Chi votare il prossimo weekend, affinché ci rappresenti al Parlamento europeo?
Forse, ancor prima del “chi”, bisognerebbe chiedersi “perché” e secondo quali criteri.
Domande che faticano a porsi quelle fasce dell’elettorato sempre più “europeiste”, ma sempre meno (paradossalmente) interessate all’Europa: i giovani europei tra i 15 e i 29 anni. O almeno, così riporta l’inchiesta condotta dal canale franco-tedesco “Arte”.
Domande che hanno deciso di porsi alcuni giovani siciliani di Comunione e Liberazione, tra maturandi alla prima volta alle urne e universitari: fa parte di loro anche chi scrive.
Lo hanno fatto innanzitutto confrontandosi a “ore pasti”, durante una convivenza studio presso i Passionisti di Mascalucia, dialogando anche sulle proteste universitarie pro-Palestina negli atenei siciliani, sulla vita e la politica universitaria. Davide, che studia Giurisprudenza a Catania, ha aiutato a capire “cosa” si andrà a votare questo weekend, spiegando la differenza tra Parlamento, Consiglio e Commissione europei.
Ma ad aiutare a maturare un giudizio ancora più profondo su quei “perché” e “come” sono state le testimonianze di due adulti, accomunati da una passione per la vita: Claudio Sammartino, già Prefetto della Repubblica in vari luoghi come Taranto (nel periodo più caldo per l’ex llva), Reggio Calabria e Catania (negli ultimi anni prima del pensionamento); Alfonso Ruggiero, insegnante di matematica e fisica in un rinomato istituto superiore catanese.
L’ex prefetto Sammartino: «Dice il Papa: “Avviamo processi e non occupiamo solo spazi”, facciamo politica partendo da noi stessi perché ci interessa la realtà»
«Dato che Davide ha già detto molto di ciò che avrei voluto dirvi io – scherza l’ex prefetto esordendo -, potrei iniziare raccontandovi di me, e di ciò che mi ha portato in giro per l’Italia in 24 anni per lavoro: quello che c’è prima dell’attività professionale (e anche della politica, per chi la fa), cioè il motore che la muove, ciò che interessa realmente l’uomo». Prima di addentrarsi ancora di più nella sua testimonianza, cita la poesia “George Gray” di E.L. Masters, contenuta nell’antologia di “Spoon River”: ”Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita”, “Una barca che anela al mare eppure lo teme”». Racconta di quando si iscrisse a Giurisprudenza (era il 1972, nel pieno della Contestazione) e del suo desiderio di cambiare il mondo: «Lo feci per avere gli strumenti, e con il tempo ho scoperto quanto il voto sia una grande opportunità. Le elezioni sono interessanti perché ogni circostanza della vita è occasione di vocazione». E spiega: «Quando sono andato in pensione nel 2021, ho pregato Dio per un anno, affinché mi facesse capire cosa avrei dovuto fare in questa condizione. Nel luglio 2022 – continua -, sulla scia di un forte appello alla politica, firmato da 177 personalità del mondo cattolico, proposi ad alcuni amici – cui si aggiunsero diverse aggregazioni cattoliche e non, esponenti della società civile e professionisti – di destinarne uno tutto nostro ai candidati alle elezioni. Nacque così “Non possiamo tacere”. E nel 2023 il “Cantiere per Catania”, quando organizzammo anche un incontro con tutti i candidati sindaci, discutendo punti e spunti per il bene comune della città».
Continua l’ex prefetto, spiegando il perché di una simile iniziativa: «Il Papa ci esorta non tanto ad occupare spazi, quanto ad avviare processi. La vita non è solo “essere eletti”, ma continuare a chiedersi “Cosa mi chiede Dio, la realtà, in questo momento? Come posso contribuire al bene comune?” In questo modo si applica il principio di sussidiarietà, facendo politica partendo da noi stessi e dalle esigenze dei concittadini».
E chiude: «Per costruire l’Unione europea serve collaborazione e dialogo con il diverso, che è, nell’idea dei Padri fondatori dell’Europa (un’intuizione avuta negli anni successivi al secondo conflitto mondiale), condizione per la costruzione della pace. Un processo, con le sue tappe e le sue crisi, e una sfida a lavorare con altri Paesi che sono diversi per storia, tradizione, lingua e cultura. I Padri fondatori pensarono che solo insieme si può costruire e progredire. Per questo – conclude Sammartino – andare a votare è frutto di un lavoro e un giudizio che non si costruiscono mai da soli, ma con gli amici. È l’intelligenza della fede come intelligenza della realtà e delle scelte concrete, come ci ricorda Benedetto XVI. A quelli che vi invitano solo a votare per qualcuno, ponete interrogativi sui motivi e sui criteri delle politiche che quel qualcuno persegue, delle priorità sociali, economiche e istituzionali che intende promuovere».
Il prof. Alfonso Ruggiero: «Non cadiamo prede del risultato immediato. Solo nel tempo può emergere la verità che cerchiamo»
Alfonso, che non ha mai fatto il politico in senso stretto, ma è un educatore, si accoda: «Se nella tornata elettorale c’è qualcosa che riguarda me, la domanda che devo farmi è proprio “Cosa c’entra con me?”»
Ricorda che papa Francesco ha esortato i cristiani a non guardare la vita dal balcone, ma ad immergersi nell’ampio dialogo sociale e politico. «Nell’Evangelii Gaudium il papa scrive anche che il tempo è superiore allo spazio. Non cadiamo prede e ostaggi del risultato immediato, misurando su quello la politica. Il tempo, per un cristiano, è abitato da un significato. E solo nel tempo può emergere la verità che cerchiamo». Anche lui invita a fare una riflessione sulle radici dell’Unione Europea: «L’idea iniziale dei Padri fondatori dell’Europa unita (De Gasperi, Schuman e Adenauer tra gli altri) era quella di creare e salvaguardare la pace, che sarà oggetto del primissimo tavolo di lavoro del nuovo Parlamento per ovvie ragioni! Ma di che pace parliamo? Quella sbandierata nelle università o nelle piazze, con polarizzazioni in atto? La pace è possibile solo con una certa concezione di persona, dell’uomo inteso come relazione, come rapporto!» Questo deve partire anche, e soprattutto, da noi. Alfonso Ruggiero chiude, ma esorta: «Il voto è una verifica sintetica e autentica della fede».