di Daniela Cocina
Nei locali della chiesa di San Pietro ha avuto luogo un incontro dal titolo “Il dolore dà la misura all’amore. Riflessioni sulla Pietà di Michelangelo”, allestito dal gruppo Fratres di Adrano. A dare il benvenuto agli intervenuti è stata la neo Presidente della Fratres, Maria Agatina Anzalone che ha brevemente tracciato la storia del gruppo presente da 27 anni nella cittadina etnea. Moltissime sono le iniziative promosse dai volontari della Fratres per sensibilizzare la popolazione alla donazione del sangue, che è certamente un atto di profondo altruismo, denso di significato e di responsabilità verso il prossimo.
Don Pietro Strano, Vicario foraneo di Adrano, ha introdotto la tematica dell’incontro sottolineando che se come diceva Sant’Agostino “la misura dell’amore è amare senza misura”, allo stesso tempo è il dolore che qualifica l’amore poiché spesso nasce dal dolore. Fondamentale, dunque, il contributo della Parrocchia San Pietro che ha messo a disposizione i suoi locali, tornati fruibili nel giugno scorso dopo una lunga fase di restauro. A relazionare su questo importante tema è stato il Dott. Giacomo Scalzo, Direttore del Centro Regionale Sangue. La brillante e trascinante relazione di Scalzo è stata suddivisa in tre momenti salienti intervallati dalle “incursioni musicali” del Coro Santa Cecilia di Adrano.
Le calde note della colare e della voce solista, Giusy Battaglia, hanno catalizzato l’attenzione degli spettatori. Nel corso dell’incontro è emerso un aspetto peculiare: in genere noi rifiutiamo il dolore o ne siamo profondamente scandalizzati, diversamente gli artisti dell’antichità, con la loro sensibilità unita alla tecnica, sono riusciti a trasmettere emozioni profonde rimaste immutate nel tempo. Il Dott. Scalzo ha iniziato il suo viaggio nell’arte partendo dalle radici cristiane dell’Europa che ne rappresentano il tratto distintivo e sono legate a tre idee di fondo: la centralità dell’uomo, il lavoro e l’organizzazione della società. Fondamentale nella cultura greca è il concetto di “persona”, termine che letteralmente significa “maschera” ma che rende benissimo l’idea della complessità umana. Grazie alla cultura cristiana si delinea pian piano il concetto di “persona umana”, in questo caso il riferimento diretto è a Cristo “immagine visibile del Dio invisibile”.
La donna nel corso dei secoli assume un ruolo centrale nella famiglia, poiché attorno a lei ruota la vita dei figli e del marito e di riflesso della società. Attraverso una metafora efficace la donna è simile a una “palma” che si piega ma non si spezza, mentre l’uomo rappresenta il “faro” che nella tempesta aiuta a trovare la rotta giusta. La Pietà (1499), posta all’interno della basilica di San Pietro, attira ancora oggi migliaia di pellegrini che spinti dalla perfezione delle sue linee rimangono affascinati dall’immagine intrisa di amore e dolore. Michelangelo Buonarroti a soli 23 anni è riuscito a creare un’opera immortale di incommensurabile bellezza. “Attraverso l’arte – spiega il Vicario foraneo – è stato possibile mettere in risalto il legame inscindibile tra amore e dolore. Possiamo sintetizzare dicendo che il dolore è la via necessaria per amare, come testimoniano gli itinerari artistici sviluppati nel corso dell’incontro. Una donna partorisce nel dolore ma trova la gioia più grande nella nuova vita che abbraccia. Allo stesso modo la Madre di Dio ha detto il suo si definitivo ai piedi della croce, accettando nell’amore la sofferenza più atroce. Cristo per primo ci ama nel dolore perché nel sacrificio della croce manifesta la sua Gloria, vincendo la morte con la Resurrezione”.