Ha per titolo “Effonderò il mio Spirito ed essi saranno profeti. I frutti del cammino sinodale” , la Lettera pastorale 2024-2025 dell’arcivescovo di Catania, monsignor Luigi Renna, ed è dedicata al tema dell’Iniziazione Cristiana, di come la comunità trasmette la fede ai propri figli e nipoti, di come li fa innamorare del Dio in cui crede.

Nonostante l’infarto e i giorni di convalescenza, monsignor Renna non ha voluto mancare l’appuntamento con la Lettera annuale che segna il cammino a tutta la diocesi. “Sono consapevole – scrive in premessa l’arcivescovo – che non ho dato il meglio di me stesso, ma soltanto quello che ho potuto, in base a riflessioni ed appunti raccolti tra giugno e luglio. E questo mi basta. Anche in una situazione di fragilità si può dare qualcosa agli altri, soprattutto la propria testimonianza. È vivo in me il ricordo e l’esempio ricevuto nei primi anni di sacerdozio da un vescovo che aveva avuto un problema di salute molto più serio del mio e che non si era tirato indietro dal ministero, che acquisì negli ultimi mesi della sua vita terrena una tonalità ancora più profetica di quella che era stato negli anni in cui ‘scoppiava di salute’. Si tratta di don Tonino Bello, il venerabile vescovo di Molfetta”.

La Lettera pastorale si svolge attraverso tre capitoli. Il primo ha per titolo: “Seguire strade nuove per diventare cristiani nel nostro tempo”. Il secondo: “In ascolto della Parola per fare scelte profetiche”. E il terzo: “Linee per la fase profetica sull’iniziazione cristiana 2024-2025”.

Al centro della Lettera pastorale c’è il tema dell’Iniziazione Cristiana. “È la più grande responsabilità che abbiamo – scrive l’arcivescovo -: annunciare il Vangelo nel nostro tempo, senza fuggire da esso con nostalgia di un passato che non c’è più, ma protesi verso un futuro che dipenderà anche da noi. La profezia che la Chiesa di Catania vuole vivere è possibile solo se insieme ci fidiamo dello Spirito Santo e accogliamo il suo dono, come gli apostoli a Pentecoste, che annunciarono il Signore Risorto con un linguaggio comprensibile a tutti”.

Trasmettere la fede ai piccoli
un compito che non è solo dei catechisti

“Trasmettere la fede – sostiene monsignor Renna nella Lettera pastorale – è compito di ogni  cristiano, non solo dei catechisti o di coloro che si sentono ‘al sicuro’ perché ritengono di aver raggiunto una certa maturità”. E aggiunge: “ Come vorrei che tutti sentissimo vivo il desiderio di crescere e di far crescere nella fede le nuove generazioni, nelle scelte familiari come in quelle ecclesiali, che abbracciano la vita delle parrocchie e quelle delle associazioni e movimenti, anche di quelle forme più antiche di associazionismo laicale, come le confraternite che animano la nostra pietà popolare”. Secondo monsignor Renna:  “Abbiamo compreso in questi anni che c’è bisogno dell’impegno di tutta la comunità e che il rinnovamento dell’annuncio del Vangelo passa attraverso delle scelte che bisogna avere il coraggio di fare qui ed ora, senza rimandare ancora, perché siamo lo Spirito Santo e noi stessi a costruire il futuro”. “ Ad educare alla fede – leggiamo – è tutta la comunità cristiana, nella quale la famiglia, Chiesa domestica, è la prima cellula nella quale si cresce; la comunità cristiana perciò deve fare il possibile per coinvolgerla da ‘adulta’, affinché sia generativa, credibile e responsabile del processo di maturazione dei più giovani”.

La Lettera pastorale approfondisce un altro punto: “Cristiani si diventa”. “E’ per questo motivo – leggiamo nel testo – che l’Iniziazione Cristiana non va vissuta semplicemente come preparazione ai sacramenti che ci innestano in Cristo e nel Suo Corpo che è la Chiesa, ma come introduzione alla vita cristiana nella sua interezza. In definitiva è qui che la Chiesa, in tutte le sue espressioni, si gioca la sua missionarietà, il suo essere Chiesa in uscita”.

Un progetto catechistico diocesano

Il primo frutto del cammino sinodale, a tre anni dal suo inizio, è – secondo l’arcivescovo – un progetto catechistico diocesano. “La prima cosa da fare e da metter a punto della nostra ‘profezia’ – scrive monsignor Renna – è come annunciamo il vangelo al mondo d’oggi. (…) La profezia è propria di ogni battezzato. Solo insieme, come comunità, potremo dare voce a quella che è la profezia che ci viene richiesta in questo momento storico, quella dell’evangelizzazione, della trasmissione della fede alle nuove generazioni, del ‘secondo annuncio’ a chi è già battezzato ma non ha ancora il pensiero di Cristo”.

L’intento chiaramente espresso dall’arcivescovo è far passare una diversa mentalità ecclesiale: “dall’attenzione esclusiva ai sacramenti da ricevere all’esperienza cristiana da cominciare a vivere”.

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