di don Giuseppe Raciti*

Sono trascorsi venticinque anni dal grande Giubileo del 2000 in cui il papa San Giovanni Paolo II invitava tutta la Chiesa a celebrare il giubileo, nello storico passaggio dal secondo al terzo millennio dell’era cristiana. Esso fu un grande evento di Grazia, preparato dalla Lettera Apostolica Tertio Millennio Adveniente (10 novembre 1994),scandito dai tre anni (1997-1999) dedicati rispettivamente a Dio Padre, al Figlio Gesù Cristo e allo Spirito Santo, avente come motto «Cristo ieri oggi e sempre» per arrivare alla Lettera Apostolica Novo Millennio Ineunte (6 gennaio 2001) in cui papa Giovanni Paolo II offriva, alla Chiesa del terzo millennio, le coordinate di un cammino cristiano sempre nuovo, che prosegue ripartendo da Cristo, certi che «non una formula ci salverà, ma una Persona, e la certezza che essa ci infonde: Io sono con voi!» (Novo Millennio Ineunte 29).

Parole chiare e perenni ed attuali, ieri, oggi e sempre.

A distanza di venticinque anni, un altro Pontefice, papa Francesco, invita la Chiesa del terzo millennio cristiano a celebrare il Giubileo, dedicato alla Speranza, con il motto “Pellegrini di Speranza” ed il logo, disegnato dall’artista Giacomo Travisani,raffigurante una barca, simbolo della Chiesa con tre vele personificate, aggrappate all’Albero maestro che è la Croce di Cristo, gonfie del vento dello Spirito che la sospinge al largo del mare della vita e della storia, secondo quanto lo stesso Gesù indica a Simon Pietro “Duc in altum” prendi il Largo (Lc 5, 1-11).

Il Giubileo della Speranza trova la Chiesa cattolica impegnata nella comune riflessione e nel comune cammino sinodale, attraverso il Sinodo della Chiesa universale sulla Sinodalità e le Chiese italiane impegnate nel cammino sinodale giunto al suo terzo anno. Dal 2022 stiamo attraversando e vivendo tre fasi: Narrativa (2022-2023), Sapienziale (2023-2024) e Profetica (2024-2025). Perciò papa Francesco, invitando la Chiesa al Giubileo della Speranza, desidera che essa intensifichi l’impegno sinodale. Scrive infatti: «In tale prospettiva il pellegrinaggio verso il Giubileo potrà rafforzare ed esprimere il comune cammino che la Chiesa è chiamata a compiere per essere sempre più e sempre meglio segno e strumento di unità nell’armonia delle diversità. Sarà importante aiutare a riscoprire le esigenze della chiamata universale alla partecipazione responsabile, nella valorizzazione dei carismi e dei ministeri che lo Spirito Santo non cessa mai di elargire per la costruzione dell’unica Chiesa»(Francesco, Lettera a S.E. Mons. Rino Fisichella per il Giubileo 2025, in www.iubilaeum2025).

La Bolla di indizione del Giubileo «Spes non confundit»

Il 9 maggio u.s., festa dell’Ascensione del Signore, papa Francesco pubblica la Bolla “Spes non confundit” (la Speranza non delude) con la quale indice il Giubileo del 2025 che inizierà ufficialmente durante la Vigilia di Natale 2024 con la solenne apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro e si concluderà il 6 gennaio 2026 Epifania del Signore. Nella Bolla il Papa descrive ampiamente la Speranza declinandola a tutti gli aspetti e le dimensioni tipiche del Giubileo e ci fa guardare oltre, alla meta, l’incontro con il Signore Gesù (Cfr. Francesco, Spes non confundit, Bolla di indizione del Giubileo ordinario 2025, 9 maggio 2024, n. 5).La Speranza, virtù teologale, che viene dall’Alto, infusa nei nostri cuori, strettamente connessa alla Fede e alla Carità, è stata eletta da papa Francesco come«…insostituibile compagna che fa intravedere la meta…»(Bolla n. 5), colei, dunque, che ci prende per mano e ci accompagna in questo nostro tempo, tanto bisognoso di Speranza perché, come scrive lo stesso Pontefice: «Tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé»(Francesco, Bolla n. 1). La Speranza cristiana, dunque, in questo Giubileo 2025, diventa cammino, si fa pellegrinaggio appunto (Peregrinates in spem il motto del Giubileo!), strada e meta al tempo stesso, tenendo presente che: «Tutto ciò però sarà possibile – scrive il papa nella citata Lettera – se saremo capaci di recuperare il senso di fraternità universale, se non chiuderemo gli occhi davanti al dramma della povertà dilagante che impedisce a milioni di uomini, donne, giovani e bambini di vivere in maniera degna di esseri umani»(Francesco, Lettera a S.E. Mons. Rino Fisichella per il Giubileo 2025, in www.iubilaeum2025).

