«Quest’anno celebriamo la “Pasqua dell’Università” nella Cattedrale e non nella Cappella universitaria di San Michele ai Minoriti, per vivere il giubileo dell’Università di Catania». Esordisce così monsignor Luigi Renna, nella sua omelia in occasione della celebrazione del Giubileo degli universitari in Cattedrale, alla presenza del Magnifico Rettore Francesco Priolo e di una nutrita rappresentanza di docenti e studenti dell’Ateneo catanese. Presente anche il prefetto di Catania Maria Carmela Librizzi, che tra poche settimane concluderà il suo mandato e che l’arcivescovo ha, perciò, voluto ringraziare per il suo servizio.

Come nelle altre occasioni giubilari, anche stavolta monsignor Renna ha voluto ribadire l’importanza dell’Anno Santo: «Non si tratta soltanto di varcare una porta, ma di intraprendere un pellegrinaggio spirituale, nel quale rivedere la propria vita, riscoprire cosa in essa va riformato, affidarsi alla misericordia di Dio e alla propria volontà di cambiare sé stessi e il mondo. Il Giubileo – ha aggiunto Renna – non è solo un evento personale, bensì comunitario, perché come il peccato distrugge e decostruisce le relazioni, anche la grazia ha una sua dimensione sociale».

“Io spero in Te per noi”: la speranza è possibile solo nella fraternità

Poi, l’arcivescovo, ha rimarcato la necessità, anche per il mondo accademico, di generare speranza, facendo riferimento al tema centrale di questo Giubileo: «Un grande filosofo contemporaneo della speranza è Gabriel Marcel: egli distingue la speranza dal desiderio e afferma che, mentre quest’ultimo è fondamentalmente egocentrico, perché tende in genere al possesso, la speranza ha una dimensione comunitaria e sociale. La sua espressione “Io spero in Te per noi”, afferma che la speranza è solo possibile a livello del noi, dell’agape, della fraternità».

«Crediamo – ha proseguito Renna nella sua omelia – che il Giubileo possa aiutarci a progettare un mondo diverso da quello che è diviso da conflitti che stanno proseguendo nell’indifferenza generale, e da strategie economiche che stanno creando fossati tra i Paesi e i continenti, senza parlare della fiducia “disperata” riposta nella strategia della deterrenza, piuttosto che nella diplomazia. Ci animano non solo desideri, ma una speranza che ha bisogno di un pensiero e di un’azione, con profonde radici nella formazione accademica che nell’Università ha il suo luogo naturale di crescita e di maturazione».

«Promuovere percorsi restaurativi del bene»

Il brano del Vangelo proclamato durante la messa è stato quello del perdono al buon ladrone (Lc 22, 33-43): «Questo brano ci riporta alla speranza e ad un tema che ci riguarda a vari livelli. L’episodio del perdono al buon ladrone, narrato solo dall’evangelista Luca, che si conferma, come lo ha definito Dante, “scriba della mansuetudine di Cristo”, ha molto da dirci sul senso della misericordia divina e su quello della pena anche a livello civile. Possiamo dire che il giudizio che dà il ladrone è più coraggioso e veritiero di quello di Pilato: fa discernimento su chi è reo e chi è innocente, smaschera l’ingiustizia e riconosce a Cristo la sua dignità. La risposta di Cristo è pronta: “Oggi sarai con me in paradiso. Il luogo che Cristo gli promette ha un nome: il paradiso, quello che Adamo ed Eva avevano perduto e nel quale l’umanità viveva una comunione piena con Dio».

Sono tanti i riferimenti biblici dove si manifesta il perdono che l’arcivescovo ha citato nel corso della sua omelia. Attraverso di essi ha tracciato un paragone con l’attualità: «Da qui il superamento anche in ambito civile della concezione di pena come vendetta dello Stato, ma piuttosto il senso dell’articolo 27 della Costituzione Italiana: “Le pene devono tendere alla rieducazione del condannato”. In definitiva si deve assistere al superamento della “giustizia della bilancia”, e tendere ad un percorso restaurativo del bene».

Da diverso tempo l’arcidiocesi di Catania, grazie alla Pastorale carceraria, sta portando avanti il progetto “Senza catene”, al quale è stata destinata anche la questua della celebrazione: «Anche la nostra Arcidiocesi – ha concluso Renna – ha voluto fare propria questa concezione della giustizia che attinge luce dal vangelo, promuovendo un percorso di aiuto agli ex-detenuti che consenta loro, con il contributo per la borsa lavoro, di entrare o rientrare nel circuito di un lavoro onesto. È il segno di speranza che ha bisogno di essere alimentato da una visione nuova che si nutre anche di tanti studi di giurisprudenza che vogliono restituire all’uomo il senso di dignità perduto a causa dei suoi errori».

Il legame tra Pastorale universitaria e Ateneo

Nei saluti finali, il vicedirettore della Pastorale universitaria, padre Narciso Sunda SJ, ha elencato le varie attività che suddetta Pastorale sta portando avanti: «Il 30 maggio ci esibiremo al Centro universitario teatrale (CUT) con uno spettacolo interamente ideato dai nostri giovani, proprio a voler evidenziare il forte legame con il nostro Ateneo». Il Rettore Priolo – così come la preghiera dei fedeli durante la messa – ha evidenziato l’importanza del contrasto alla violenza di qualsiasi tipo: «Non possiamo dimenticarci di Giulia Cecchettin o delle più recenti Sara Campanella e Ilaria Sula. Abbiamo tutti il dovere di impegnarci ad essere comunità educante e contrastare qualunque forma di violenza».

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