
Federico, un giovane aspirante Ministro Istituito, sta frequentando il primo anno di un percorso biennale di formazione per avere un ruolo riconosciuto nella Chiesa che include i compiti di Catechista, Lettore e Accolito. Il programma, iniziato con un modulo sulla Sacra Scrittura seguito da uno sulla Liturgia, si avvia ora verso la conclusione dell’anno con lo studio della Teologia. Le lezioni si tengono una volta alla settimana e ogni materia si chiude con un esame orale. L’obiettivo è preparare i partecipanti a servire la comunità cristiana, accompagnando i fedeli attraverso il Vangelo, la Parola di Dio e l’Eucaristia.
L’Ufficio per i Ministri Istituiti, guidato nella Diocesi di Catania da padre Giovambattista Zappalà, è ormai da alcuni anni una realtà consolidata e in continua crescita.
Federico ha intrapreso questo cammino su invito del suo parroco, con l’intento di rafforzare il proprio impegno nella comunità. «Rispondendo all’invito del mio parroco, ho iniziato questo percorso con la certezza di voler rinnovare e dare nuova linfa al servizio che rendo alla mia comunità nel nome di Gesù», racconta. Durante il corso, però, ha scoperto un desiderio inatteso di approfondire la fede. «Con sorpresa, sin dalle prime lezioni mi sono riscoperto ‘affamato’. Di approfondimento. Di Parola. Di Liturgia. Di identità cristiana e della sua storia», spiega. «Nei docenti ho trovato persone che hanno accolto questa fame, condividendola e mostrando di essere in grado di proporre ricchissimo nutrimento.»
Le lezioni sono diventate per lui un momento di crescita personale. «Di incontro in incontro, comprendevo quanto avessi bisogno di qualcuno che dischiudesse nuovi orizzonti per la mia Fede», dice Federico. «Per riconoscermi una volta di più come cercatore di Dio: cercatore di un rapporto con Dio in Gesù. Il corso è un luogo privilegiato in cui prendeva forma quella pura ‘traditio’ della fede, attraverso la quale i docenti trasmettevano non solo conoscenze ma anche esperienze.»
Pur essendo ancora a metà del cammino, Federico guarda avanti con un desiderio chiaro: «Voglio già manifestare il desiderio che questa formazione continui anche oltre il biennio. Sono animato dalla speranza che nel tempo questo percorso possa rendermi, per me e per la mia comunità, sempre più consapevole seguace di Gesù e sempre più umile ma autentico adoratore di Dio.» Si interroga poi su un’apertura più ampia: «Perché non aprire tali momenti di incontro della Fede a quanti più battezzati è possibile? Perché non strutturare in modo semplice un percorso del genere, rendendolo accessibile a chiunque senta questa mia stessa ‘fame’ di identità cristiana?»
Un altro aspetto positivo è stato il legame con i compagni. «Altro merito innegabile di questo percorso è avermi fatto scoprire all’interno della classe nuovi amici in Cristo», racconta. «Ogni lezione, unitamente alle giornate di ritiro nei tempi forti dell’anno liturgico, ha contribuito ad approfondire la conoscenza reciproca tra i colleghi e delle realtà parrocchiali di provenienza.» Riflettendo sul Vangelo di Giovanni, aggiunge: «Se è vero che ‘vi ho chiamati amici, perché ciò che ho udito dal Padre mio, l’ho fatto conoscere a voi’ (Gv 15,15), diviene lecito pensare che la più Sacra Tradizione Apostolica possa essere raccontata anche come la storia di amicizie vere vissute alla sequela di Gesù.» E conclude: «Spinto dalla gratitudine verso Colui che ci ha donato questa Amicizia scrivo queste righe, e con questo senso di gratitudine spero sempre di potermi donare per la mia gente.»