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Volendo parafrasare l’incipit del “Manifesto del partito comunista” di Marx ed Engels, possiamo dire che uno spettro si aggira oggi non solo per l’Europa ma in tutto il mondo, ed è lo spettro del populismo, portato avanti da diversi leaders e governanti che, fra l’altro, richiamano continuamente la volontà popolare che li ha portati al potere.
Non so se i politici al governo del nostro Paese abbiano studiato, ai tempi della loro Scuola, Rousseau e se ricordino la sua ideologia politica sulla “Volontà generale”, ma anche se non lo avessero studiato, di fatto dalle loro dichiarazioni, dalle loro scelte e dal loro continuo richiamarsi al voto popolare ricevuto, come sigillo di tutto ciò che fanno e dicono, si ispirano, certo in modo inconsapevole, alla sua filosofia politica. Il mandato ricevuto dal voto popolare (che poi tanto popolare non è, se pensiamo all’alta percentuale di astensionismo elettorale) è come se svincolasse i nostri governanti da qualsiasi vincolo, a cominciare da quello della nostra Costituzione repubblicana fino ai riferimenti di ordine etico, come se la politica, secondo la concezione machiavellica, dovesse fare a meno di qualsiasi norma morale. Salvo, poi, a sbandierare ai quattro venti slogans, che richiamano Dio, Patria e Famiglia, magari considerati a proprio uso e consumo, secondo una misura di comodo e individualistica. Ed è per questo tipo di incoerenza religiosa-valoriale che, fra l’altro, si attirano le giuste critiche delle varie opposizioni.
Le radici del populismo
Partendo da queste brevi premesse, ci possiamo spiegare perché, ad esempio, se la Magistratura non approva i trattenimenti di migranti in Albania, il governo cambia le regole e affida ad altri organismi il giudizio sui Paesi sicuri. Ma, se poi accade, come è accaduto, che anche quest’ultimo organismo designato si pronuncia contro le decisioni governative, allora si grida al complotto e al boicottaggio contro il governo e contro gli interessi del nostro Paese! In altri termini: o si fa come dico io, oppure cambio le regole del gioco!
Come pure, abbiamo visto che gli stessi sentimenti vittimistici, il governo li ha espressi con il caso del generale libico Almasri. I nostri ministri si sono arrampicati sugli specchi per far credere agli italiani che quell’autore di crimini contro l’umanità è stato rimpatriato con un volo di Stato, perché, fra l’altro, non c’era stato nemmeno il tempo necessario per tradurre 40 pagine in inglese, inviate dalla Corte Penale Internazionale! E ha rasentato i toni di una tragedia greca il vittimismo della Presidente del Consiglio e degli altri componenti del governo, che hanno ricevuto non un avviso di garanzia ma una comunicazione dalla magistratura. Indefinitiva, mai nessuno potrà dire al governo: questa cosa è sbagliata, non si può fare, viola la legge. I nostri governanti reagiscono sempre allo stesso modo: il voto del popolo ci ha portati su questi scranni e voi non potete in nessun caso opporvi alla volontà generale del popolo! Come se il popolo fosse criterio di verità e di bene, con le sue opinioni cangianti come le forme delle nubi, a prescindere da qualsiasi riferimento valoriale, trascendente e immutabile.
Una possibile conseguenza pratica di questi atteggiamenti dei governanti sarebbe quella che, d’ora in poi, nessuno mai potrà biasimare le reazioni della gente di certi quartieri delle periferie cittadine, quando cacciano via dai loro territori le forze dell’ordine, oppure se contestano i giudici (fino magari ad ucciderli come ha fatto la mafia in tante occasioni), perché ritengono le loro sentenze o attività ingiuste. Anche in questo caso, nessuno deve ostacolare il perseguimento dei propri interessi. Il rispetto per le leggi, l’educazione alla legalità, coniugata con l’etica (vd S. Giovanni Paolo II, nella sua visita pastorale a Napoli), non potrà mai passare nelle coscienze delle persone, se chi governa non dà esempio in questa direzione.
Il populismo di Trump e l’attacco agli organismi internazionali
Infine, ciò che è accaduto in questi ultimi giorni, con risvolti a livello internazionale, ci dà la misura della china pericolosa verso cui sta andando il governo italiano. Mi riferisco alla geniale trovata di Trump, che ha avutoovviamente, il plauso di Netanyahu, per le motivazioni note a tutti, che haemesso delle sanzioni contro il personale della Corte penale internazionale, minando così la credibilità e l’autorevolezza di questo organismo internazionale. I Paesi del mondo che hanno reagito con una dichiarazione contro questa originale trovata di Trump sono stati 79, ma l’Italia non ha aderito, anche perché le sanzioni del governo americano contro la Cpi le fanno comodo perché offrono una sponda per rafforzare le aspre critiche del nostro governo contro L’Aja, in seguito al caso di Almasri.
