La giornata di un delegato alla Settimana Sociale inizia abbastanza presto: sveglia alle 6, colazione alle 6.30. La messa dopo un’ora esatta e, a seguire, tutti sulle navette che portano al Centro Congressi.
Sono circa le 11… e la ricchezza già ricevuta dalla giornata è, per il sottoscritto, enorme. Si è appena conclusa la plenaria giornaliera, introdotta da un momento di preghiera presieduto da monsignor Luigi Renna, e dalla riflessione biblica di Sabino Chialà – priore della comunità di Bose – su Marco 13, 33-37: “Vegliate dunque; voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati”. Rileggendo queste parole mentre si scrive il pezzo, le si avverte come una provocazione personale: ci arriveremo dopo.
Ciò che chi scrive ha trattenuto dalla riflessione è l’importanza di custodire la casa che ci accoglie come se fosse la nostra, anche se non ci appartiene. «Il mondo che ci ospita è casa del Signore. Tutti nella società siamo provvisti di autorità: essa si invera nelle azioni che svolgiamo. Il portinaio della casa è una guida, perché possiede il compito di rimanere sveglio, sulla soglia della casa, aspettando più di altri il padrone che viene». Queste alcune delle parole nella riflessione di Chialà.
E poi gli interventi di Michele Nicoletti (docente di filosofia politica all’Università di Trento): «Se vogliamo andare al cuore della democrazia dobbiamo avere la democrazia nel cuore. Ed oggi c’è un affanno di democrazia nel mondo, sono tante le sfide da affrontare»; e di Annalisa Caputo (docente universitaria a Bari): «Dalla base individuale, dalla persona, nasce la cura al bene comune. Nascono relazioni che permettono la partecipazione attiva a una tessitura sociale». Si parla di tessitura, facendo riferimento anche a un enorme drappo di diversi quadratini cuciti insieme, provenienti da stoffe e tessuti di varia natura (dalle maglie da calcio a semplici t-shirt), realizzato da bambini e ragazzini di alcune scuole triestine. A voler simboleggiare che “l’unione fa la forza”, e può creare tante cose belle.
Il lavoro dei delegati prosegue nei vari gruppetti a cui ciascuno è stato assegnato. Ce ne sono più di 40, divisi in macroaree di interesse. Vi partecipano anche molti vescovi presenti, e seguono un iter simile a quello utilizzato per la preparazione al “sinodo sulla sinodalità”: una prima fase di ascolto, di proposta, e via via una scrematura sempre più fitta delle questioni emerse, fino alla (o alle) sintesi delle più rimarcate. Un meccanismo studiato abbastanza bene dagli ingegneri del Comitato scientifico e organizzativo. Rivedibile, però, la disposizione di quasi tutti i gruppi in un singolo, enorme, spazio: spesso non si riusciva a sentire il “collega” a un paio di metri di distanza. Urlando tutti, la situazione non può certo migliorare.
Il pomeriggio del delegato è caratterizzato dalla partecipazione alle Piazze della democrazia, ovvero i punti di ritrovo in centro, in cui si discute di questo o quel tema: ed ecco che, in quei momenti, dopo una mattinata piena, il sottoscritto dovrebbe sforzarsi di meditare di più le parole del Vangelo di Marco di cui sopra. Sarebbe bello poter scendere nei particolari della Piazza a cui chi scrive ha partecipato, ma per dovere di cronaca e amore alla verità confesserà che non ha seguito attentamente, a causa delle poche ore di sonno (che probabilmente si accumuleranno ulteriormente in questi giorni). Un appunto da fare all’organizzazione: se l’incontro in Piazza deve finire alle 19, fate in modo che alle 19.30 i delegati partecipanti siano già alla Capitaneria di Porto per la cena. Giusto promuovere la democrazia in tutte le forme, ma non bisogna per forza far parlare i dissidenti fino all’orario del concerto in Piazza Unità d’Italia (altrimenti Piazza Grande).
A proposito: grandi nomi della musica italiana presenti, come Riccardo Cocciante e Roberto Vecchioni. Oltre a loro anche i Tiromancino, Simone Cristicchi, Amara, Mr Rain e altri… Una bella serata con tanta buona musica, andata forse un po’ per le lunghe, ma pur sempre piacevole. E poi, il ritorno in albergo con la navetta della Cei, che sembra non voler passare mai. Un’immensa gratitudine, la scrittura di questo pezzo, e un meritato riposo. Per il terzo giorno la sveglia è puntata nuovamente presto. Sarà un’altra stancante, ma bellissima e ricchissima, giornata.
Foto di Maria Chiara papa