di don Piero Sapienza
Martedì 5 Aprile u.s., alle ore 19,00, nella Basilica Cattedrale si è tenuta la Via Crucis del Lavoro e della Pace, organizzata dall’Ufficio diocesano per i Problemi sociali e il lavoro e presieduta dall’Arcivescovo di Catania, Mons. Luigi Renna. Dopo l’interruzione del 2020, dovuta alla pandemia, la nostra Chiesa riprende questo tradizionale appuntamento con il mondo del lavoro, iniziato nel 2004, allorché la comunità ecclesiale catanese si rese presente e solidale con i lavoratori della “Cesame”. L’azienda stava avviando le procedure per la sua chiusura e l’Arcivescovo Mons. Gristina volle incontrare gli operai in fabbrica, ascoltando le loro richieste e proponendo, fra l’altro, un momento di preghiera nel contesto di una Liturgia della Parola. A tutto ciò, l’Arcivescovo volle aggiungere un gesto di concreta solidarietà, destinando per i bisogni degli operai la colletta del Pontificale della vicina festa di S. Agata.
In questo 2022, la Via Crucis, che Mons. Renna ha voluto fortemente riprendere, si colloca in un contesto molto particolare, sia per la pandemia, che ha acutizzato i problemi del mondo del lavoro: si pensi a quante aziende, medie e piccole, hanno dovuto chiudere; ma si pensi anche alla crisi per l’impennata dei prezzi delle materie prime. A tutto ciò, purtroppo, bisogna aggiungere anche le conseguenze negative che derivano dalla guerra in Ucraina. Dato questo scenario così inquietante, a maggior ragione, la comunità cristiana non può far mancare l’apporto della riflessione e della preghiera. Pertanto, come sempre, l’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro, ha rivolto, attraverso i social, l’invito non solo alle persone impegnate nel mondo del lavoro, ma anche a tutte le persone di buona volontà, che hanno a cuore il grande bene della Pace. Tante sono state le persone che hanno risposto al nostro invito, in modo spontaneo, pur non appartenendo ad alcuna sigla. E tuttavia, noi qui vogliamo ricordare i sindacati: CGIL, CISL, UIL, UGL. I vigili del fuoco. Conf-cooperative. Pax Christi. MLAC e MCL. Rappresentanti di alcune aziende, come, ad esempio, Leonardo. La Commissione di Pastorale sociale. La motivazione che ci spinge ad organizzare la Via Crucis si fonda sulla convinzione che la Via Crucis del Signore è la Via Crucis di ogni donna e di ogni uomo, che affrontano, nella loro Storia quotidiana, il dramma della sofferenza, nelle sue più svariate forme: fisiche e materiali, spirituali e morali, personali e familiari, sociali e politiche. Tante sono le croci: la mancanza di lavoro o la sua precarietà, lo sfruttamento, i diritti negati, specie per le donne, che patiscono anche per i frequenti femminicidi; la necessità di migrare a causa di guerre e carestie. Anche lo sfruttamento selvaggio dell’ambiente, della casa comune, è una croce, che pesa sul futuro stesso dell’umanità. E, recentemente, l’ombra di due grandi croci si allunga su tutto il mondo: la tragedia globale del Covid-19 e la guerra in Ucraina, che non ci deve fare dimenticare le altre, che si consumano in diversi paesi del mondo: una sorta di “terza guerra mondiale a pezzi” (come ha detto Papa Francesco). Tutte queste e altre sofferenze, Gesù ha assunto su di sé con la sua croce.
Per noi, partecipare a questa Via Crucis, significa “sperimentare nello Spirito Santo l’amore che la croce di Cristo nasconde in sé”, un amore che spinge a lottare per la liberazione integrale di ogni donna e di ogni uomo, alla sequela di Gesù, crocifisso e risorto, vittorioso sul peccato, sulla morte e sul male. Quindi partecipare alla Via Crucis vuol dire non solo compiere un atto di devozione, ma anche disporsi ad un impegno concreto di amore e di solidarietà verso coloro che sperimentano, in vario modo, la passione di Cristo nella vita. E Mons. Renna, nella sua omelia conclusiva, si è fermato su questo aspetto, commentando la stazione in cui Gesù viene aiutato da Simone di Cirene a portare la croce.