Foto di Giovanni Crisafulli e Nuccio Condorelli
«Lo “yobel” suona quest’anno anche per la nostra coscienza personale e comunitaria, e per voi che incarnate una professione importante e delicata che costituisce un vero e proprio potere, che può essere vissuto in tanti modi». Così monsignor Luigi Renna, arcivescovo di Catania, durante l’omelia della Celebrazione eucaristica in Cattedrale in occasione del “Giubileo diocesano dei giornalisti e del mondo della comunicazione”, «pochi giorni dopo la celebrazione del Giubileo a voi dedicato a Roma».
Alla celebrazione, alla quale hanno partecipato diversi addetti ai lavori, erano presenti anche i vertici locali dell’UCSI (Unione Cattolica della Stampa Italiana), Giuseppe Ardica, responsabile della redazione Rai di Catania e Antonello Piraneo, direttore de La Sicilia.
«Voi, con la vostra professione, potete formare coscienze, disarmare pregiudizi e superare la “dissolvenza dei volti”»
«La parola del Vangelo – continua Renna – è un invito a “ridimensionare” il ruolo di ogni persona che fa da leader o guida: “Voi non vi fate chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno “padre” sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare “maestri”, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo (Mt 23, 8-10)”. Sono parole rivolte da Cristo ai suoi discepoli per dare il giusto senso al loro ruolo di guida in una comunità».
Anche voi, uomini e donne del mondo della comunicazione – prosegue l’arcivescovo -, avete un ruolo di leadership per quanto riguarda l’opinione, il rapporto con la verità di fatti e persone di cui date notizia. Il Papa, nel messaggio della Giornata della comunicazione, vi ha invitato a rinnovare il vostro lavoro e la vostra missione diventando comunicatori di speranza.
Ha scritto in modo particolare: “Troppo spesso oggi la comunicazione non genera speranza, ma paura e disperazione, pregiudizio e rancore, fanatismo e addirittura odio. Troppe volte essa semplifica la realtà per suscitare reazioni istintive; usa la parola come una lama; si serve persino di informazioni false o deformate ad arte per lanciare messaggi destinati a eccitare gli animi, a provocare, a ferire”.
E aggiunge ancora: «Disarmare la comunicazione significa ridare dignità alla verità; ricordandoci le parole di Cristo: “… uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli (Mt 23)”. Il Papa ci ha ricordato una espressione di don Tonino Bello: “Tutti i conflitti trovano la loro radice nella dissolvenza dei volti”. È una logica che incatena, che determina un destino, che piega i fatti ai propri scopi: maestro, padre e guida diventano manipolatori di quei volti.
Voi, con la vostra professione, con un’etica che mette al centro il valore della persona, come ci insegna Gesù Cristo, potete formare coscienze, disarmare pregiudizi, superare quella “dissolvenza dei volti” puntando il vostro obiettivo sui volti più umiliati e mettendoli in luce… Voi, così, sarete testimoni di speranza per l’umanità».
L’importanza delle immagini: «Un volto non dissolto è uno yobel che chiede speranza»
Infine l’importanza delle immagini per leggere la realtà, con due esempi opposti: «Una “dissolve i volti”, e l’abbiamo vista girare negli ultimi giorni: una fila di uomini e donne con il volto coperto, incamminati verso un aereo che li avrebbe riportati nei luoghi dai quali erano fuggiti. Dietro ognuno di quei volti “dissolti” c’è una storia, anche di delinquenza, ma quella immagine sembra indicare che l’unico destino dell’umanità sia rigettare in mare il naufrago.
Ma c’è un’altra immagine che vi voglio proporre, e che spesso utilizza anche papa Francesco: è stata scattata dal fotografo americano Joseph Roger O’Donnell dopo il bombardamento atomico di Nagasaki e ritrae un bambino che aspetta il suo turno per portare alla cremazione il suo fratellino morto, che egli porta in spalla. Quel bambino a piedi nudi, che si morde le labbra e guarda davanti a sé, è un volto non dissolto, è uno “yobel” che guida con tanti volti quel grido di aiuto che chiede speranza.
Il vostro Giubileo rafforzi la vostra vocazione di ministri di speranza, per un’umanità che ha bisogno non di volti dissolti, ma illuminati dalla giustizia».
La consegna degli attestati ai “divulgatori di buone notizie”
Al termine della messa il direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, Giuseppe Di Fazio, ha presentato all’assemblea i corsisti del secondo corso di formazione per animatori della comunicazione dal titolo “Divulgatori di buone notizie attraverso podcast e video”. A loro l’arcivescovo ha conferito l’attestato di frequenza e profitto. Il corso, conclusosi il 27 gennaio scorso, ha visto come docenti Ornella Sgroi (giornalista e scrittrice, collaboratrice del Corriere della Sera, sceneggiatrice e autrice di podcast), Nuccio Condorelli (giornalista e fotografo con una lunga esperienza in televisione) e Alessandro Rapisarda (giornalista e vicedirettore del suddetto Ufficio).