di Arianna Rotondo

All’inizio del Giubileo dell’anno 2025, un percorso a ritroso nella storia ci conduce alle radici spirituali di questa tradizione religiosa, che affonda le radici nel mondo ebraico. Il libro del Levitico al capitolo 25 racconta l’istituzione dell’anno giubilare: yobel significa “ariete”, il cui corno veniva anche usato come strumento musicale; il suono di questo corno (Lv 25,9) inaugurava l’anno giubilare. Questo termine nel passaggio alla lingua greca, attraverso la traduzione dei Settanta, è stato reso con aphesis, che significa remissione, liberazione, accezione che il mondo cristiano ha recepito. Questo slittamento di significato, infatti, ha messo l’accento sul profondo valore spirituale e sociale del giubileo ebraico, un momento in cui si cercava di riportare alla giustizia dell’ordine divino, fondato sull’uguaglianza e l’unità, una società umana ingiusta sul piano relazionale e dimentica del creato come opera di Dio.

I momenti fondamentali del giubileo ebraico erano il riposo della terra lasciata incolta per un anno per ricordare che essa è dono di Dio a tutti gli uomini, la remissione dei debiti, la restituzione delle terre ai loro legittimi proprietari e la liberazione degli schiavi: era un modo per sanare storture sociali e non rendere permanente un’ingiustizia diventata quasi norma.

Un tempo di verifica spirituale e sociale

Questa tradizione viene ripresa nella predicazione di Gesù, che nella sinagoga di Nazaret (Lc 4,16-21), preso in mano il rotolo del profeta Isaia trova il passo (61,1-2) in cui si annuncia un “anno di grazia del Signore”. Gesù lo interpreta come adempiuto in quel tempo dalla sua persona attraverso l’evangelo a conforto dei poveri, la liberazione dei prigionieri, la restituzione della vista ai ciechi e la liberazione degli oppressi. Nell’insegnamento di Gesù si può cogliere quello che sarà l’interpretazione cristiana dell’anno giubilare, un tempo di verifica spirituale e sociale, sganciato dalla ritualità, un tempo di vera liberazione e di apertura universale che richiede un’autentica conversione del cuore. Reagendo alla dura opposizione dei suoi concittadini, che mostra allora come oggi quanto sia difficile accettare una liberazione che non si limiti al proprio gruppo di appartenenza, nel passo lucano Gesù indica quanto il tempo giubilare richieda il superamento di atteggiamenti possessivi ed esclusivi e l’apertura universale del messaggio di salvezza.

Nella storia cristiana cattolica il Giubileo è istituito ufficialmente nel 1300, quando Bonifacio VIII proclama il primo Anno Santo, con la bolla Antiquorum habet fida relatio, che stabiliva  ogni cento anni un anno di indulgenza plenaria, accogliendo un’attesa popolare pressante in una Roma brulicante di pellegrini alla vigilia di un passaggio di secolo.

Nel corso della storia questo inedito intervallo temporale di un secolo è stato progressivamente accorciato, mentre si sono stabilizzati gli elementi rituali dell’evento giubilare: l’apertura della Porta Santa nelle quattro basiliche maggiori di Roma; la concessione dell’indulgenza plenaria ai fedeli che compiono i pellegrinaggi prescritti; le processioni penitenziali e le opere di carità e misericordia.

Il Giubileo in età contemporanea

La storia contemporanea ha visto l’indizione di Giubilei straordinari, celebrati in occasioni particolari: ricordiamo solo perché più vicini nel tempo quello del 1983 voluto da Giovanni Paolo II per celebrare i 1950 anni dalla morte e resurrezione di Cristo e quello della Misericordia del 2015, proclamato da papa Francesco per il 50° anniversario della fine del Concilio Vaticano II. Rimane indelebile nella memoria collettiva, non solo cattolica, il ricordo dell’Anno Santo del 2000, voluto da Giovanni Paolo II, che ha mostrato un nuovo volto del Giubileo, con i suoi venticinque milioni di pellegrini accorsi a Roma.

Oggi il Giubileo si presenta come un’occasione preziosa di dialogo e di riflessione anche sulle emergenze dell’agenda mondiale contemporanea: la sfida di una convivenza più solidale contro ogni forma di povertà, la sostenibilità ambientale nel rispetto del creato, la pace mondiale. Nel 2025 papa Francesco ha indetto, con la Spes non confundit (Rm 5,5), un Giubileo ordinario nel segno della speranza. Una sintesi efficace delle sue linee programmatiche la offre proprio il logo ideato per l’evento: quattro figure stilizzate rappresentano l’umanità proveniente dai quattro angoli della terra, abbracciate in segno di solidarietà e fratellanza. La prima figura è aggrappata alla croce, una croce di speranza, che, come un albero maestro, tiene dritta la rotta sulle onde sottostanti, che ricordano il mare agitato della storia mondiale di quest’ultimo decennio.

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