Dopo l’articolo della dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo “E. De Amicis” di Trenmestieri Etneo, prof. Tiziana Palmieri, pubblichiamo altri tre interventi di docenti che si sono lasciati interpellare dal messaggio dell’arcivescovo di Catania monsignor Luigi Renna sull’inizio dell’anno scolastico. Si tratta di Teresa Scacciante e Mariagrazia Colianni (entrambe docenti di Lettere presso l’ istituto industriale Marconi-Mangano di Catania); e di Marco Sciacca (anch’egli docente di Lettere in attesa di incarico).
“Non lasciamoci rubare la passione educativa”
di Teresa Scacciante
(docente di Lettere presso l’ istituto industriale Marconi-Mangano di Catania)
La scorsa settimana, la prima mattina di scuola, sono entrata in classe trepidante, come ogni anno: ma perché? Per che cosa? Anzitutto perché insegnare per me significa voler trasmettere ai miei alunni – durante il percorso scolastico – la positività della vita, la quale permane attraverso e nonostante le difficoltà e le brutture che fanno capolino da tante parti; in secondo luogo vorrei che ciascuno attraversasse gli anni dell’ adolescenza con una speranza reale, non passeggera, fondata su un pezzetto di ‘bene’ di cui già fa esperienza (l’affetto dei genitori e degli amici, la cura e magari la stima degli insegnanti…); e ancora – attraverso la mia passione – vorrei che anche loro possano crescere nella curiosità e nell’amore per la conoscenza, che aiutano a capire meglio la realtà complessa in cui viviamo.
Tutto ciò è più o meno chiaro razionalmente parlando, ed è di grande sostegno l’augurio che il nostro Vescovo ha rivolto recentemente agli insegnanti della diocesi, quando afferma che “chi ha il compito di insegnare e non si lascia mai rubare la propria passione educativa, è il vero motore della crescita del nostro Paese, che può essere tale se è anche progresso culturale e spirituale”.
Eppure nel tran tran quotidiano, di fronte a una platea imprevedibile di giovani, di atteggiamenti e comportamenti, anche i migliori propositi impallidiscono e rischiano di sfumare. Allora, per iniziare all’altezza del desiderio che accomuna – in fondo – proff e alunni, ho scelto per la prima lezione una frase di Dostoevskij: “La bellezza salverà il mondo”. Ho cominciato, in una terza classe di scuola superiore , proprio col far vedere loro alcuni momenti di bellezza che ho catturato durante l’estate attraverso delle foto suggestive. Ne è nato un dialogo e un lavoro che continuerà la prossima settimana, attraverso cui ognuno proverà a rispondere alla domanda: “che significa che la bellezza salverà il mondo? Mi è capitata recentemente un’esperienza così?”
“Costruire relazioni vere fra alunni e docenti”
di Mariagrazia Colianni
(docente di Lettere presso l’ istituto industriale Marconi-Mangano di Catania)
La passione è il motore di ogni azione: chi ha il compito di educare e “non si lascia mai rubare la propria passione educativa” , si accorge che essa è il vero motore della crescita umana e del progresso culturale, come sottolinea l’arcivescovo di Catania nel suo messaggio di auguri per il nuovo anno scolastico, rivolgendosi ai dirigenti e ai docenti del territorio. Ogni inizio d’ anno è il momento per riflettere sugli obiettivi e i buoni propositi, e non solo gli allievi sono chiamati a fare ciò, ma anche noi docenti, che dobbiamo sempre ricordare, dunque avere in cuore, il nostro ruolo di lievito tra i ragazzi, di guida.
Per essere credibili, però, non possiamo non essere noi per primi ad entrare in classe con gli occhi pieni di stupore e passione per i saperi e le esperienze formative che ci accingiamo a trasmettere ai giovani. Il “là” della giornata certamente sarà lo sguardo, come ci insegna Alessandro D’Avenia; sarà l’appello, inteso come momento e occasione di incontro di volti, assetati di essere visti, accolti, ascoltati. L’esperienza ci insegna che a scuola avvengono i miracoli, che l’acqua può trasformarsi in vin; De André canta che “dal letame nascono i fiori”.
Ma questo prodigio è frutto della costruzione di una relazione vera tra alunno e docente, in cui il ragazzo si sente apprezzato, incoraggiato, stimato dall’adulto che ha accanto. Alimentare dunque l’autostima è il primo obiettivo, il primo proposito della coscienza di ogni insegnante che desidera lasciare il segno.
E verranno così alla luce i talenti di ogni ragazzo che daranno frutti per il bene di sé e degli altri, quei frutti che solo l’amore è in grado di generare.
“Insegnare implica scendere in campo”
di Marco Sciacca
(docente di Lettere)
Un altro anno scolastico è ricominciato, tutti pronti. Una nuova sfida ricomincia … già! Una sfida, perché essere insegnanti oggi non è una programmazione da finire, delle nozioni da trasmettere, un pdp da comporre, una burocrazia interminabile da adempiere.
Insegnare oggi significa ‘scendere in campo’, non con la testa ma con le mani. Mani pronte ad impastare con degli ingredienti che non possono essere più solamente i libri, ma le vite degli studenti, protagonisti attivi, con i dissidi, con le problematiche con il ‘loro mondo’ che irrimediabilmente cambia. L’insegnante deve essere pronto a conoscere ed entrare in questo mondo per poter dare “la pillola giusta al momento giusto”.
Come dice lo stesso arcivescovo Renna bisogna offrire possibilità che “permettano ad ogni ragazzo di crescere come persona e come cittadino, del nostro Paese e del mondo. “ La sfida per ogni docente è più ardua del previsto, poiché si presuppone una conoscenza ampia del mondo in cui si vive, delle problematiche giovanili, della contemporaneità per formare cittadini del domani, menti capaci prima di tutto di essere uomini e donne, con valori, che possano forgiare la società futura. Prima viene la formazione dei cittadini, poi quella nozionistica.