L’arcivescovo Luigi Renna lo aveva sottolineato nel corso di un convegno: la passione educativa di don Lorenzo Milani si radica nel suo ministero di prete. Quest’anno il Nostro Pastore, con un gruppo di presbiteri, si è recato a Barbiana (Fi), dove don Lorenzo fondò la famosa scuola popolare. Abbiamo chiesto ad alcuni dei sacerdoti che hanno partecipato al viaggio, don Carmelo Asero, don Massimiliano Parisi e don Francesco Leonardi, cosa li avesse colpiti in questa esperienza e quali indicazioni potessero ricavarsi in ambito diocesano. Le risposte, anche se caratterizzate da modulazioni diverse, essendo omogenee, hanno reso possibile un’unica esposizione. Un allievo di ieri ha ricordato con commozione la figura del maestro, soffermandosi anche su episodi meno noti. In quell’epoca la scuola pubblica respingeva i figli dei montanari nei campi, nelle fabbriche, e poi li dimenticava (cfr. Lettera ad una Professoressa).
Era il 1954, lo Spirito soffiava sui monti del Mugello, in una piccolissima parrocchia c’era neanche l’energia elettrica. Don Lorenzo fu nominato priore di Barbiana e per ribadire il suo legame con la comunità, comprò subito un loculo nel piccolo cimitero e chiese che un domani fosse sepolto con gli scarponi da montagna, simbolo anche della scelta di seguire non una dottrina o un insegnamento ma – in un cammino non privo di insidie – il Signore Gesù. Una scuola diversa, all’interno della canonica, non facile né permissiva dove operava la circolarità dell’insegnamento e gli adolescenti più grandi in alcuni casi insegnavano ai più piccoli. In una parete spiccava la scritta I Care (mista a cuore) e si respiravano valori come fratellanza, condivisione e solidarietà. La lingua italiana si studiava anche dedicando particolare attenzione all’etimologia delle parole e l’approccio alla Bibbia partiva dall’originalissimo e pregnante Catechismo scritto dal priore e arricchito da una cartina geografica della Palestina da lui tradotta dalla lingua tedesca.
Non mancavano tra le discipline, l’educazione civica (Lorenzo conosceva molto bene La Costituzione Repubblicana!), la tecnica fotografica e pittorica. Sugli ampi tavoli che costituivano l’arredamento della scuola (sic) si leggevano e commentavano anche classici come l’Apologia di Socrate ed i giornali. Alcuni ragazzi, su invito del parroco si recavano in altri stati, anche extraeuropei, per approfondire la conoscenza della lingua.
A Barbiana giungevano persone di varia formazione culturale e politica, presbiteri, seminaristi. Don Lorenzo li impegnava in accesi scambi di opinione. In una lettera del 1952 il priore scrisse: L’ingiustizia sociale non è cattiva (per me prete) perché danneggia i poveri, ma perché è peccato cioè offende Dio e ritarda il suo Regno. Oggi, in diocesi, auspichiamo che l’esperienza di don Milani spinga tutti, instancabilmente, ad accogliere i poveri ed i lontani, sia espressione dell’indole missionaria della Chiesa e autentica testimonianza di amore verso ogni uomo.