di Giuseppe Adernò
Nel terzo giorno del triduo che precede l’avvio dei solenni festeggiamenti in onore della Santa Patrona, nel Duomo di Catania ha celebrato la liturgia S. Ecc. Mons. Antonino Raspanti, Presidente della Conferenza Episcopale Siciliana e Vescovo di Acireale.
Come ha detto l’Arcivescovo Mons. Luigi Renna, nel saluto introduttivo la “giornata del ringraziamento” vede protagonisti la “Fondazione Banco Alimentare” con la partecipazione della Caritas diocesana, i gruppi di volontariato e le Confraternite.
Sant’Agata, maestra e modello del Dono, avendo fatto della sua vita un dono per gli altri, guida, protegge e benedice l’azione concreta della carità, della solidarietà umana, dell’accoglienza, del servizio concreto a chi vive nel bisogno.
La preziosa collaborazione degli operatori nelle associazioni di volontariato è segno tangibile della presenza cristiana che traduce la fede in azione di carità.
Mons. Raspanti nell’omelia ha centrato l’attenzione sulla Verginità della giovane martire, la quale ha vissuto con purezza e castità il dono fatto al Signore, trovando in Cristo la forza di dire “no” alle lusinghe e alle promosse di Quinziano, come si canta nell’inno: “Esultante nei duri tormenti luminosa nel carcere oscuro ella affronta con animo puro le minacce di un uomo crudel; non ascolta le vane lusinghe le promesse d’un sogno radioso vince il fuoco e del cielo armonioso l’innamora l’eterno splendor”.
Agata nella sua vita ha incarnato i segni della “regalità di Cristo” che ogni cristiano riceve con i sacramenti di iniziazione cristiana, e la sua testimonianza ha raggiunto l’apice con il martirio.
Sin dai primi secoli della Chiesa ed ancora nell’era contemporanea i martiri sono, “testimoni”, perché modellati sulla passione di Cristo, hanno seguito le sue orme, interiorizzato la sua Parola, e consapevoli che “senza di me non potete far nulla” hanno trovato in Cristo forza, coraggio, gioia, ed hanno trasmesso fede, bellezza, candore ed armonia.
L’emergente e diffusa problematica della violenza alle donne mette in luce il distorto uso della corporeità, che porta in sé la sacralità di essere creati ad “immagine di Dio” e spesso tale immagine viene imbrattata di cattiveria, brutalità e abusi.
Le sette strutture cittadine che accolgono nelle Casa di accoglienza le “donne vittime di violenza ad indirizzo segreto” testimoniano quanto grave sia questo fenomeno sociale al quale solo una corretta educazione al rispetto e al riconoscimento della dignità della persona umana dovrebbe saper dare una risposta.
È questa una proposta di nuova cultura che dovrebbe essere acquisita e praticata nella società e nella scuola e la cultura che si alimenta di fede e di carità diventa forza ed emblema della città, come si legge nei cartigli della Porta Ferdinandea e della sala del Consiglio comunale: “Armis decoratur” e “Literis armatur”. La cultura, la bellezza e la solidarietà, operando insieme, salveranno il mondo e scriveranno nuove pagine di storia e di civiltà.
La giornata del primo febbraio secondo il programma della festa si è conclusa al Teatro Massimo Bellini, dove alla presenza delle Autorità religiose, civili e militari ha avuto luogo “Il concerto di Sant’Agata” eseguito dall’orchestra e dal coro insieme agli attori del Teatro Stabile e introdotto dal gesto di solidarietà che il Rotary ha offerto a favore della “Casa per ragazze madri “ed una particolare attenzione alle donne vittime di violenza, ospitate presso i “Centri di accoglienza ad indirizzo segreto”.