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Letteratura e poesia: qualcosa che accade. Riflessione sulla Lettera di Papa Francesco

Il padiglione della Santa sede alla Biennale di Venezia, 18 aprile 2024. ANSA/Biennale Venezia ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING NPK

C’è qualcosa di inedito nell’estate appena trascorsa. Qualcosa di prezioso, da custodire. E su cui ritornare. Una lettera sul ruolo attuale della letteratura e della poesia rivolta non appena agli addetti ai lavori, ma a tutti. Qualcosa di raro se consideriamo che il testo in questione porta la firma di Papa Francesco. Che non è nuovo ad una certa sensibilità per l’arte. Un messaggio che si colloca in continuità con gli ultimi pontificati nel solco di una rivalutazione sempre rinnovata dell’arte da parte della Chiesa. A tal proposito si pensi tra le testimonianze pubbliche recenti alla primizia sbocciata ad aprile nel cuore della laguna veneta dal titolo emblematico “Con i miei occhi”, il padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia. Fiore di singolare bellezza tra i corridoi del carcere della Giudecca, frutto dell’incontro tra gli artisti e le donne che su quell’isola scontano la loro pena.
Qualcosa senza precedenti.

Ed è con la stessa sensibilità, quella di chi non censura nulla dell’umano, che Francesco guarda al fenomeno letterario e alla poesia. Con uno sguardo che esige nuove prospettive in tempi in cui anche la cosiddetta post-modernità è ormai di fatto pienamente superata.
Tra le diverse sollecitazioni suscitate dalla lettera del Papa, fa riflettere che il testo del 4 agosto venga alla luce in un contesto che vede l’Italia tra le peggiori nazioni d’Europa per quanto riguarda il numero di lettori (fonte “Il Sole 24 ore” del 26/08/2024, dati Eurostat del 09/08/2024).
Ma cosa ci chiede Francesco?

La letteratura strumento per dialogare

con la cultura del nostro tempo

Dalla prima all’ultima riga la lettera è una provocazione che muove da un’urgenza ben precisa.
Non è un caso che il messaggio, inizialmente indirizzato solo ai futuri sacerdoti, venga rivolto anche agli agenti pastorali e a tutti i cristiani. Francesco allarga la platea dei destinatari. Al cuore della lettera arde la tensione missionaria per ogni uomo: «per un credente che vuole sinceramente entrare in dialogo con la cultura del suo tempo, o semplicemente con la vita delle persone concrete, la letteratura diventa indispensabile» perché «la letteratura e le arti cercano di esprimere l’indole propria dell’uomo e di illustrare le miserie e le sue gioie, i suoi bisogni e le sue capacità».

Letteratura come “via d’accesso”, strada privilegiata che consente di entrare «in un rapporto intimo con la nostra esistenza concreta, con le sue tensioni essenziali, con i suoi desideri e i suoi significati». Perché ha «a che fare, in un modo o nell’altro, con ciò che ciascuno di noi desidera dalla vita». Lettura come occasione per la riscoperta continua dei desideri più profondi del cuore di ogni uomo.

Più volte Francesco riprende nella lettera diversi spunti di riflessione da scrittori e da recenti lavori sul tema, come dal libro “La pagina che illumina” (ed. Ares) di p. Antonio Spadaro dove il gesuita afferma che «la letteratura è come un laboratorio fotografico, nel quale è possibile elaborare le immagini della vita perché svelino i contorni e le loro sfumature. Ecco, dunque, a cosa “serve” la letteratura: a “sviluppare” le immagini della vita, a interrogarci sul suo significato. Serve, in poche parole, a fare efficacemente esperienza della vita».

Un atto non astratto dalla concretissima realtà del quotidiano ma un gesto che è esperienza.
Qualcosa che accade, arte e vita in un legame indissolubile. Legame dove l’arte non è mai fine a sé stessa perché nasce dalla vita ed è per la vita. «La letteratura diventa allora una palestra dove allenare lo sguardo a cercare ed esplorare la verità delle persone e delle situazioni come mistero, come cariche di un eccesso di senso».

La lettura come momento

 di incontro tra il cuore pulsante

 del testo e quello del lettore

Francesco richiama il pensiero del teologo tedesco Karl Rahner quando afferma che «l’atto della lettura è, allora, come un atto di “discernimento”, grazie al quale il lettore è implicato in prima persona come “soggetto” di lettura e, nello stesso tempo, come “oggetto” di ciò che legge. Leggendo un romanzo o un’opera poetica, in realtà il lettore vive l’esperienza di “venire letto” dalle parole che legge.»
Lettura come sinergia, coinvolgimento attivo che si accende nell’incontro tra il cuore pulsante del testo e quello del lettore, chiamato così a prendere parte all’atto creativo perché«riscrive l’opera, la amplifica con la sua immaginazione, crea un mondo, usa le sue capacità, la sua memoria, i suoi sogni, la sua stessa storia piena di drammi e simbolismi, e in questo modo ciò che emerge è un’opera ben diversa da quella che l’autore voleva scrivere».

A questo proposito Francesco riprende l’immagine dello scrittore britannico C.S. Lewis che pone l’accento sull’importanza della lettura, gesto di scoperta sulla soglia dello stupore: «leggendo un testo letterario, siamo messi in condizione di “vedere attraverso gli occhi degli altri”, acquisendo un’ampiezza di prospettiva che allarga la nostra umanità».

Vedere attraverso gli occhi degli altri, una rivoluzione di prospettiva rispetto a quel voyerismo da deriva social che oggi spesso si esaurisce nell’affanno dell’essere visti ad ogni costo dagli occhi degli altri.

“Rispondere adeguatamente alla sete di Dio di molta gente”

Francesco guarda alcontesto attuale con la stessa preoccupazione già contenuta nella sua prima Esortazione Apostolica Evangelii gaudium, non a caso richiamata nella lettera: «Ma più dell’ateismo, oggi abbiamo di fronte la sfida di rispondere adeguatamente alla sete di Dio di molta gente, perché non cerchino di spegnerla con proposte alienanti o con un Gesù Cristo senza carne».

Rispondere alla sete di Dio di molta gente, «l’impegno a che tutti possano incontrarsi con un Gesù Cristo fatto carne, fatto umano, fatto storia. Dobbiamo stare tutti attenti a non perdere mai di vista la “carne” di Gesù Cristo; quella carne fatta di passioni, emozioni, sentimenti, racconti concreti, mani che toccano e guariscono, sguardi che liberano e incoraggiano, di ospitalità, di perdono, di indignazione, di coraggio, di intrepidezza: in una parola, di amore».

È la sfida che vede la letteratura e la poesia costituire quel terreno fertile da esplorare, occasione per riscoprire la parola incarnata, presente, qui e ora, contemporanea e concreta. Una parola sempre viva che riaccade nella lettura, luogo d’incontro privilegiato dove “ci tuffiamo nei personaggi, nelle preoccupazioni, nei drammi, nei pericoli, nelle paure” della vita, e così diventiamo “sensibili al mistero degli altri”.
Che in fondo è anche il nostro.

Ecco il link per leggere la Lettera di Papa Francesco: https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2024/08/04/0600/01218.html

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