Prospettive

Sant’Agata, messa dell’Aurora. L’arcivescovo: «Catania si pensi come città alla luce del Giubileo»

«Siamo grati a sant’Agata che ci permette di recuperare ogni anno la nostra comune
appartenenza di credenti e di cittadini, in un mondo in cui logiche individualiste e divisive entrano
nelle relazioni di ogni tipo, e in questo anno in particolare ella ci conduce per mano a riscoprire il
senso di una speranza condivisa». Esordisce così monsignor Luigi Renna, arcivescovo di Catania, nella sua omelia per la Messa dell’Aurora, che sancisce l’inizio dei festeggiamenti in onore della Santa patrona e martire Agata. Tremila i fedeli all’interno della Cattedrale, senza contare coloro che hanno seguito la funzione dagli schermi in piazza Duomo e piazza Università.

«La speranza è possibile solo a livello del noi, o se si preferisce dell’amore, mai di un io solitario
che si chiude nei suoi fini individuali», continua Renna, citando il filosofo francese Gabriel Marcel. «La speranza di una martire sfida l’impossibile, così come ci ha ricordato papa Francesco nella
bolla d’indizione dell’anno giubilare: “La testimonianza più convincente di tale speranza ci viene
offerta dai martiri, che, saldi nella fede in Cristo risorto, hanno saputo rinunciare alla vita stessa di
quaggiù pur di non tradire il loro Signore”. La speranza cristiana ha la pretesa
di “non deludere”, perché è fondata in Dio e fa dire all’apostolo Paolo: “Chi potrà separarci
dall’amore di Cristo?”, ma è anche la speranza di una comunità, non di una somma di
individui che pensano solo a sé. Questa virtù ha nutrito il cuore di Agata e l’ha portata a rimanere
ferma e solida nelle sue scelte di fede di fronte alla tentazione di tirarsi indietro e di rinunciare persino al dono dell’esistenza per un bene più grande. La sua – prosegue l’arcivescovo – era la stessa speranza che noi rinnoviamo nel credo, quella in Cristo che è il crocifisso risorto: in lui vengono rese feconde tutte le aspirazioni di bene, di giustizia e di pace che noi coltiviamo».

«La religione diventa oppio che addormenta le coscienze quando rimaniamo alla superficie quando educhiamo ad una pratica religiosa festaiola che muove le masse ma non educa le coscienze, che le rende manipolabili da chi offre distrazioni e non consapevolezza delle proprie responsabilità – ha aggiunto ancora monsignor Renna, facendo riferimento, nel corso dell’omelia alle diverse questioni sociali a cui Catania è chiamata a rispondere, a partire dalla festa – : prendiamo le distanze da questo modo di fare, che persiste in tante modalità che sfuggono sia ad una progettualità ecclesiale, sia ad un autentico spirito civico!»

«Anche Catania ha bisogno di pensarsi come città alla luce del Giubileo: siamo tutti ospiti in una casa che ci accoglie e che non appartiene a qualcuno in particolare, e ci è data in custodia affinché la consegniamo migliore alle generazioni future. Daremo speranza al nostro essere cittadini se considereremo questa “casa comune” della città e dell’ambiente anche la patria di sant’Agata, e come tale la cureremo e l’abiteremo con senso di responsabilità».

L’arcivescovo Renna ai detenuti: «Guardate nel vostro cuore, a Cristo crocifisso e sant’Agata: è tempo di cambiare»

Tra le preghiere che l’arcivescovo affida a sant’Agata, c’è quella nei confronti dei detenuti: «Voi vivete temporaneamente la privazione della libertà, ma potete cambiare strada. Siete nostri fratelli e noi crediamo alla parola del Vangelo nella quale Gesù ha detto: “Ero carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt 25,36). Egli, il Signore, si è voluto identificare con voi! È pur vero che avete messo a repentaglio i beni e la vita degli altri, spesso a servizio della criminalità organizzata, soprattutto avete rovinato voi stessi, ma non per sempre!

Cari detenuti e detenute, vi invito a guardare nel vostro cuore e liberarvi da quelle catene che vi hanno tenuti prigionieri prima ancora di andare in carcere: la convinzione che ad esempio, possedere soldi, avere un rolex d’oro o una tuta di marca facesse la libertà della persona, a prezzo dello spaccio, della ricerca del pizzo, delle rapine e delle truffe. E che dire di quanti di voi per avere i soldi per la droga
hanno perso il controllo di sé, arrivando ad usare violenza ai propri anziani genitori o hanno spacciato
stupefacenti con il proprio bambino in braccio? Guardate dentro il vostro cuore, guardate a Cristo
Crocifisso e a sant’Agata: è tempo di cambiare!»