I segni della speranza

In questo Giubileo 2025, oltre ai segni tradizionali del Pellegrinaggio, dell’Indulgenza e della Porta Santa, sono da attenzionare i «Segni della Speranza»: «Oltre ad attingere la speranza nella grazia di Dio, siamo chiamati a riscoprirla anche nei segni dei tempi che il Signore ci offre. […]. Ma i segni dei tempi, che racchiudono l’anelito del cuore umano, bisognoso della presenza salvifica di Dio, chiedono di essere trasformati in segni di speranza» (Bolla n. 7). Il primo segno di Speranza il Papa lo individua nella ricerca e nell’impegno per la «pace per il mondo»: «Immemore dei drammi del passato, l’umanità è sottoposta a una nuova e difficile prova che vede tante popolazioni oppresse dalla brutalità della violenza. Cosa manca ancora a questi popoli che già non abbiano subito? Com’è possibile che il loro grido disperato di aiuto non spinga i responsabili delle Nazioni a voler porre fine ai troppi conflitti…? È troppo sognare che le armi tacciano e smettano di portare distruzione e morte? Il Giubileo ricordi che quanti si fanno “operatori di pace saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9)» (Bolla n. 8). E poi gli altri «Segni di Speranza» che il papa ci invita a riconoscere e vivere durante questo anno santo: l’«Apertura alla vita con paternità e maternità responsabile» (n. 9), «l’alleanza sociale per la speranza, che sia inclusiva e non ideologicae lavori per un avvenire segnato dal sorriso di tanti bambini…» (Bolla n. 9), «I detenuti che, privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto. Propongo ai Governi che nell’Anno del Giubileo si assumano iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell’osservanza delle leggi» (Bolla n. 10), gli ammalati: «… che si trovano a casa o in ospedale. Le loro sofferenze possano trovare sollievo nella vicinanza di persone che li visitano e nell’affetto che ricevono» (Bolla n. 11), i giovani: «Essi, purtroppo, vedono spesso crollare i loro sogni. Non possiamo deluderli: sul loro entusiasmo si fonda l’avvenire. È bello vederli sprigionare energie, ad esempio quando si rimboccano le maniche e si impegnano volontariamente nelle situazioni di calamità e di disagio sociale. Ma è triste vedere giovani privi di speranza» (Bolla n. 12), i migranti: «La comunità cristiana sia sempre pronta a difendere il diritto dei più deboli. Spalanchi con generosità le porte dell’accoglienza, perché a nessuno venga mai a mancare la speranza di una vita migliore» (Bolla n. 13). Ed ancora gli anziani e i nonni: «Valorizzareil tesoro che sono, la loro esperienza di vita, la sapienza di cui sono portatori e il contributo che sono in grado di offrire, è un impegno per la comunità cristiana e per la società civile, chiamate a lavorare insieme per l’alleanza tra le generazioni» (Bolla n. 14) ed infine l’attenzione ai poveri: «È scandaloso che, in un mondo dotato di enormi risorse, destinate in larga parte agli armamenti, i poveri siano “la maggior parte […], miliardi di persone”» (Bolla n. 15).Un ciclo di catechesi nella nostra Arcidiocesi di Catania, di prossima pubblicazione sul settimanale diocesano “Prospettive” fornirà opportune riflessioni e approfondimenti al fine di prepararci, meglio ed insieme, all’esperienza di Grazia che è il Giubileo.

Ma Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo 2025, aggiunge anche alcuni accorati “appelli di speranza”. Essi riguardano l’attenzione ai beni della terra che «non sono destinati a pochi privilegiati, ma a tutti» (Bolla n. 16) e il condono dei debiti, tra cui il «debito ecologico»: «soprattutto tra il Nord e il Sud, connesso a squilibri commerciali con conseguenze in ambito ecologico, come pure all’uso sproporzionato delle risorse naturali compiuto storicamente da alcuni Paesi» (Bolla n. 16). Un ricordo speciale lo dedica a due avvenimenti molto significativi,il primo riguarda i 1700 anni del primo grande Concilio ecumenico di Nicea (325 – 2025) il prossimo 20 maggio. Il Concilio di Nicea, scrive il Papa, «ebbe il compito di preservare l’unità, seriamente minacciata dalla negazione della divinità di Gesù Cristo e della sua uguaglianza con il Padre. […]. Dopo vari dibattimenti, tutti, con la grazia dello Spirito, si riconobbero nel Simbolo di fede che ancora oggi professiamo nella Celebrazione eucaristica domenicale» (Bolla n. 17). Il secondo è ancor di più cristologico: «nel 2033, infatti, si celebreranno i duemila anni della Redenzione compiuta attraverso la passione, morte e risurrezione del Signore Gesù» (Bolla n. 6). Il Giubileo della Speranza, dunque, ci proietta in un futuro prossimo che ci fa guardare sempre a Cristo e alla salvezza che ci viene dalla sua vita offerta in obbedienza alla volontà del Padre.

* delegato diocesano per il Giubileo

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