L’uomo è più sé stesso quando in lui la gioia è fondamentale. Parola di G. K. Chesterton, autore controcorrente che non le manda a dire ad una certa mentalità ancora dominante che si manifesta attraverso derive estreme come lo scientismo dilagante e il razionalismo esasperato. Una mentalità che porta ad una certa idea di libertà schiava del potere del momento.
Per intenderci profeta ironico, amante della vita che ci sapeva fare con le parole.
Parole che aprono ad una riflessione critica nei confronti del mondo moderno e che ancora oggi risuonano in maniera del tutto originale attraverso Innocent, spettacolo teatrale liberamente ispirato al romanzo Uomo vivo, magistralmente interpretato dalla compagnia teatrale Chescenaé.
Una compagnia – ancor prima che teatrale – di amici, giovani lavoratori con formazione scientifica alle spalle (fisici, ingegneri…) che dagli anni dell’università condividono la passione per il teatro mettendosi in gioco personalmente, seguendo dal 2021 le lezioni dell’esperta regista Laura Massari. Amici che vivono il teatro non appena come pura performance ma come missione: una finestra per guardare con occhi nuovi il mondo, per riflettere in modo critico e tentare di comunicare ciò che vale e fa gustare la vita.
La riduzione teatrale presentata al teatro Nuovo Sipario Blu
Così grazie alla pregevole riduzione teatrale Innocent del romanzo di Chesterton riscopriamo anche noi una lettura avvincente a caldo e a tratti geniale del pensiero dello scrittore di Londra.
“Ci ha incuriosito tantissimo la tematica di vivere la vita, di vivere la vita in maniera piena, da vivi! E il nostro esercizio sul testo e sui personaggi era mirato in primis a capirli a pieno, e poi poterli rappresentare in maniera sincera, come Chesterton li aveva pensati” raccontano i giovani attori di Innocent, spettacolo giunto alla sesta replica andata in scena domenica 17 novembre a Catania sul palco del Teatro Nuovo Sipario Blu dell’Istituto Ventorino.
Il ricavato dell’evento alla Casa di accoglienza Rosario Livatino
Un evento promosso dalla Fondazione Francesco Ventorino con il prestigioso patrocinio della Società Chestertoniana Italiana.
La tappa catanese dello spettacolo che introduce uno sguardo nuovo sull’uomo è un caso emblematico di cultura al servizio della carità. Un’occasione colta dalla Fondazione Francesco Ventorino – ormai da anni vivace presenza culturale ed educativa per Catania – che di fatto ha destinato interamente il ricavato dell’evento a sostegno della Casa di Accoglienza Rosario Livatino, una dimora che accoglie persone che escono dal carcere per un permesso domiciliare o per fine pena. Un luogo di rinascita umana che offre quotidianamente servizi di sostegno materiale e opportunità per la reintegrazione nella società, nata per desiderio della stessa Fondazione e gestita con cura quotidianamente dai suoi volontari.
Un’opera che respira di speranza, fatta della stessa pasta del romanzo di Chesterton dove il protagonista Innocent Smith ama la vita affrontando la semplice realtà di tutti i giorni, con le sue gioie e le sue fatiche.
«Abbozzai la storia di un tale d’animo buono, che andava in giro con una pistola e la puntava a bruciapelo contro il pessimista, se mai diceva che la vita non valeva la pena di essere vissuta». Così nella sua Autobiografia lo scrittore inglese racconta la genesi del romanzo che comunica qualcosa di sovversivo per la mentalità di una società che, impersonificata con humour da diversi personaggi dai tratti perbenisti, accusa il protagonista Innocent Smith – alter ego dello stesso Chesterton–di diversi crimini: dal tentato omicidio nei confronti del suo professore di filosofia al furto in una casa, dall’abbandono della famiglia alla poligamia. Ma il protagonista porta già nel nome il proprio destino. È innocente perché libero di “ricordare agli uomini che non sono ancora morti” e, al costo di sembrare matto, di compiere anche gesti fuori dal comune per difendere e affermare la verità custodita nel vivere quotidiano.
“Dio mi ha ordinato d’amare e di servire un determinato luogo, e mi ha fatto fare, in onore di esso, una quantità di cose anche bizzarre, affinché questo luogo potesse servirmi a testimoniare, contro tutti gl’infiniti e tutti i sofismi, che il Paradiso è in un qualche posto e non dappertutto: è qualche cosa di preciso e non già qualsiasi cosa”. Smith ne è fermamente convinto: la felicità – che nel Paradiso trova il luogo del compimento – può compiersi solo in un luogo ben preciso. Un qui e ora che infine coinvolge e convince gli inquilini della pensione Casa Beacon a cambiare sguardo verso la vita. Innocent disarmante come un’ondata ventosa e imprevista di gioia disturba con allegria il borghesismo in cui è assopita la casa, scuotendo e costringendo tutti a prendere posizione rispetto alla vita e al proprio desiderio di felicità.
Una stranezza contagiosa quella di Smith che si serve persino di una pistola per colpire a vita in modo paradossale chi ha chiuso i conti con il gusto del vivere.
È un’innocenza che mostra a tutti l’atteggiamento dell’uomo vivo di fronte all’esistenza,una certezza che poggia con due gambe sulla speranza dell’essere amati.
Una speranza che accade anche a Casa Beacon. Perché è sempre possibile ricominciare quando s’incontra una compagniaall’altezza della statura dell’uomo vivoche è in noi. Come l’amicizia dei ragazzi della compagnia Chescenaé, come Casa Beacon. In fondo come Casa Livatino.