Mi preme farvelo sapere a tutti, per questo mi sono messo alla tastiera del mio pc appena finita l’udienza con papa Francesco. È stata una felice coincidenza quella che ha voluto che fosse proprio il 29 aprile, festa di Santa Caterina da Siena, la data in cui noi vescovi siciliani incontrassimo colui che la Patrona d’Italia e d’Europa ha chiamato “il dolce Cristo in terra”, il papa. Espressione, quella di Caterina, che ha il sapore del suo misticismo e della sua femminilità, ma che dice l’importanza per noi cattolici del papa, il successore di Pietro, chiamato dal Signore Gesù a confermare nella fede e nell’unità la Sua Chiesa.
La visita adlimina si è aperta questa mattina con l’incontro con il Papa: accolti con molta familiarità da Francesco nello studio in cui troneggia il Risorto del Perugino, abbiamo incontrato soprattutto un padre che ha ascoltato, che ha esercitato egli per primo una di quelle “quattro vicinanze” che raccomanda ai vescovi, che nel suo caso è la quinta: vicinanza ai vescovi di tutto il mondo. Ha ascoltato solo qualcosa della vita delle nostre Chiese di Sicilia dalla voce di noi vescovi che abbiamo presentato con “poche pennellate” le fatiche e le gioie delle nostre Diocesi, non molto dissimili tra loro, soprattutto per quanto riguarda la fede del popolo, il desiderio di impegno, i primi frutti del cammino sinodale, la bellezza e le fatiche delle vocazioni laicali, religiose e presbiterali, i problemi derivanti dalla malavita organizzata e dalla corruzione, la cura dei giovani e dei poveri, l’accoglienza dei migranti che – ha ripetuto più volte- sono un’opportunità e non un pericolo, e diventano tali solo se non vengono accolti, promossi, integrati.
Nel nostro dialogo hanno trovato spazio anche temi come la crisi demografica e lo spopolamento dell’isola, soprattutto nelle aree interne, il ruolo della Sicilia nel Mediterraneo. Il papa ascolta attentamente: i suoi occhi sembrano scrutare tutte le nostre coste e i nostri paesi e città, abitate da un popolo di Dio che gli sta a cuore. Dà risposte, incoraggia, esorta, con le parole che sono quelle della Evangelii nuntiandi, la grande enciclica di Paolo VI dà primato all’evangelizzazione nella vita pastorale, e della Evangelii gaudium, che è l’insegnamento fondamentale del suo magistero.
Io gli ho portato Catania, con la sua vivacità, le sue fatiche, con il desiderio di riscatto da tutto ciò che può averla impoverita. So che nel cuore del papa, il successore di Pietro, ci sarà un pensiero anche per la nostra Chiesa. La strada che ha indicato: il cammino sinodale, fatto con lo stesso ascolto, la stessa attenzione ai problemi, la chiarezza del discernimento che in queste due ore, insieme ai confratelli di Sicilia, ho potuto sperimentare.
+ Luigi Renna Arcivescovo metropolita di Catania