Ogni giorno sentiamo che Trump tuona con sempre maggior forza e determinazione, sparigliando gli assetti e gli equilibri internazionali. Così sta facendo per i dazi, per l’OMS. E ancor di più, come una sorta di padrone del mondo, decidendo cosa ne sarà della striscia di Gaza, con la proposta che i palestinesi non ritorneranno più nelle loro terre, ma saranno ricollocati in altri Paesi. Preludio questo, che somiglia a una sorta di pulizia etnica, degna delle più nere pagine della Storia. Anche lo stile con cui Trump rispedisce gli immigrati clandestini a casa loro, come vediamo dalle riprese dei nostri TG, ci richiama alla mente vergognose immagini di deportazioni, non degne di una persona umana.
La lettera del Papa ai vescovi Usa Contro le deportazioni di massa
E su questo punto, è intervenuto il 10 febbraio papa Francesco con una lettera ai vescovi USA, in cui parla senza tanti giri di parole “dell’avvio di un programma di deportazioni di massa”. E pur riconoscendo “il diritto di una nazione a difendersi e a mantenere le comunità al sicuro da coloro che hanno commesso crimini violenti o gravi durante la permanenza nel Paese o prima del loro arrivo”, sottolinea il dovere che hanno “tutti i fedeli cristiani e le persone di buona volontà di riflettere sulla legittimità di norme e politiche pubbliche alla luce della dignità della persona e dei suoi diritti fondamentali, e non il contrario”. In altri termini, possiamo dire che Francesco esorta tutti, soprattutto i cristiani, a essere cittadini attivi e responsabili, senza accettare supinamente le decisioni di un governo, ma al contrario vagliandole alla luce del Magistero sociale della Chiesa. Pertanto, osserva il Papa, “la coscienza rettamente formata non può non compiere un giudizio critico ed esprimere il suo dissenso verso qualsiasi misura che tacitamente o esplicitamente identifica lo status illegale di alcuni migranti con la criminalità”. Parole molte forti, che se anche nel nostro Paese fossero fatte proprie dai cristiani e dalle persone di buona volontà, eviterebbero che tante decisioni del governo passassero sopra la testa della gente, che ha dato ai governanti una pericolosa delega in bianco, con buona pace della “democrazia partecipativa”, tanto auspicata alla Settimana sociale di Trieste.
Il presidente che si sente l’unto di Dio
Nei giorni scorsi, l’attore e regista Richard Gere ha definito Trump “bullo e prepotente”. Ma il neo-Presidente USA, invece, si sente probabilmente “l’Unto di Dio”. Infatti, nel suo discorso di insediamento ha affermato che Dio lo ha salvato nonostante l’attentato subìto in campagna elettorale. Ma Trump dimentica che anche Mussolini e Hitler erano scampati agli attentati che erano stati organizzati contro di loro! Forse Trump dovrebbe togliersi le fette di prosciutto davanti agli occhi per capire quale segno Dio gli avesse voluto dare, risparmiandogli la vita; certo non per continuare a spadroneggiare su tutto, come unico dittatore del mondo. Eppure questo “bullo”, riscuote la simpatia dei membri del Partito Patriottico Europeo. Infatti, la scorsa settimana a Madrid, Matteo Salvini ha elogiato Trump per le sue politiche, tanto che anche egli ha proposto l’uscita dell’Italia dall’OMS e dall’ONU e ha sbandierato lo slogan “meno Europa”. Al ministro italiano ha fatto eco il premier Ungherese che ha salutato Trump come il battistrada del populismo, che si avvia così verso una nuova stagione di affermazione.
Che dire, allora, del sogno di Papa Francesco in “Fratelli tutti” di una fraternità universale? Oppure del sogno di un’Europa unita di De Gasperi, Adenauer e Schuman, convinti che il nazionalismo doveva essere superato da una maggiore fedeltà all’Europa nel suo complesso,premessa fondamentale per costruire stabilità e pace?
A mio avviso, emergono pericolosi campanilismi, che hanno ricadute gravi sulla convivenza pacifica dei popoli. Coloro che si tanno lasciando prendere la mano dall’ideologia populista dimostrano di avere una visione miope della realtà e di non essere capaci di “pensare in grande”.
Foto ANSA/SIR
Molto bello
Una lettura lucida del nuovo modo di fare politica che ha perso quelle remore morali
Che perfino il capitalismo rispettava
Il mondo è già cambiato
A noi cittadini spetterebbe il compito di sorvegliare e perfino ribellarci affinché
Quello per cui abbiamo lottato non vada disperso
Si ha bisogno di POLTICI FILOSOFI di cui non si vede l’ombra ,che sappiano far leva su una
MAGGIORANZA SILENZIOSA che è diventata
Ignava indolente,pigra e aggiungerei vile.
Complimenti ancora