Il 3 luglio 2024 è arrivato! Una data attesa da oltre un migliaio di persone tra delegati di parrocchie, associazioni laicali e movimenti ecclesiali, cooperative, vescovi e “addetti ai lavori”. Si sono ritrovati a Trieste in occasione della 50ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, con il tema “Al cuore della democrazia”. «In una terra di confine – come è stato ripetuto più volte nel corso degli ultimi mesi e durante la cerimonia inaugurale – che in Italia più di tutti, per la propria storia, guarda all’Europa. Una terra dove convivono diverse culture, diverse confessioni cristiane e non solo».

Sembrerà esagerato, ma si percepisce già appena atterrati a Ronchi dei Legionari, soprattutto dopo il volo delle 5:45 da Catania, preso da varie delegazioni della Sicilia orientale, inclusa quella (più numerosa) etnea: con i catanesi, “capitanati” da don Alfio Carbonaro, direttore della Pastorale sociale e del lavoro, anche Nicosia – di cui fa parte chi scrive – e Acireale, tra le altre. Quest’ultima vanta a bordo di quell’aereo anche il vescovo, monsignor Antonino Raspanti (che è anche il presidente della Conferenza Episcopale Siciliana).

Arriviamo così puntuali che neppure i volontari sembrano pronti… Già, sembrano. Perché, nonostante sia ancora presto, non ci fanno aspettare neppure tanto per le prime navette. Sandro, uno dei delegati della diocesi di Nicosia, nel tragitto dall’aeroporto alla stazione, ci racconta delle sue precedenti partecipazioni alle Settimane Sociali: «Questa volta, rispetto alle altre, mi sembrano più organizzati».

Trieste ti stupisce dopo pochi “sguardi”: gli edifici di epoca neoclassica, gli scorci sul mare… non può lasciare indifferente neppure il più distratto. Ascoltando un po’ mentre si cammina, infatti, ci si accorge della facilità con cui si mescolano l’italiano, il friulano e lo sloveno. Pranzare in Piazza Unità d’Italia è un’esperienza da fare. E dopo, cominciare a girare gli stand, ancora semivuoti, delle buone pratiche: tutte quelle realtà che presenteranno le loro iniziative proprio in questa occasione.

Proprio quella sarebbe dovuta essere la cornice della cerimonia di apertura dei lavori, alla quale ha presenziato anche il Capo dello Stato Sergio Mattarella, ma le “avverse condizioni meteo” hanno imposto lo spostamento della location: il Generali Convention Center, recentemente inaugurato lì dove un tempo sorgeva il porto dell’Impero Austro-Ungarico. Ironia della sorte: all’apertura dei cancelli (ore 15) di sicuro non stava piovendo. Anzi, tutti cercavano un posto all’ombra per sfuggire all’umidità.

La cerimonia comincia dopo reiterati inviti dello speaker al silenzio e al «prendete posto». Viene eseguito l’inno di Mameli, mentre Mattarella fa il suo ingresso in sala. A cantarlo è una ragazza ucraina. Prima del Presidente interviene Simone Ferraiuolo della cooperativa sociale “Oltre l’arte” di Matera, nata dal Progetto Policoro: «Non esistono formule magiche per creare lavoro. Ma è possibile sfidare, soprattutto nei giovani, la logica della rassegnazione». A seguire Carla Barbanti, della cooperativa sociale “Trame di quartiere”, che opera a San Berillo, a Catania: «Il nostro lavoro inizia proprio dall’abitare il quartiere e tessere trame con chi lo abita. Ma tutta la migliore cooperazione, da sola, non può esistere se non c’è supporto pubblico. Quello che proviamo a fare è costruire una società democratica».

Quindi, l’intervento del cardinale Zuppi, presidente della CEI: «Non può esistere democrazia senza un “noi”. Il cattolicesimo italiano – ancora una volta – non si chiude in sagrestia e avverte come propri i temi sociali. Nella visione della Chiesa al centro c’è sempre la persona. La nostra solidarietà è verso tutti e non guarda mai il passaporto». Monsignor Zuppi, al termine del suo intervento, ha evidenziato come i cattolici nella società debbano essere pronti a pagare il prezzo della speranza.

Il presidente Mattarella ha concentrato il suo discorso – reperibile facilmente sul web e nei vari quotidiani, data la presenza di numerose videocamere della Rai – sul significato di democrazia, citando diversi personaggi illustri del mondo cattolico e sottolineando come essa sia «un esercizio dal basso».

Dopo il discorso del Capo dello Stato, la cerimonia continua con gli interventi dei governatori di regione e città, del vescovo di Trieste Enrico Trevisi e con il contributo di alcuni esponenti del comitato scientifico come monsignor Luigi Renna, che ne è presidente: «Non siamo qui per raccontarci quanto sia bello il passato delle Settimane Sociali, ma anche per assumerci la responsabilità del presente!» Dopo di lui anche la sua vice, la professoressa Elena Granata: «Cosa è oggi la partecipazione? Perché dovremmo partecipare? La partecipazione è un lavoro di piazza e di popolo».

La cerimonia di apertura termina con la foto di tutti i componenti del Comitato Scientifico e Organizzativo. Dopo, la cena alla Capitaneria di Porto, dove i più “fortunati” riescono a sedersi, mangiare e dialogare con il cardinale Zuppi o monsignor Baturi. La serata si è chiusa con un concerto di musica classica: ma il sottoscritto, con gli occhi pieni di gratitudine (e di enorme stanchezza per gli orari affrontati), dopo un giro tra le principali vie del centro, si ritira nella sua stanza d’albergo per scrivere questo pezzo, ricaricare le pile e prepararsi alle attività che da giovedì 4 caratterizzeranno per qualche giorno la vita da delegato, pronto a raccontarle!

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