di Mariachiara Papa
Si è concluso, presso l’auditorium Giancarlo De Carlo, giovedì 16 marzo, il seminario “Territorio, ambiente e mafie”.
L’incontro dal titolo “Mafia e Antimafia Sociale: il contrasto alla povertà educativa e al disagio giovanile” ha visto protagonista Mons. Luigi Renna che è stato intervistato dal dott. Antonio Fisichella.
Il dott. Fisichella, prima di iniziare a porre le domande, ha ripercorso i punti salienti dell’operato di Mons. Renna fino all’Omelia durante la Messa del Pontificale di Sant’Agata.
L’Arcivescovo di Catania ha descritto la società catanese come una società di grandi contraddizioni. Un popolo con una storia stupenda, per le risorse culturali e non solo, che è afflitto dalla rassegnazione, lento nei processi, almeno in apparenza. “Sto imparando a conoscere le persone della mia diocesi e ci si rende conto che c’è un desiderio di riscatto.” Mons. Renna ha, poi, evidenziato durante la sua intervista la ricchezza di potenzialità che, il più delle volte, il catanese non sa di avere.
Citando Papa Francesco ha ribadito l’importanza di organizzare la speranza con la politica, rispondendo ai commenti di alcuni blog che lo accusano di occuparsi solo di questo tema. “Ho insegnato per quindici anni la morale sociale, politica ed economica secondo la Dottrina Sociale della Chiesa e so benissimo che questa guarda alle povertà ma anche alle progettualità per risolvere le povertà e, come diceva Don Milani, dobbiamo sentire i problemi degli altri come nostri attraverso la politica, il sindacato e le altre forme di partecipazione.”
È stato posto l’accento anche sui temi della criminalità minorile e della dispersione scolastica, di cui da poco è stato istituito un ufficio ad hoc nella Diocesi per il contrasto alla povertà educativa.
“Stiamo eseguendo un lavoro di monitoraggio perché dobbiamo comprendere i bisogni per dare delle risposte e mettere insieme quelle che già esistono. Durante le mie visite in alcuni luoghi, sento veramente che la speranza sta nascendo a Catania.”
Mons. Renna ha espresso la sua soddisfazione nel lavoro sinergico che sta nascendo con varie istituzioni del territorio e ha concluso “La vittoria più grande della mafia è stata quella di creare una cultura diffusa che ci fa fumare un fumo passivo di omertà e rassegnazione e per scardinare questo ci vuole un impegno sociale da parte di tutti.”
Il link della registrazione della conferenza: