Proponiamo, a partire da oggi, alcuni interventi di dirigenti e docenti a commento del messaggio dell’arcivescovo di Catania, mons. Luigi Renna, sull’inizio dell’anno scolastico. Nel suo testo l’arcivescovo, fra l’altro, scriveva: “Voi siete il capitale umano più grande dell’Italia, perché chi ha il compito di insegnare, e non si lascia mai rubare la propria passione educativa, è il vero motore della crescita del nostro Paese, che può essere tale se è anche progresso culturale e spirituale. Auguri, e coraggio!”.

Ecco il testo della dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo “E. De Amicis” di Tremestieri Etneo.

di Tiziana Palmieri

Come all’inizio di ogni anno scolastico, il nostro Arcivescovo, ha mandato al mondo della scuola un messaggio augurale, mostrando la figura di una persona di fede che possa accompagnare il percorso degli studenti piccoli e grandi. Dopo don Milani e don Pino Puglisi, quest’anno ci ha proposto il beato Carlo Acutis, che “quest’anno avrebbe compiuto 33 anni, ma è morto appena quindicenne, lasciandoci l’esempio di un ragazzo con tanta voglia di vivere ed che tutti vorrebbero accanto, per volare alto”. Volare alto, è questo invito che vorrei cogliere quest’anno per trasferirlo agli alunni e anche al personale.

Per educare, infatti, non basta enunciare le regole, né basta ripetere il richiamo allo studio.

Occorre una cornice di senso: ho chiaro lo scopo e lo condivido con i miei alunni. Ecco, “volare alto non è soltanto prendere bei voti – che non sono certo da disprezzare – ma vivere una vita che sia piena di positività, di amicizia, di altruismo”. Confesso che non so moltissimo di Carlo Acutis e leggere queste parole mi incuriosisce e mi spinge ad approfondire: “Carlo diceva che tutti nasciamo originali, ma poi alcuni finiscono di essere fotocopie, quando non hanno fiducia nei propri talenti e pur di piacere agli altri fanno delle sciocchezze che rattristano noi e chi ci vuole davvero bene. Era un ragazzo che ha saputo trasformare anche la sua passione per il computer in un’occasione grande per aiutare gli amici e diffondere notizie belle (aveva da solo realizzato un sito sui miracoli eucaristici, un mistero di cui può parlarti il prof di Religione). Carlo aveva una grande fede in Dio e non se ne vergognava: era il suo segreto e ci insegna che occorre avere un ideale infinito, da seguire con gioia e convinzione.” Carlo, mi sembra di capire, volava alto ed è questa la cornice di senso in cui anche le regole possono essere accettate e rispettate e lo studio può essere amato.

Ma occorre anche una relazione, in cui l’adulto offre se stesso come guida autorevole: le ragazze e i ragazzi percepiscono il mio atteggiamento verso di loro e verso la vita. Lavorando su se stesso, preparandosi, proponendo contenuti, il  docente può diventare testimone di ciò che chiede ai ragazzi e ai bambini, mostrando loro un metodo, una strada per arrivare alla meta. Carlo diceva che la nostra meta deve essere l’infinito e non il finito: è proprio una prospettiva che apre gli orizzonti e ci fa alzare lo sguardo. Questo, del resto, vale per i giovanissimi, ma vale anche per chi sta in cattedra o dietro la scrivania della segreteria o della presidenza: senza alzare lo sguardo soffochiamo fra burocrazia digitale e carte da firmare.

A questo serve l’educazione: ad alzare lo sguardo.

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