Tra gli appuntamenti caratterizzanti l’estate 2024 al chiostro del Convento di Santa Maria di Gesù a Catania, c’è stata, la sera del 9 agosto, l’esibizione live di Giovanni Caccamo.
Il giovane cantautore originario di Modica, in questi giorni impegnato in diverse tappe siciliane, è approdato anche nel capoluogo etneo, “ospitato” da Fra’ Massimo Corallo.
L’ingresso all’evento era gratuito (e infatti in numerosi sono accorsi) ma il francescano ha invitato i presenti, prima dell’esibizione, a lasciare «una generosa offerta che aiuterà questo spazio – edificato subito dopo il grande terremoto che nel 1693 distrusse la Val di Noto – a sostentarsi, e a contribuire liberamente al progetto sociale della casa di accoglienza per padri separati e studenti meritevoli in difficoltà economica, che i giovani della nostra Cooperativa sociale “SMG Lab” stanno realizzando, e che inizierà la sua attività in autunno».
Sono stati tanti, finora, gli appuntamenti della rassegna “InChiostro d’Estate”, «quasi ad augurarci che possa esserci una versione per ogni stagione», dichiara Fra’ Massimo. Diversi di questi sono stati concerti della Camerata strumentale siciliana, ma si sono svolte anche mostre d’arte contemporanea, la presentazione di un libro, una conferenza storico-artistica sulla città di Catania e il grande concerto del coro lirico del Teatro Massimo Bellini. Tutti sold out, 2500 presenze. Altri ce ne saranno da qui alla fine di agosto.
Ma il concerto di Giovanni Caccamo era forse uno degli eventi più attesi, per il rilievo dell’artista – scoperto da Franco Battiato, diverse volte al Festival di Sanremo, vincitore della categoria Nuove Proposte nel 2015 (predizione di Caterina Caselli), autore di brani di successo per Andrea Bocelli, Elisa, Malika Ayane, Elodie e tanti altri – e per la “gratuità” del biglietto.
«L’idea nasce da un’esperienza che Giovanni ha vissuto con noi frati nel 2017 – spiega Fra’ Massimo – di cui io ero organizzatore. Restai molto edificato dalla sua proposta artistica, in sintonia con i valori cristiani e francescani, tanto da chiedergli di eseguire i suoi brani durante un momento di preghiera. Inoltre, con il suo ultimo album “Parola”, Giovanni si è fatto promotore di una ricerca umana e sociale che ha come tema il “Cambiamento”, da quello climatico a quello globale. Ne è venuto fuori un documento-manifesto che Giovanni ha presentato al Parlamento Europeo ed anche al nostro Senato. Quale migliore occasione per parlare ai nostri giovani e alla nostra gente? Crediamo molto che l’evangelizzazione passi e debba passare attraverso il vissuto concreto della gente e la lettura dei segni dei tempi che ci interpellano, come persone e come credenti, e ci chiedono risposte concrete e credibili!»
Noi di Prospettive.eu proprio con Giovanni Caccamo abbiamo parlato di questi temi: del suo album, del suo impegno artistico e non, del “cambiamento”.
Giovanni, “Parola” è un album che ha per protagonista, appunto, la parola in ogni sua forma. Ci spieghi come è nato il progetto?
Nasce da un appello di Andrea Camilleri, che chiese ai giovani di incentivare la nascita di un nuovo Umanesimo. Disse: «Sono molto preoccupato dal futuro, ma sono sicuro che i giovani salveranno, in qualche modo, il destino di questo nostro pianeta». Per lui il segreto consisteva nel rimettere al centro della nostra vita la “parola”. Quindi, inizialmente, ho deciso di raccogliere questo appello, e ho creato questo disco in cui ogni canzone è ispirata da un testo di letteratura italiana, straniera, contemporanea… dichiarando le fonti: Bufalino, Pasolini, Battiato, Che Guevara e via dicendo. Prima di ogni canzone il testo di ispirazione viene interpretato da una serie di compagni di viaggio, che sono stati Willem Dafoe, Patti Smith, Liliana Segre, Andrea Camilleri (unica voce postuma), Michele Placido, Beppe Fiorello e Aleida Guevara.
