statue lignee dedicate al culto della Madre SS. del Lume, nate per soddisfare esigenze devozionali e processionali ed esprimere sinceramente la pietà popolare siciliana, il Prof. Gaetano Bongiovanni, Funzionario Direttivo e Storico dell’Arte del Parco Archeologico e Paesaggistico di Catania, descrive il variegato e ospitale ambiente culturale e artistico siciliano settecentesco che, facendo seguito alle committenze delle confraternite e dell’ordine dei Gesuiti presenti in modo capillare nell’isola, diffonde il culto alla Madre di Dio come fonte di Luce.
“Nell’800 – continua il prof. Bongiovanni – inizia una sorta di volgarizzazione e diffusione del culto della Madre SS. del Lume anche attraverso gli strati popolari, che diffondono una religiosità semplice, affidata a opere d’arte devozionale con un forte valore didattico-didascalico, così come indicato dalle prescrizioni dei padri tridentini”. Una biblia pauperum di facile comprensione che verrà portata alle estreme conseguenze anche dall’influenza rivoluzionaria della pittura caravaggesca.
La storia del culto di Maria come Madre di Luce in Sicilia viene magistralmente introdotta dall’autore del libro Mons. Giovanni Lanzafame, giunto ormai alla sua 50° pubblicazione. È una storia intessuta di zelo apostolico, quello di Padre Genovesi, e di profonda fede, quella della nobildonna Gioseffa Ugo delle Favare, “una donna molto religiosa e devota di Maria che aveva la reputazione di essere veggente della Madonna” e che viene interpellata per ottenere “un canale concreto e fidato di comunicazione con la vergine Maria” a cui il padre gesuita, prossimo alla missione nel Nuovo continente, affida, da “grande innamorato della Vergine” qual egli era, il suo “cammino catechetico pastorale”. Solo dopo la recita di una novena, alla veggente viene rivelata l’immagine del volto della Madonna, “più che dolce, sorridente, tutta grazia e amore”.
Sul suo braccio il Bambin Gesù con i colori dell’humana natura, mentre gli abitihanno i colori concezionisti, il bianco e l’azzurro. Tutt’intorno una schiera di angeli. Ma ciò che colpisce maggiormente la donna, il padre Genovesi, e successivamente il pittore incaricato di riprodurre l’immagine su tela, è l’atto di trattenere “con la sua mano destra un’anima dal cadere nelle fiamme dell’inferno, mantenendola salva”. Da quel momento inizia la peregrinatio Mariae in tutta la Sicilia per poi valicare i confini regionali. Padre Antonio Genovesi – racconta Mons. Lanzafame – infiamma l’animo missionario dei fratelli gesuiti che, a partire dai conventi e dalle chiese siciliane da loro amministrati, divulgano il culto a Maria con il titolo di Madre SS. del Lume.
Ancora oggi è possibile venerare l’artistico gruppo statuario della Madre SS. del Lume, opera lignea di Vincenzo Orlando del 1740, presso l’Opera Pia Madre SS. del Lume in Corso Indipendenza a Catania, come molte opere artistiche, pittoriche e lignee presenti in Sicilia e nel mondo di cui l’autore offre un’attenta descrizione nella sua pregevole opera di divulgazione e di profonda fede nella Vergine Maria.
Ricordando la processione del Corpus Domini del 1962, l’incoronazione canonica da parte dell’Arcivescovo Luigi Bommarito, avvenuta nel 1988 presso la chiesa di S. Francesco dell’Immacolata, nonché la mostra mariana Mater Gloriosissima, allestita nel maggio 1999 e chiusa dall’allora Vescovo di Acireale e futuro Arcivescovo di Catania Mons. Salvatore Gristina, che partecipa alla presentazione del libro, Mons. Lanzafame conclude, accompagnato dai canti mariani della Schola Cantorum “Maria SS. Immacolata” di Belpasso diretta dal maestro Piero Leotta, con la recita di una preghiera composta a Valencia, in Spagna, dov’è patrona la Madre SS. del Lume: “A Palermo fu dipinta, e l’uno e l’altro mondo percorse. Con fervore ineguagliabile, a Dio molti convertì. Il Vostro influsso apparve per dare luce e carità, Madre del Lume, Maria, guidate il nostro cuore verso la retta via”.