
di Laura Salafia
Riproponiamo una pagina del Diario di Laura Salafia (1976-2023) del 10 settembre 2016, giorno in cui la giovane rimasta tetraplegica per una pallottola che le aveva leso il midollo,riuscì a recarsi in pellegrinaggio in Vaticano per incontrare Papa Francesco. Ad accompagnare Laura in quella occasione c’erano i suoi genitori, la sorella, gli operatori che l’assistevano, alcuni medici del “Cannizzaro”e gli amici dell’Associazione Cappuccini. Ecco come Laura racconta il suo incontro con Papa Francesco.
Roma. Piazza S. Pietro, ai piedi del sagrato della Basilica, in un religioso silenzio, mi guardo attorno attonita e incredula. Nonostante io riesca a muovere appena il capo, scorgo la maestosità dei due colonnati che mi circondano. In cima, le sontuose statue. È il 10 settembre. In un mattino soleggiato, senza nuvole, attendo con ansia – sono circa le ore dieci – l’incontro con Papa Francesco. Ad intrattenermi, i cerimonieri papali. Il più anziano tra loro mi è venuto incontro chiedendomi quale fosse il mio nome. Abbiamo cominciato a parlare e mi ha detto che a spingerlo verso di me è stato il mio volto, sereno e pieno di luce. Ha voluto coinvolgere anche gli altri cerimonieri, li ha chiamati, e in men che non si dica sono stata attorniata da tutti loro. Concordi, mi hanno nominata “la fata del Vaticano”. Poco dopo, la nostra attenzione è stata distolta…
Papa Francesco stava facendo il suo ingresso. Sistematosi al centro del sagrato, il Santo Padre ha
salutato i gruppi di pellegrini di vari Paesi presenti. Dopo di che ha pronunciato il suo discorso: su Misericordia e Redenzione. Infine ha impartito la sua benedizione.
Il momento più atteso, però, doveva ancora arrivare! Da lì a poco, l’incontro. Avvicinatosi, il Papa ha posto la sua mano sulla mia e con il suo sorriso paterno mi ha detto: «Non mollare, sii forte, e porta con fede la tua croce. Prega per me». Ed io: «Preghi per tutte le persone che sono nel mio cuore e per coloro che mi hanno accompagnata in questo viaggio, affinché ciò per cui pregano possa realizzarsi». Il Santo Padre mi ha abbracciata per poi baciarmi sulla fronte. Mi ha salutato donandomi il Rosario papale.
