“Sognare a Librino di Catania significa sognare in un luogo in cui forse i sogni sembrano spenti. Ma io sono sicuro che dietro tante porte chiuse ci sono dei sogni che hanno bisogno semplicemente di essere sprigionati”. Queste le parole dell’arcivescovo Luigi Renna, presente proprio il giorno di Pentecoste a Librino di Catania, dove moltissimi giovani provenienti da tutta la diocesi hanno partecipato all’Hope Village, evento organizzato dall’ufficio per la Pastorale giovanile di Catania.
“Il sogno è una caratteristica della giovinezza – continua Renna- Si tratta però di riempire di senso questi sogni e questa giornata ci aiuta a pensare. Non bisogna infatti avere sogni individuali. Ma sogni nei quali riusciamo ad abbracciare tutta l’umanità. Non bisogna sognare solo la pace per sé, ma la pace per tutti. È necessario coltivare sogni grandi quanto il nostro pianeta!”.
I giovani sono stati invitati a scoprire il villaggio della speranza, e a sognare insieme ai diversi stands che sono stati gestiti da alcune associazioni e gruppi che si occupano del sociale, dell’ambiente, che offrono un servizio alla comunità di Catania.
“Credo che giornate come questa siano importanti per noi giovani – dice Francesca una giovane partecipante al villaggio – Questo anche perché spesso siamo affascinati da un mondo che cerca di sommergerci tra ansie, paure e dipendenza dai social. Secondo me un posto come questo dove capisci che la realtà è quella che si tocca con mano, può essere una fonte di cambiamento e di speranza”.
I giovani, provenienti da realtà diverse, si sono incontrati durante l’Hope Village riscoprendo la bellezza dello stare insieme e la consapevolezza di non essere soli.
“Non credo che i ragazzi abbiano difficoltà a sognare, quanto a capirli, i sogni. – Afferma Luca – Sognare non è una cosa infantile, ci aiuta ad avere un contatto con gli altri e a sognare insieme”.
Fra balli, canti e giochi è proseguito un pomeriggio all’insegna del sorriso e del divertimento, senza farsi mancare dei momenti dedicati ad una riflessione più profonda.
A fine giornata il Vescovo ha lasciato un messaggio ai giovani durante l’omelia della messa conclusiva: “La gioia artificiale è quella di un momento, di uno spinello. Guardate alla letizia. La gioia è un’altra cosa. La gioia nasce dal cuore e sa anche soffrire. La preghiera è la prima forza della speranza, tu credi e la speranza cresce, credi di fronte alla guerra, credi di fronte alle situazioni che ti fanno soffrire, credi davanti alle chiusure, tu credi e la speranza cresce. Siamo lieti nella speranza!”.