“La Sicilia ha bisogno di uomini e donne che sappiano guardare al futuro con speranza e formino le nuove generazioni ad essere libere e trasparenti nella cura del bene comune, per debellare povertà antiche e nuove”. Lo ha detto Papa Francesco ricevendo la comunità dello Studio teologico “San Paolo”, che ospita sei diocesi (Catania, Acireale, Caltagirone, Nicosia, Noto e Siracusa). Erano presenti i vescovi, a partire dal moderatore dello Studio, mons. Luigi Renna, il direttore, i docenti, gli studenti e le studentesse.
“La missione di uno Studio teologico – ha chiarito Francesco – non può ignorare il territorio in cui si trova”.
“La mafia impoverisce sempre”
Da qui la necessità di tenere presenti le minacce che deturpano “le bellezze naturali e artistiche” dell’Isola. In primo luogo le associazioni mafiose e la corruzione, che – ricorda il Papa – “frenano lo sviluppo e impoveriscono le risorse, condannando soprattutto le aree interne all’emigrazione dei giovani”. “La mafia sempre impoverisce, sempre”, ha detto il Papa.
“La Sicilia non perda il sangue giovane”
E subito ha aggiunto un appello a lavorare “perché i giovani che vanno a lavorare fuori tornino”. “Che la Sicilia non perda il sangue giovane”, ha detto Francesco.
Il Papa, partendo dalla costatazione che la Sicilia “è sempre stata un crocevia di popoli” e dove approdano tanti migranti, ha invitato la comunità accademica del San Paolo e le chiese siciliane “ad essere accoglienti, ad essere creativi nella fraternità”.
Dialogare con altre culture e religioni
Da qui anche un altro compito: “dialogare con le culture e le religioni degli altri popoli del Mediterraneo”.
Lo Studio teologico San Paolo, secondo Papa Francesco, può essere considerato “una primizia del Vaticano II: è nato nel 1969, quando le diocesi della Sicilia orientale decisero di istituire un unico luogo di formazione teologica, che si è rivelato nel tempo fruttuoso per i presbiteri, i religiosi, i laici”.