L’ultimo libro di don Giussani, a cura di Davide Prosperi, raccoglie discorsi e lezioni dal 1968 al 1970. Sarà presentato il 24 gennaio alle 19,30 a Catania al Museo Diocesano

Accade, ed ormai è raro, di leggere testi che spiazzano, che provocano il cuore perché mettono in discussione il nostro modo di vivere. Interventi che mandano in crisi quelle comfort zone allestite per bene dove proviamo ad acquietare la sana inquietudine che siamo. Sono testi che costringono a ritornare su certe pagine come calamite che attraggono perché parlano dritto a noi. Riflessioni e preoccupazioni che seppure affermate con oltre mezzo secolo di distanza da oggi illuminano ancora il nostro presente perché dicono prima la verità di adesso. In una parola: sono profezia.

Si tratta di una serie di inediti di Luigi Giussani contenuti nel volume Una rivoluzione di séLa vita come comunione (1968-1970) pubblicato a luglio 2024 per Rizzoli e curato dall’attuale presidente della Fraternità di Comunione e LiberazioneDavide Prosperi. Il libro contiene le trascrizioni di tutte le lezioni tenute dal ’68 al ’70 da don Giussani ai giovani del Centro culturale Charles Péguy.Una realtà quella del Péguy fondata nel 1964 a Milano da un gruppo di laureandi, laureati e assistenti universitari che di fatto rappresenterà la prosecuzione dell’esperienza di Gioventù Studentesca cominciata dieci anni prima e, al contempo, l’inizio di quella realtà che di lì a poco assumerà definitivamente il nome di «Comunione e Liberazione».

Quelli della contestazione sono anni che mettono in crisi la società e provocano lo “scossone più grosso” – a detta dello stesso Giussani che ne fu il fondatore – anche per il “movimento” di Gioventù Studentesca che vedrà in quel periodo un migliaio di liceali e alcune centinaia di universitari allontanarsene per aderire al Movimento studentesco.
Da acuto osservatore Giussani coglierà l’istanza profonda di questi anni che segnano un “cambiamento d’epoca” ormai passato alla storia.
Così a quella concezione che vede nella rivoluzione di tutti i fattori della società (economia, politica…) l’unica strada da percorrere per il cambiamento, il sacerdote di Desio non contrapporrà un altro discorso ideologico sulla società, ma proporrà la pienezza di una vita: la vita cristiana come comunione. Comunione che non nasce da un richiamo astratto – imperante in quegli anni – ad un’unità utopica destinata a sovvertire nel futuro le sorti dell’umanità, ma che affonda le sue radici in un fatto ben preciso che cambia già nel presente la storia: l’avvenimento cristiano. Un fatto vivente e presente di fronte al quale occorre prendere posizione perché implica in primo luogo una rivoluzione di sé, del proprio io, una conversione di coscienza personale. Come ci ricorda Davide Prosperi nella prefazione riprendendo lo stesso Giussani “l’autocoscienza di cui stiamo parlando è l’accorgersi della struttura nuova del proprio essere, vale a dire dell’essere creatura nuova”. Come scrive San Paolo: “Se uno è in Cristo egli è una creatura nuova. Il vecchio è scomparso, è sorto il nuovo”. Da questa autocoscienza nasce una cultura nuova, “un giudizio sul mondo, su tutto quel che capita e su tutto quel che si sente”. Un giudizio che non si piega e conforma agli schemi del mondo ma che nasce da una coscienza generata dentro l’esperienza concreta di comunione che è la Chiesa, continuità storica del fatto di Cristo.

“Se Cristo è la nostra speranza e il mistero della Chiesa è la Sua continuità, la continuità di Cristo, allora collaborare a costruire la Chiesa è veramente l’unico modo con cui noi possiamo pensare con amore al mondo, è l’unico modo con cui possiamo rendere utile la nostra vita al mondo” afferma Giussani a più riprese nei diversi interventi indicandoai giovani del Péguy il compito principale di “costruire la Chiesa” perché “non ci può essere amore a Cristo senza amore alla Chiesa”. E la Chiesa, ci ricorda don Giussani, si costruisce lì dove si vive: sul posto di lavoro, nella scuola, in famiglia, nel quartiere o nella città, nei vari aspetti della vita sociale, civile e culturale. Così una persona che vive con questa autocoscienza dà forma nuova, “trasforma, cambia, muta tutto quel che fa”. Il fenomeno di questa trasformazione, di questo cambiamento si chiama “missione”.

Sono riflessioni che vibrano ancora oggi con la stessa intensità sismica che scuote dal quieto vivere un mondo spesso distratto, smarrito eppure ferito da una serie di continue violenze e da una guerra mondiale a pezzi ancora in corso.Considerazioni che testimoniano l’attualità di una proposta sempre valida per l’uomo contemporaneo immerso in una società figlia delle ceneri del ’68, marchiata da una concezione individualista sfrenata tarata per il consumo che si serve anche delle nuove tecnologie per allontanare le persone invece di avvicinarle in quella comunione, strada indicata da Giussani.
Una strada sperimentabile per tutti, segno concreto di speranza e di pace. Perché in fondo ancora oggi c’è bisogno di questa vera rivoluzione dell’umano.

Una proposta da riascoltare e approfondire durante l’incontro promosso dal Centro Culturale di Catania insieme a Comunione e Liberazione Catania e alla Fondazione Sant’Agata in compagnia della prof.ssa Monica Scholz-Zappa e del direttore della Fondazione Sciascia prof. Antonio Di Grado, venerdì 24 gennaio alle 19:30 al Museo Diocesano di Catania.

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