Il 29 novembre, il Museo Diocesano di Catania è stato il palcoscenico di un convegno che ha intrecciato passato, presente e futuro. Un evento voluto dall’arcivescovo Renna, che ha sottolineato, fin dalle prime parole, il profondo legame tra la bellezza del nostro patrimonio e la nostra capacità di preservarlo per le generazioni future. «Siamo un museo a cielo aperto e non possiamo pensare al futuro senza guardare alla bellezza del passato – ha affermato l’arcivescovo – il restauro non è solo un intervento tecnico, ma un’occasione per svelare la bellezza intrinseca nelle opere d’arte, per farci rivivere ciò che un tempo era sotto i nostri occhi». Richiamando le parole di Papa Francesco nella Laudato si’, ha voluto precisare come la bellezza non sia solo estetica, ma una via per riscoprire la nostra connessione con l’ambiente e con la storia: «Se io vedo il bello in una cosa, non è più un oggetto. È parte di un legame più profondo». Un appello, quello dell’arcivescovo, a non dimenticare mai il valore spirituale e culturale che il restauro porta con sé. L’incontro, che ha visto la partecipazione di esperti, studiosi e studenti dell’Università di Catania, si è concentrato su alcuni dei restauri più significativi realizzati negli ultimi due anni. 

Un dialogo tra generazioni diverse, con un’attenzione particolare verso i giovani 

 Il cuore del convegno è stato dedicato a lavori di restauro che, più che semplici interventi conservativi, sono diventati veri e propri casi studio. Tra questi, il restauro dello spadino del principe Federico d’Aragona, un manufatto di straordinario valore storico, che ha suscitato grande interesse. La restauratrice Roberta Genta, ha raccontato il suo lavoro sul fodero del piccolo spadino, evidenziando come il restauro non sia mai un atto solitario, ma un lavoro collettivo che coinvolge diverse competenze. «Il restauro è un atto di amore verso il bene culturale. Essere restauratori significa lavorare per il pubblico – ha affermato – dobbiamo riconoscere quando fare un passo indietro per non snaturare l’oggetto e per restituirlo al pubblico nella sua forma più autentica». Ha raccontato le difficoltà incontrate nel lavorare su un oggetto così delicato, composto da materiali diversi come il legno, il cuoio e il tessuto. Il suo intervento non ha eliminato le tracce del tempo, ma ha preservato la stratificazione storica, lasciando visibile il degrado. Questo approccio è essenziale per permettere a chi verrà dopo, di poter continuare il lavoro senza comprometterne l’integrità. Il convegno ha anche offerto un’importante riflessione sul valore del restauro degli edifici di culto, in particolare sui Portali Mazzola, di cui Giuseppe Damigella, priore del Convento di San Domenico, ha sottolineato come ogni elemento architettonico non sia solo una costruzione, ma un mezzo per comunicare la fede. «La porta non è solo un’entrata fisica, è l’invito ad entrare nel mistero. Veicola il significato del passaggio dal mondo profano al mondo dello spirito», ha detto Damigella, riflettendo sul significato profondo che ogni restauro di un edificio sacro porta con sé. 

Il restauro come strumento di conservazione, ma anche di riflessione culturale e spirituale  

La giornata ha avuto anche un importante momento di riflessione sul valore degli investimenti in cultura. Il giornalista Giuseppe Di Fazio, ha voluto rivolgersi ai giovani studenti «sentiamo spesso la frase “di cultura non si vive” ma allora perché si investe in questi Centri? – ha affermato – di cultura si vive. Ogni euro investito nella cultura ritorna moltiplicato, non solo in termini di immagine, ma anche di benefici economici per la comunità». Hanno portato la loro testimonianza anche il prof. Tancredi Bella e il dott. Valerio Iaccarino, approfondendo la vita e i restauri della cattedrale di Catania e i portali Mazzola. La prof.ssa Giulia Sanfilippo, l’ing. Michele Marmora e l’arch. Marco Bertolone per raccontare dei restauri agli edifici di culto. Il convegno si è concluso con un appello, partito da Renna, alla comunità e alle nuove generazioni, affinché si impegnino nella protezione, conservazione e valorizzazione del patrimonio storico, culturale e religioso «continuate a edificare, mantenendo pulita e rispettata la bellezza che ci è stata donata». 

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