Nella felice coincidenza del quarantesimo della nascita del Silsilah, il movimento per il dialogo interreligioso tra cristiani e musulmani attivo dal maggio 1984 nell’isola di Mindanao e del quale abbiamo già avuto modo di scrivere, la Conferenza Episcopale Filippina ha conferito al Fondatore, padre Sebastiano D’Ambra, un insigne riconoscimento; si tratta della “Croce d’oro del vescovo Jorge Barlin” consegnatagli domenica 7 luglio per il «servizio eccezionale e generoso, esemplificazione degli ideali del primo vescovo filippino», così come riportato in una nota dall’Agenzia Fides. Quella Chiesa locale mostra così di apprezzare l’opera del missionario del PIME che già si era distinto come mediatore nel corso del conflitto che ha agitato il sud delle Filippine per tanti anni. Precedentemente, il 26 ottobre 2019, padre Sebastiano D’Ambra era stato il primo a ricevere il “Premio don Andrea Santoro” (missionario fidei donum martire in Turchia nel 2006) istituito dalla diocesi di Roma proprio quell’anno. Diverse le benemerenze accordate a questo nostro conterraneo, originario di Acitrezza, al quale ci stringiamo con affetto e gratitudine – e anche con un po’ di orgoglio patrio – soprattutto per la sua coraggiosa testimonianza, a volte a rischio della vita, e per la gioiosa semplicità che lo caratterizza. Inoltre il Silsilah, il cui nome dall’arabo vuol dire anello di una catena, ma anche albero genealogico e viene usata dai sufi (mistici musulmani) per indicare il legame spirituale dell’umanità creata dallo stesso Dio, aveva ricevuto dalla presidente Cory Aquino il premio per la pace 1990 e successivamente altri riconoscimenti.
Come sottolineava san Giovanni Paolo II nella Redemptoris Missio(1990), «il dialogo interreligioso fa parte della missione evangelizzatrice della Chiesa […]. Esso si fonda sulla speranza e la carità e porterà frutti nello Spirito» (n. 55-56). E davvero, quanta ricchezza in tutto il mondo di movimenti a servizio del dialogo e dell’incontro pacifico tra religioni diverse nella ferma volontà di approfondire un cammino spirituale che sfoci nell’impegno sociale! Il Silsilah è tra i più vivaci e fecondi.
Promotore del dialogo interreligioso e della pace
Bene lo ha sintetizzato lo stesso padre D’Ambra: «Oggi il Silsilahrappresenta una realtà articolata, con diversi programmi e attività, a livello sia locale che nazionale e con molti legami internazionali con gruppi e istituzioni per il dialogo e la pace. Il Silsilah è impegnato in diverse forme di dialogo interreligioso attraverso un bollettino di collegamento, dei corsi di formazione al dialogo, dei programmi di solidarietà per i poveri, iniziative di preghiera e meditazione per il dialogo e la pace, presentazione del carisma del movimento, proposte di vita e donazione al Signore attraverso gruppi e comunità».
L’ideale portato avanti dal Movimento è il dialogo interreligioso inteso come mezzo privilegiato per aiutare le religioni a incontrarsi sulla base della fiducia vicendevole senza voler fare proselitismo, ma nello sforzo comune e paritario di promuovere la pace in Asia. Questo perché il dialogo, animato dal desiderio di ascoltare e capire, aiuta individui e comunità a scoprire e apprezzare ancora di più le proprieidentità e peculiarità in uno scambio che arricchisce i fedeli neirispettivi credi anche a partire da questo confronto. Muovendo dal presupposto che Dio può manifestare la sua presenza nelle varie esperienze religiose dell’umanità, si arriva pertanto a riconoscere i valori genuini di cui ogni persona, ogni cultura e religione sono portatori.
Missione e preghiera
Nella cappella dell’Harmony village e in altri locali in cui il Silsilahorganizza gli incontri di dialogo, Bibbia e Corano sono collocati insieme sullo stesso tavolo attorno al quale poi ci si siede, proprio ad indicare questa volontà di venirsi incontro abbattendo muri e steccati. Ci si ritrova e ci si riconosce amici nel piano salvifico di quel Dio invocato come Unico e in nome dei comuni ideali di giustizia e fraternità. A tal fine padre Sebastiano ha composto la Preghiera dell’armonia, formulata in modo che tutti, recitandola, possano riconoscersi in essa.
Tutto questo interpella anche noi contemplative e, se clausura e missione sembrano essere due frontiere estreme della Chiesa, di fatto la dimensione missionaria è insita in ogni cammino di sequela Christi, per cui tutti siamo chiamati a raggiungere con la preghiera i fratelli sin nelle più lontane periferie esistenziali e geografiche.