Dici Cristiano Di Stefano e Carmelo Caccamo e sul viso ti si stampa subito un sorriso.
I due, infatti, sono protagonisti ormai iconici della scena comica catanese e regionale ed un pubblico sempre più vasto applaude ai surreali dialoghi tra Cristiano e l’avvinazzato don Abbondo, la monumentale signora Santina – vedova inconsolabile di fatto frequentemente consolata – o il biondissimo Nuccio, malandrinu con gli altri e pavido con la moglie.
Così è stato anche mercoledì 10 aprile, in una location del tutto particolare: la cappella della Casa Circondariale di Piazza Lanza adattata, per l’occasione, a sala teatrale.
Più di cento gli spettatori, provenienti dai diversi reparti dell’Istituto.
Tra il pubblico, in prima fila, vi è anche il Direttore, Nunziella Di Fazio, insieme alla nuova responsabile dell’Area trattamentale, Beatrice Rossino. Con loro il Cappellano, don Antonio Giacona, e i volontari. A vigilare su tutto, un folto spiegamento di Polizia Penitenziaria.
L’idea dello spettacolo nasce da lontano.
Di Stefano, qualche tempo fa, aveva manifestato all’Arcivescovo della nostra città il suo desiderio di incontrare gli ospiti di Piazza Lanza. Lui e Caccamo non sono nuovi a questo tipo di interventi, sono già stati al Pagliarelli, a Bicocca.
Calorosamente accolta da Mons. Renna e immediatamente girata al Direttore della Casa Circondariale, la proposta trova qui la massima disponibilità e così, grazie al grande e consueto impegno di Direzione, Uffici e Polizia penitenziaria, in collaborazione con don Antonio e l’Ufficio Diocesano di Pastorale Carceraria, l’iniziativa giunge in porto.
“Ridere è il linguaggio dell’anima” diceva Pablo Neruda e ieri Cristiano e Carmelo hanno fatto gran ricorso a questo linguaggio per incontrare le anime dei presenti.
Ma c’è stato di più.
Nell’iniziale sorpresa di tutti, i due artisti – amici nella vita oltre e più che sul palcoscenico – hanno parlato di sé, della loro vita e, di fronte a tanti che stanno pagando il loro conto alla Giustizia, hanno raccontato le loro personali espiazioni.
Carmelo Caccamo ha raccontato il buio in cui era piombato per la lunga malattia della mamma, accudita per 11 anni, e la fede che gli ha permesso di rivedere la luce in fondo al tunnel.
Un Cristiano Di Stefano particolarmente accorato, poi, ha svelato un passato noto a pochi: lunghi anni – da animatore sulle navi da crociera e in giro per il mondo, in particolare in Brasile – vissuti in un fiume di sex, drug and rock ‘n roll. “Mi piacevano le donne sposate – ammette – ed ho sulla coscienza tante famiglie distrutte”.
Anche per lui la salvezza è arrivata dalla fede, e lo dice con forza a tutti i presenti, raccontando come, da numerosi anni ormai, segua il cammino di un movimento ecclesiale.
I due artisti promettono di ritornare e, al momento di congedarsi, gridano ai presenti: “Non perdete mai la speranza!”
Gli applausi finali sono scroscianti.
E – lo dicono i volti degli spettatori – non solo per le risate…
Umiltà, serietà, sincerità hanno fatto in modo che i cuori si aprissero sia dei 2 personaggi Cristiano che Carmelo. Bravi