Nel panorama musicale italiano (e non solo) vieni considerato un artista “impegnato”, uno sperimentatore; anche per via di alcuni tuoi caratteristici tour passati, che ti hanno visto nei salotti di varie case in giro per il mondo. Lo era anche il tuo mentore: l’immenso Franco Battiato. Sei, dunque, “uno che si impegna”. Ma per te cosa vuol dire “impegnarsi”?
Penso che ciascuno di noi sia chiamato ad ascoltarsi e capire verso dove direzionare la propria nave. Io sono partito dalla mia vita, anche dalle sue pagine più dolorose come la perdita di mio padre. Ho provato a partire dal buio cercando di avvicinarmi sempre più alla luce della mia vita, condividendo questo percorso con gli altri. Quindi, secondo me, ciascuno di noi dovrebbe impegnarsi a capire a cosa è chiamato, qual è la propria vocazione.
Tra l’altro il tuo impegno, ultimamente, non riguarda solo la musica: hai firmato di recente, il “Manifesto del cambiamento”. Un testo, con prefazione di papa Francesco, che hai già presentato in Senato e al Parlamento Europeo. Ci spieghi brevemente in cosa consiste?
Pubblicato il disco, cresceva in me la consapevolezza del fatto che non bastasse la mia risposta a quell’appello di Camilleri per far partire un nuovo Umanesimo. Serviva quella di migliaia di giovani! Ho deciso, dunque, di dedicare un anno della mia vita (che poi sono diventati tre, probabilmente diventeranno quattro), parallelamente alla mia carriera musicale, ad ascoltare i giovani e le loro idee di futuro: ho lanciato un concorso rivolto a tutti gli italiani con meno di 35 anni chiamato “Parola ai giovani”, chiedendo loro cosa cambierebbero della società in cui vivono e in che modo. Ho fatto delle tavole rotonde in varie università, carceri, centri di accoglienza raccogliendo tutti questi testi. Ne ho selezionati sessanta, che potessero aiutare in qualche modo tutti i giovani persi, che stanno cercando una luce in mezzo ai loro sogni spenti, a ritrovare un po’ la strada. “Il manifesto del cambiamento”, edito da Treccani, è un progetto che lo scorso aprile è stato aperto alle Nazioni Unite per arrivare ai giovani di ogni parte del mondo, in collaborazione con le università di Harvard, Yale, Berkeley e Tokyo. Un viaggio che dall’Italia si apre al mondo.
Durante il concerto Caccamo non ha proposto solo brani dal suo ultimo disco, ma in generale pezzi del suo repertorio (come “Ritornerò da te”, con cui vinse Sanremo Giovani) e classici della musica italiana come “Io che amo solo te”, “La cura”, “Emozioni” di Battisti e Mogol e l’intramontabile “Volare”, cantata insieme (o quasi esclusivamente) dal pubblico.
Ha spiegato, coinvolgendo il pubblico, ancor di più il suo “Manifesto del cambiamento”, sottolineando come secondo lui «nel mondo ci sia bisogno di più gratitudine». Ha raccontato la sua storia, dalla morte del padre quando aveva solo dieci anni, ai trascorsi a Milano tra Architettura all’Università e appostamenti sotto le case discografiche nel tentativo di trovare un produttore: fino alla “rassegnazione”, al ritorno in Sicilia, dove conosce Franco Battiato (omaggiato a più riprese nel corso della serata) che lo lanciò definitivamente nella scena musicale: «Sono andato via dalla mia terra alla ricerca di qualcosa che non pensavo di trovare qui. Sono tornato, e ciò che cercavo l’ho trovato proprio a casa».
Ad aprire il concerto è stata Eva, una giovane cantautrice originaria di Scicli: Giovanni la chiama sul palco anche a fine concerto: «Fino a un paio di anni fa ad aprire i miei live c’era Angelina Mango. Spero che anche tu possa arrivare presto dove è arrivata lei». Chissà. Forse anche Giovanni, come lo fu il suo mentore, si rivelerà scopritore di tanti artisti che in futuro si affermeranno. Ciò che è certo è che crede moltissimo nei giovani.