“La vita, amico, è l’arte dell’incontro” cantava il brasiliano Vinícius de Moraes nel Samba delle Benedizioni, brano musicale presente nell’album nato dall’incontro con il cantautore Sergio Endrigo e il poeta Giuseppe Ungaretti. Perché in fondo l’arte accade da un incontro.
E da un incontro di incontri, dopo anni di gestazione viene oggi alla luce il nuovo CD “Tardi ti ho amato: 21st Century Spiritual Art Songs”(Da Vinci Classics, 2024*), progetto inedito di musica sacra contemporanea che vede coinvolti poeti, compositori e musicisti di diversa provenienza ed estrazione culturale.Un incontro di storie, un incontro tra arti.
L’iniziativa artistica«nasce da una cena per una raccolta fondi introdotta da un video, che raccontava l’esperienza per cui la raccolta fondi era destinata. Si trattava di una scuola in Uganda, in un luogo in cui arrivavano molte donne che scappavano dalla guerra con i loro figli. L’atteggiamento amorevole che accoglieva queste donne e i loro figli restituiva loro la dignità di persone, che riaccendeva la voglia di curarsi, di vivere, di collaborare per creare un ambiente buono e positivo». Con queste parole il musicista Nicola Malagugini racconta con stupore ancora vivo la genesi del progetto. È l’incontro con un fatto ben preciso, una gratuità che canta l’esperienza di una bellezza travolgente che provoca il cuore. E lascia il segno.
La genesi del progetto in una scuola dell’Uganda
«La gioia che vedevo nei volti degli alunni di questa scuola e delle loro mamme mi rimase impressa, e nacque il desiderio di essere promotore di un’iniziativa che potesse essere di sostegno a questa impresa o di altre simili e di dedicare la mia passione e il mio lavoro alla creazione di qualcosa che fosse anche in grado di raccontare quale fosse l’origine di quel bene che si era sprigionato in Uganda e che ci era stato raccontato dal video portato da una donna italiana cooperante al progetto e che conosceva bene le persone che avevamo visto. L’incontro con Gesù Cristo di quell’infermiera, nella persona di Luigi Giussani, ma che potrebbe essere avvenuto con qualunque altro rappresentante autentico di quella catena ininterrotta di incontri fecondi iniziati in un paesino chiamato Nazareth, era stato ed è ancora in grado di risvegliare un gusto per la propria e altrui esistenza che è testimoniato da un continuo fiorire di incontri gioiosi e orientati al bene».
Risvegliare un gusto per la vita grazie ad un contagio senza fine, incontro dopo incontro. Perché bellezza chiama bellezza. Così dalla testimonianza della “Luigi Giussani High School” in Uganda (opera educativa della Fondazione AVSI che accoglie dal 2012 figli di donne in fuga dalla guerra), da questo prezioso fiore di speranza piantato in terra africana sboccia il progetto artistico “Tardi ti ho amato”. Un’iniziativa dal titolo emblematico di memoria agostiniana, tratto dal brano de Le Confessioni che apre la raccolta ponendo l’accento sul desiderio di bellezza da sempre insito nel cuore dell’uomo.
Una collaborazione fra poeti, compositori e artisti
Con questo desiderio a partire dal Natale del 2017 vengono alla luce testi poetici che saranno in seguito musicati da diversi compositori per mezzosoprano, contrabbasso e pianoforte.Un incontro diversi e note.
Un melodiare che interroga l’umanità ferita
Perché come sostenuto in prefazione dal priore provinciale dei Domenicani fr. Francesco La Vecchia OP «ogni nota, ogni silenzio, ogni suono, ogni determinato strumento, ogni fraseggio sono il frutto di un incontro che con il suo “melodiare”, anche quando non fa uso della parola musicata, prova a raccontare a Dio la bellezza degli uomini. E prova a condividere con gli uomini la Bellezza che è Dio!».
Un melodiare che interroga l’umanità ferita del nuovo millennio afflitta da molteplici emergenze che trovano spazio nella raccolta. Dal dramma delle migrazioni custodito nei versi della “Canzone di Yosef” (testo di Pietro Russo; musica di IkserMijares) e affidato al drammatico richiamo biblico di “Melopea” (“Preghiera di Geremia” e “Osea”, testi di Pietro Cagni, musiche di Luciano Maria Serra), al breve componimento musicale “Preghiera per una lacrima fra le onde” (musica di Massimo Patti), attraverso il dramma esistenzialedel primo lockdown che rivive nel testo “Più che un racconto” (testo di suor Elena Ascoli, musica di Andrea Amici), alla preoccupazione sempre più urgente per la cura dell’ambiente ispirata all’enciclica Laudato si’di papa Francesco e richiamata nel “Cantico di Noè” (testo di Lorenzo Rapisarda, musica di Yorgos Hatzimichelakis), fino alla ricerca della verità, l’inquieta sete che muove il viaggio esistenziale nei versi delle “Due poesie” (“In quel buio” e “Benedicimi Padre”, testi di Massimiliano Mandorlo, musiche di Maurizio Annunziata).
La raccolta – che comprende gli omaggi a Dante con il cantico “Vergine Madre” e a Sant’Agostino con “Tardi ti ho amato”(entrambi musicati da Salvatore Passantino) – si chiude con l’affidamento alla Madonna attraverso l’antifona domenicana “Salve Regina” musicata dal venezuelano IkserMijares. Brani magistralmente interpretati dalla voce sublime di Maria Russo (mezzosoprano), dalle note della giovane pianista Mirea Zuccaro (pianoforte) e da Nicola Malagugini (contrabbasso).
L’arte si fa canto e preghiera
“Tardi ti ho amato” ci consegna un’arte non fine a sé stessa, che non si aliena dalla realtà per guardarsi allo specchio ma che lasciandosi ferire e inquietare si fa canto e preghiera.
Anche se «nel mondo in cui viviamo, poco capace di riflessione e spesso malato di un individualismo troppo piegato sulle esigenze materiali, i testi sacri risultano tuttavia distanti, estranei o confinati al momento liturgico, non in grado di fare breccia nel vissuto quotidiano e nelle scelte di vita. Eppure, la spiritualità, intesa come ricerca del senso della vita, è un bisogno connaturato all’uomo», riflette Malagugini.
Il cuore dell’uomo di questo bisogno è emergenza. «Ma il cuore sente un altro tempo. Sente l’eterno e sente che è sempre tardi per amarlo. Agostino lo dice per sé e per tutti. Tardi, è sempre tardi. Sempre e tardi, che suprema contraddizione! L’eterno ci sovrasta e le nostre composizioni di musica e parole lo inseguono come bambini» rilancia il poeta Davide Rondoni in postfazione.
Perché dall’Uganda a Catania non è mai troppo tardi per amare.