di Don Antonio De Maria
Si è svolto il 15 e il 16 marzo scorso presso la sede del MEIS – museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano un importante incontro promosso dalla CEI (UNEDI-UNESU-Servizio Nazionale per l’insegnamento della religione cattolica) e dall’UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) nel quale sono state consegnate 16 schede sull’ebraismo, frutto della collaborazione durata alcuni anni tra esperti cattolici ed ebrei. Queste schede sono nate dall’esigenza di correggere errori sia nel testo che nel messaggio iconografico ritrovati nei libri di testo di IRC. La consegna è avvenuta, infatti, ufficialmente nelle mani di alcuni editori ma è stata anche l’occasione per dei laboratori che hanno visto come protagonisti i delegati regionali per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, delegati regionali per l’IRC e la pastorale scolastica e un gruppo di insegnanti di religione. In questi laboratori gli esperti cattolici ed ebrei hanno guidato la presentazione concreta di alcune schede, aprendo un dibattito molto interessante e proficuo.
Questo lavoro è stato vissuto da tutte le parti che vi hanno collaborato come un momento importante del dialogo tra cattolici ed ebrei in Italia e l’inizio di una ulteriore collaborazione, auspicata da tutti con molto entusiasmo. Anche il clima che si respirava durante gli incontri esprimeva la gioia di confrontarsi e di incontrarsi con serenità, certi di offrire un contributo di verità e di pace. La pace, ha affermato mons. Baturi, Segreterio Generale della CEI, passa anche attraverso l’educazione, la formazione della coscienza delle nuove generazioni: “La fiducia in tutti noi è che la conoscenza della realtà dell’ebraismo, l’incontro con gli uomini e le donne che sono portatrici e portatori di queste tradizioni, sia capace di influire sui comportamenti.” Una comunicazione corretta permette di superare eventuali atteggiamenti di antisemitismo e soprattutto quell’idea falsa dell’ebraismo che, purtroppo, passa anche nei luoghi in cui ci si forma.
Per noi cattolici è importante ritrovare nel dialogo con gli Ebrei le radici del cristianesimo che non sorge da una contrapposizione all’ebraismo ma nel suo seno: può sembrare banale dover affermare che Gesù era ebreo come la maggior parte dei primi discepoli e che non è comprensibile il Nuovo Testamento senza l’Antico. Come comprendere il compimento della Legge e dei Profeti, mai abrogati, affermato nel discorso della montagna di Mt. 5, 17 e le affermazioni paoline di Rm 11, nel quale viene chiaramente affermato che Israele non è stato rigettato da Dio? C’è molto interesse nel mondo ebraico per Gesù e Paolo/Saul e la lettura ebraica del Nuovo Testamento può avere risvolti fruttuosi anche per i cristiani e l’annuncio cristiano. Non si tratta di appiattire la figura di Cristo ma di non privarla della vitalità del proprio contesto e della unitarietà della Rivelazione e non cadere in un cripto-marcionismo che contrappone il Dio dell’Antico Testamento a quello del Nuovo. Anche l’idea dell’amore al nemico non è estranea all’Antico Testamento: oltre tutto la Scrittura non è un manuale di precetti né un blocco monolitico ma la storia di un cammino fatto con Dio da Abramo in poi nel quale l’uomo ha imparato da Dio nella storia a comprendersi e a divenire un progetto di salvezza per tutti. Ci siamo ritrovati così a parlare di elezione come di una scelta responsabile perché carica di un servizio a favore di tutta l’umanità.
Un altro aspetto che andrebbe approfondito è quello del contributo che le comunità ebraiche italiane hanno dato alla formazione culturale del popolo italiano la cui identità è sempre stata plurale, nonostante i tentativi, anche brutali, di affermare un’identità monolitica. Per questo la storia degli Ebrei non può fermarsi ad alcuni momenti tristi e all’esperienza dei ghetti o della shoah ma va letta nella sua integralità e positività. Per questo va meglio conosciuta e studiata.
Presto queste schede verranno presentate agli insegnanti, non solo IRC perché l’apporto dell’ebraismo in Italia è trasversale e non basta leggere un’opera di Primo Levi, per esempio, e fermarsi a questo contributo.
È stato interessante anche conoscere l’esistenza di un’Amicizia ebraico-cristiana giovanile frutto dei decennali colloqui di Camaldoli.
Tuttavia restano tante domande e quindi altro dialogo e altra reciproca accoglienza sono necessari.