di Gessica Scollo e Gloria Scollo
La frenesia del fare e l’ansia del risultato, oggi più che mai, portano a trascurare il valore degli incontri e dei rapporti vissuti nel corso della nostra esistenza, lasciandoci alla fine della giornata stanchi ma vuoti. Allora, ci si chiede: «per cosa vale la pena vivere?».
Trovare una risposta univoca a questa domanda è difficile, ma la storia di Franz e Franziska Jägerstätter, presentata al Meeting di Rimini 2024, potrebbe aiutarci a fornire una risposta, spingendoci a riflettere su ciò che è davvero essenziale nella vita.
La mostra, divisa in quattro sezioni, ciascuna accompagnata da una serie di pannelli e video tratti dal film di Terrence Malick Una vita nascosta (2019), permette di mettere a fuoco i momenti chiave di un incontro: quello tra i due giovani contadini nel villaggio austriaco di Sankt Radegund nella prima metà del Novecento. Quando la loro vita viene sconvolta dall’avvento del Nazismo, insieme scoprono una fede profonda in Cristo e la bellezza della vita coniugale.
A parlarci della scelta di presentare e raccontare la storia di Franz, giovane per il quale la moto, le bevute con gli amici e le avventure con le ragazze erano tutto prima dell’incontro con Franziska, è uno dei curatori, lo storico Giuseppe Emmolo. Tramite la suggestiva immagine di due ruscelli che incontrandosi formano un fiume, Emmolo illustra la genesi della mostra.
«La storia di Franz e Franziska ha catturato l’interesse del nostro gruppo di storici di Milano. Uno dei nostri membri era già stato nel loro paese d’origine e, l’anno scorso, abbiamo pubblicato un articolo su Franz nella nostra rivista Linea Tempo. Agli organizzatori del Meeting abbiamo proposto l’idea di approfondire la loro vicenda, e il riscontro è stato positivo. Inoltre, abbiamo scoperto che un altro gruppo, guidato da Don Emanuele Silanos della San Carlo di Padova, aveva lo stesso desiderio di realizzare una mostra. Abbiamo quindi scelto di raccontare la storia di Franz e Franziska utilizzando le loro stesse parole, avendo avuto la fortuna di accedere all’intenso scambio di lettere tra di loro. Inoltre, Franz aveva tenuto una serie di taccuini nei quali annotava le sue riflessioni sulle Sacre Scritture, applicandole alla realtà che si trovava a vivere. Questo ci ha permesso di creare un racconto molto toccante e autentico, legando alla scrittura anche gli aspetti visivi».
Il curatore della mostra ha poi espresso profonda gratitudine verso Erna Putz, biografa ufficiale di Franz. «Abbiamo invitato Erna Putz a vedere la mostra, e lei ha accettato», racconta. «Nonostante non conoscesse l’italiano, con l’aiuto di una guida esperta in tedesco, ha voluto esaminare attentamente ogni pannello della mostra. Il più grande riconoscimento è stato il suo commento finale: “Avete fatto un ottimo lavoro, avete scelto le frasi giuste, quelle essenziali. È esattamente ciò che avrei fatto io”».
Per concludere, il curatore ha evidenziato quanto sia significativo il passaparola che sta accompagnando la mostra, molto frequentata. «Molti dei visitatori, uscendo, condividono con me quanto siano stati profondamente toccati dall’intensa storia d’amore e di unità tra Franz e Franziska, e dalla testimonianza di una fede vissuta in modo pieno, a 360 gradi. Franz compie la sua scelta senza giudicare gli altri. Giustiziato dopo essersi rifiutato di combattere per Hitler, è stato riconosciuto martire nel 2007, poiché la sua scelta è l’affermazione di un ideale, come incontro costante con un Gesù Cristo vivente. Questa mostra non suggerisce un’obbedienza passiva alle regole, ma una continua riflessione personale sulla propria fede, sempre incentrata su Gesù Cristo».
Anche Caterina, una delle guide della mostra, si sofferma sul valore dell’incontro e su come il Meeting ne sia un’occasione: «Incontro non soltanto con le persone, ma con diverse realtà e le loro storie di vita, delle quali faccio il pieno. Mi serve come carburante per tutto l’anno. Io insegno e durante il Meeting penso anche ai miei studenti; alcuni incontri o eventi mi sono utili come spunto per le mie lezioni. Per esempio, il cantautore Ruggeri ha citato Mary Shelley. Ciò che porterò con me da questi giorni è l’incontro con Rami Elhanan e Bassam Aramin, ai quali ho fatto da guida. L’uno israeliano e l’altro palestinese, accomunati dalla perdita di un figlio, sono riusciti a trasmettermi il dono del perdono e della riconciliazione». E aggiunge: «Fare la guida alla mostra su Franz e Franziska è stata una scelta. Conoscevo già la loro storia, avevo visto il film; quindi, quando ho saputo che al Meeting ci sarebbe stata una mostra dedicata a loro, mi è sembrato un bel modo per far conoscere questa bellissima storia», afferma con cura e gentilezza.