Alla Cattedrale di Catania il concerto-evento dedicato alla memoria
del tenore Marcello Giordani con il Coro lirico del Teatro Massimo Bellini,
la Camerata Strumentale Siciliana, il soprano Noemi Muschetti, il contralto HarunaNagai, il tenore Francesco Fontana e il basso Maurizio Muscolino
Sarà una prima esecuzione assoluta a concludere e suggellare il successo del Festival Sacre Armonie, il primo festival catanese interamente dedicato a un repertorio di musica sacra, organizzato dall’Associazione culturale Anfiteatro in sinergia con l’Arcidiocesi della città etnea, la Camerata Polifonica Siciliana e il Teatro Massimo Bellini, nell’ambito del progetto “Palcoscenico Catania. La bellezza senza confini” del Comune di Catania.
Venerdì 14 ottobre alle ore 20.30 sarà la Basilica Cattedrale di Catania, alla presenza dell’Arcivescovo Mons. Luigi Renna, a fare da cassa di risonanza al grande evento conclusivo del Festival Sacre Armonie che vedrà il Coro lirico del Teatro Massimo Bellini diretto dal Maestro Luigi Petrozziello e la Camerata Strumentale Siciliana impegnate nella prima esecuzione assoluta della Messa di requiem in Re minore K 626 di Mozart, l’ultima struggente composizione del compositore austriaco, rimasta incompiuta, completata dalle musiche originali del M° Giovanni Ferrauto, che dirigerà l’orchestra.
«Riuscire a vedere concretizzato il Festival Sacre Armonie per me ha significato realizzare un sogno che per tanti anni è rimasto chiuso in un cassetto – dice Giovanni Ferrauto -. Concluderlo poi con una mia opera prima nata dopo sette anni di studio dell’opera mozartiana, non ha prezzo… Un momento importante della mia carriera di compositore che avrei avuto piacere di condividere con il tenore Marcello Giordani, a cui la mia composizione è dedicata. Il Requiem è il mio personalissimo omaggio all’artista, al Maestro, ma soprattutto all’amico».
Il concerto vedrà sulla scena il soprano Noemi Muschetti (allieva di Marcello Giordani che ha frequentato l’Accademia di perfezionamento per cantanti lirici del Teatro alla Scala di Milano), il contralto Haruna Nagai, il tenore Francesco Fontana e il basso Maurizio Muscolino.
Composto nel 1771 e rimasto incompiuto per la morte dell’autore, il Requiem in re minore K626 è anche l’opera più controversa e dibattuta di Wolfgang Amadeus Mozart.
«Già dall’osservazione delle parti – scrive il musicologo Aldo Mattina – ci si può rendere conto delle perplessità, dei dubbi (e dei dibattiti) che ne hanno sempre accompagnato l’esecuzione. Appare subito evidente come le uniche parti composte interamente da Mozart siano state Requiem e Kyrie; dalla Sequentia (Dies irae) all’Hostias gli abbozzi lasciati dal compositore sono stati rivisti ed ultimati (da Franz Xaver Süssmayr, allievo del compositore, coadiuvato da altri due allievi, Joseph Eybler e Franz Jakob Freystädtler) mentre Sanctus, Benedictus e Agnus Dei sono stati composti interamente da Süssmayr. Questa esecuzione sostituisce quelle interamente aggiunte da Franz Xaver Süssmayr all’opera di Mozart. Si tratta di un’operazione dall’interessantissimo valore culturale che mira a dare una nuova unità e organicità al Requiem, intervenendo sulle parti ritenute dalla musicologia le più deboli del completamento di Süssmayr. La parte finale, Lux aeterna, riprende invece la versione di Süssmayr che, di fatto, riutilizza la musica originale di Mozart, scritta per la parte iniziale e per il Kyrie, secondo una logica di circolarità che potrebbe essere stata indicata dallo stesso autore (per collegare l’inizio con la fine e per ribadire il principio di eternità), in quanto già impiegata in altre composizioni».