Foto di Nuccio Condorelli

È ormai una consuetudine pluridecennale: anche quest’anno la comunità diocesana del Movimento di Comunione e Liberazione ha svolto il suo pellegrinaggio al Santuario della Madonna della Sciara di Mompileri.

La data è sempre la stessa: la vigilia dell’Assunzione, la festa Mariana per eccellenza.
Nel calendario di CL questa data si associa anche al 70° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di monsignor Francesco Ventorino – don Ciccio, per coloro che in vita l’hanno conosciuto – figura di grande educatore padre spirituale – e la prossimità del suo anniversario di morte (17 agosto 2015). «Da anni ci rechiamo qui per devozione alla Madonna e per l’amicizia di don Ciccio» spiega Alfio Pennisi, presidente locale della Fraternità di CL, salutando il vicario diocesano monsignor Vincenzo Branchina che ha celebrato la Messa sostituendo l’arcivescovo Luigi Renna, impossibilitato per i noti motivi di salute.
«Aver accettato il nostro invito, prima il vescovo e poi lei – continua Pennisi nel suo saluto – è per noi una scelta che testimonia stima e affetto per la nostra comunità»
Monsignor Branchina, ricambiando il saluto, afferma: «Ho accolto con gioia il vostro invito. In questa comunità ho tanti amici».

Dalle periferie umane ed esistenziali le meditazioni del Rosario

Prima della Messa, la recita dei Misteri gloriosi del Rosario.
Le meditazioni sono state affidate a persone e famiglie assistite da varie opere nate dal carisma di CL. Le testimonianze sono state affidate alle voci di alcuni volontari.

La Risurrezione di Cristo è «rinascita. Ogni essere umano celebra la Resurrezione in ogni momento della vita. Quando si superano i problemi oppure quando si affronta la malattia affidandoci al Signore o quando nelle famiglie ci sono disaccordi e vengono superati, questa è la Pasqua. Anche se passa qualche nuvola, nessuno potrà mai spegnere il sole della Resurrezione. Questa certezza è ciò di cui più ha bisogno il mondo di oggi». È la riflessione di una signora del quartiere Cappuccini, assistita dall’omonima associazione.

L’Ascensione ci indica che «la nostra vita ha un destino buono, con un mistero non svelato del tutto. Preghiamo affinché possiamo vivere questa fiduciosa attesa sostenendoci a vicenda con la testimonianza della carità».

Un ospite della Casa di accoglienza Rosario Livatino, facendo riferimento alla discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli, parla di «presenza. Gesù fa capire agli apostoli che non li ha abbandonati, ma è sempre presente in mezzo a loro. Se prima nutrivano dei dubbi, ora non li hanno più».

L’Assunzione di Maria in cielo ci ricorda che il suo destino «è riservato a tutti noi»: anche ai tanti rifugiati ucraini – a cui è affidata la meditazione -, arrivati a Catania dopo essere scappati quasi due anni fa dal proprio Paese per via di una guerra che, oggi, sembra essere quanto più lontana dal cessare. Eppure «tutti, in qualsiasi circostanza ci troviamo, siamo chiamati ad un destino di gloria. La speranza nel futuro è in Cristo presente, che si manifesta in una compagnia».

Maria Regina degli angeli e dei santi: «Una Madre che abbraccia il Figlio, e con lui tutti noi suoi figli. Una madre vicina, tenera, che ci tiene per mano nelle cose di ogni giorno. La Vergine Santa, così come suo Figlio Gesù nella gloria del cielo, è con noi sempre. Pensiamo agli amici a cui portiamo il pacco alimentare in caritativa. Preghiamo perché nella nostra vita possa accrescersi questa fiducia nei confronti della Madonna».

«Guardando Maria possa rinascere nella nostra terra la speranza»

“Fiducia” e “alleanza” sono parole chiave dell’omelia di monsignor Branchina: «Mai perdere l’orientamento. La storia dell’Arca dell’Alleanza ci insegna tanto sul rapporto che Dio ha voluto instaurare con l’uomo. La “donna vestita di sole” dell’Apocalisse è l’Arca dell’Alleanza che entrerà nella Gerusalemme celeste. Questo è accaduto a Maria, ma è quello che deve accadere anche in noi: Maria è quest’Arca che entra in Cielo, perché con il suo “sì” il Cielo è entrato in lei. Con lei il Verbo si è fatto Carne». E continua: «Una madre non dà solo il corpo al proprio figlio: lo educa, si relaziona con lui, gli insegna a parlare e perdonare. Così Maria ha dato anche uno spirito a Cristo. Lui non la sminuisce, la esalta quando dice che “Colui che compie la volontà di Dio è per me fratello, sorella e madre”.»

Don Branchina conclude: «Guardando a Maria, che, come dice Dante, è “di speranza fontana vivace”, possa rinascere in questo luogo – “bagnato” dalla cenere dell’Etna in attività – la speranza, e l’aiuto da parte della Madonna a compiere il volere del Padre», come essere operatori di pace: «Non preghiamo appena per la pace, facciamoci innanzitutto noi promotori di essa! Forse non potremo parlare con i potenti della Terra, ma possiamo farlo con il marito, la moglie, i figli. Dalle piccole cose nascono quelle grandi. Madre Teresa diceva che per cambiare il mondo bisogna innanzitutto cambiare noi stessi».


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