Il pensiero verso i genitori, le giovani mamme e i sacerdoti

Un pensiero rivolto anche al fenomeno delle baby mamme, che a Catania raggiunge cifre record: «Care giovani mamme, avete un merito: non aver messo fine alla vita dei vostri piccoli con l’aborto. Ora prendetevi cura di essi, costruitevi un futuro sicuro, fate sì che i vostri figli siano più responsabili di voi. Voi ragazzi sappiate attendere per accogliere il dono della vita nascente, di un fidanzato, di uno sposo; a causa di queste precoci gravidanze per voi la scuola finisce molto presto, e vi precludete l’accesso a titoli di studio che vi renderebbero più indipendenti. Un genitore che lascia che la propria figlia vada incontro a questo futuro o la spinge a questo per togliersi una bocca da sfamare, la condanna ad una povertà educativa che si perpetua di generazione in generazione.

Cari genitori, abbiate cura dell’educazione morale dei vostri figli, non lasciateli in balia della leggerezza della loro età: dei sani “no”, ripagano;
un’attenzione maggiore ai loro percorsi di studio fin da piccoli, al modo come vivono, deve essere
l’investimento da fare sul loro futuro. E voi ragazze e ragazzi, non compromettete il vostro domani
con irresponsabilità, perché vi troverete ad affrontare difficoltà più grandi di voi. Miei cari sacerdoti,
anche l’educazione cristiana deve fare la sua parte! Nelle nostre parrocchie non possiamo limitarci
alla catechesi e non creare altre opportunità educative. Cari ragazzi, aspirate ad una vita bella e più
completa: nei vostri occhi deve risplendere la stessa luce pura di sant’Agata».

La riqualificazione di San Cristoforo: «Istituzioni, abbiate una prospettiva lungimirante»

Infine, alcune considerazioni riferite ai fondi del “decreto Caivano bis”, destinati alla riqualificazione di San Cristoforo. Riferendosi alle istituzioni, monsignor Renna ha detto: «Sant’Agata benedica questo progetto che certamente sarà portato a termine egregiamente da chi è stato chiamato a coordinarlo; ma permettete che il vostro pastore dica una parola: abbiate una prospettiva lungimirante, perché in alcune zone di Catania non servono iniziative sporadiche o che abbiano il sapore della discontinuità, ma soluzioni durature che cambiano il volto del quartiere. Cari catanesi, sappiate coltivare la speranza come una virtù politica che, come diceva il cardinal Carlo Maria Martini, «è rimedio alla decadenza morale e sociale, è coraggio di opporsi al degrado e di non ritenerlo inevitabile.

La parola speranza pare che derivi da pes, che in latino significa «piede» e quindi ci spinge a camminare insieme, a tirare il cordone di sant’Agata, facendo progredire tutti, soprattutto coloro che sono indietro. Non aspettiamo solo che camminino gli altri – ha concluso Renna -, ma muoviamoci insieme: quest’Eucarestia che celebriamo in un’aurora che promette speranza è garanzia e forza per camminare come popolo che viene tenuto insieme dal Signore Gesù, con la sua santa martire Agata. Quando ci viene la tentazione di fermarvi, invochiamo: “Sant’Agata, testimone credibile di speranza, prendici per mano e aiutaci a camminare, mai da soli, ma da fratelli e sorelle in Cristo, e in compagnia di tutte le persone di buona volontà, senza lasciare nessuno indietro!”»

Mons. Vincenzo Viva (vescovo di Albano Laziale): «Che questa Festa lasci un segno nella società civile e nel cuore di tante persone»

Alla celebrazione era presente anche monsignor Vincenzo Viva, vescovo della diocesi di Albano Laziale. Le sue prime impressioni della festa di Sant’Agata, alla quale non aveva mai partecipato: «Mi sono profondamente emozionato al vedere queste espressioni della devozione popolare, ma soprattutto ho notato che dietro a queste espressioni c’è anche una grande fede: espressa nella preghiera, in momenti di silenzio, momenti di acclamazioni forti. Non è solo una devozione superficiale, mi sembra che tocca veramente il cuore di tante persone. Ho apprezzato tanto il messaggio dell’arcivescovo nel momento dell’omelia che ha dato molta attenzione anche ad aspetti sociali, caritativi, problematiche che vive il territorio. Possiamo veramente sperare che la festa di Sant’Agata, anche quest’anno, lasci un segno nella società civile e nel cuore di tante persone».

Uno dei momenti iniziali del giro esterno del 4 febbraio 2025 (Luca Artino)

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