Prospettive

Veglia di preghiera a Catania, l’arcivescovo Renna: “Siamo chiamati a essere profeti di pace”

“In questa giornata così carica di trepidazione e di tristi ricordi di chi ha visto strappare i propri cari; in questo giorno in cui un terribile conflitto è iniziato, abbiamo riascoltato la profezia di Isaia sul Messia, che ci fa sperare ciò che è umanamente impossibile e ci invita a costruire un futuro di pace”. Così l’arcivescovo metropolita di Catania, monsignor Luigi Renna, ha avviato la sua riflessione durante la Veglia di preghiera per la pace che si è tenuta la sera di lunedì 7 ottobre nella Chiesa Collegiata.

Alla veglia erano presenti le autorità civili, tra cui il prefetto di Catania, Maria Carmela Librizzi, i rappresentanti delle Aggregazioni laicali della diocesi, parroci e fedeli di tre vicariati della città. Due testi hanno aiutato la preghiera per la pace: un brano del profeta Isaia e un discorso di Papa Francesco pronunciato il 6 marzo 2021, durante l’incontro interreligioso nella Piana di Ur.

“La profezia di Isaia – ha proseguito l’arcivescovo Renna – ci dice che le condizioni di pace si realizzano quando lo Spirito del Signore con i suoi doni è accolto: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, conoscenza e timore di Dio. È tutto ciò che fiorisce nel cuore dell’uomo e gli permette di dialogare, di guardare l’altro come un fratello e non come un nemico, di usare la ragionevolezza piuttosto che cedere alla follia della guerra”. E ha aggiunto: “Cosa abbiamo da offrire al mondo se non questo messaggio di pace? Se non lo facessimo, il mondo resterebbe al buio, senza speranza”.

Sulle orme del discorso di Papa Francesco a Ur dei Caldei, l’arcivescovo Renna ha richiamato l’esempio di Abramo, “padre nella fede per noi cristiani, per ebrei e musulmani: un padre per tutti, che ha levato lo sguardo per contemplare la promessa di Dio in una miriade di stelle, e che si è incamminato verso una terra conquistata non con le armi, ma con l’ospitalità”. E ha continuato: “Da lì noi veniamo, dalla testimonianza di fede di Abramo, che, come afferma papa Francesco, guardando l’Oltre di Dio, ha scoperto l’altro nel fratello, camminando alla ricerca e offrendo ospitalità”. L’esempio di Abramo si colloca in una logica opposta a quella “di chi vuole appropriarsi dei beni della terra con violenza, di chi vuole sentirsi padrone di tutto e di tutti. È da qui che nascono i conflitti”. Da questo scaturisce l’auspicio che “il Signore susciti ancora profeti di pace, in un momento storico in cui scelte come la nonviolenza, la rinuncia alla deterrenza e alla corsa agli armamenti sembrano essere state dimenticate”.

Monsignor Renna ha infine ricordato la testimonianza del vescovo don Tonino Bello. “Come non ricordare – ha concluso – ciò che ho ascoltato da un grande profeta di pace, allo scoppio della Guerra del Golfo, durante la veglia di preghiera nel Seminario Regionale di Molfetta? Quella veglia era presieduta dal santo vescovo don Tonino Bello, e in quella assemblea risuonò in francese il discorso di San Paolo VI all’ONU, con il suo triplice: Mai più la guerra. Anche in quel giorno la profezia risuonò quando tutto sembrava perduto”. “Continuiamo – ha concluso monsignor Renna – ad essere profeti di pace: il mondo ha ancora bisogno di riascoltare il sogno di Isaia e di chi spera con lui”.

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