«La Quaresima passa come un soffio, può essere un passaggio tranquillo, un rito abituale, che possiamo vivere dentro casa senza farci toccare dal dramma che si svolge fuori». E invita, invece, a farsi coinvolgere, a partecipare, a superare la tentazione di vivere l’isolamento della tristezza e della noncuranza, Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, in occasione dell’incontro di Quaresima che ha tenuto alla Basilica Cattedrale dal tema “Mi alzerò e andrò da mio padre”, dedicato a una riflessione sulla parabola del padre misericordioso del Vangelo di Luca. Un momento – come ha spiegato l’arcivescovo Mons. Luigi Renna in apertura – che serve inoltre a ricordarci l’importanza di ascoltare la nostra coscienza che «ci invita ad andare incontro al Padre e a scoprire che è lui ad attenderci».

La Quaresima è sempre dentro la storia

Per il professore Riccardi, la Quaresima è sempre dentro la storia, chiamandoci a rispondere a un’attualità che ha visto infrangersi i grandi sogni del Novecento: la pace, l’ecumenismo, il dialogo, la cooperazione. «Davanti a questi scenari immensi – dice Riccardi – ci chiediamo cosa possiamo fare, ma il cambiamento del mondo è connesso alla riforma di sé stessi: la Quaresima cristiana richiama un rinnovamento personale che coinvolge anche il mondo nell’ottica di una fiduciosa ingenuità».
Riflessioni preliminari per esaminare una parabola che è tra le più note: un figlio parte e dilapida la sua fortuna, umiliato e sofferente si ripresenta al padre che festeggia il suo ritorno, mentre l’altro fratello è intristito per l’accoglienza riservata al minore e non a lui che era rimasto fedele e sacrificato al padre. Per Riccardi il vittimismo del fratello maggiore è attualissimo e racchiude il senso del consumo insito nella nostra società: «È pieno del suo io solitario, parla con disprezzo del fratello. Abita nella casa del padre ma non ha lo spirito della casa». E sarà appunto il padre a incontrarlo e provare a rassicurarlo: ascolta senza sfiancarsi il figlio maggiore stolido e ostinato. È ancora la rappresentazione di quel «mistero d’amore da gustare con stupore e che ci fa intuire quanto un uomo e una donna valgano per il Signore».
Dall’altra parte c’è il minore che nella sua “presunta” e conquistata libertà si è appunto consumato, perdendo beni e amici, restando solo e abbandonato. «Non è un caso raro – ricorda Riccardi -, è la norma in un mondo di individui senza legami, vivere è consumare» e quando la storia irrompe e travolge ogni cosa, rendendo poveri anche i ricchi, allora si manifesta il bisogno e da qui nasce anche la consapevolezza della povertà. “Il bisogno materiale rende cosciente del bisogno spirituale”, attivando la costruzione dell’itinerario del figlio minore nel quadro desolante della dissipazione. «Il primo passo di questo itinerario è alzarsi, superare la pigrizia e la rassegnazione: Gesù dice che nel gesto di levarsi c’è la forza di una scelta che abbraccia il corpo e la mente».
In questa grande narrazione familiare – conclude Riccardi – ci sono «un uomo che torna alla casa del padre, un fratello altero che scopre la misericordia, una donna e un uomo che vivono la Pasqua, cambiano sé stessi ma sconfiggono il male influendo sul destino dell’umanità» secondo il principio che cambiare «me stesso è la leva con cui sollevare il mondo, perché il mondo ha bisogno di uomini e donne spirituali».

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